Formula 1

Ferrari, l’ombra di Montezemolo: bilancio logico del passato che non torna

“La Ferrari deve riprendere Montezemolo, io la penso così”. Poche parole che hanno fatto rumore, quelle pronunciate da Mario Andretti, intervistato da PlanetF1.com, alla domanda su come risolvere i problemi della Scuderia di Maranello. E’ evidente che la dichiarazione di Piedone rientri nelle ipotesi irrealistiche, per tutta una serie di motivi, il maggiore dei quali la nota distanza fra l’attuale dirigenza e l’ex presidente.

Ripensando alla frase di Andretti, mi è venuta spontanea la domanda: quale Luca Cordero di Montezemolo? Quello nascente (direttore sportivo Ferrari F1:1973-1977), quello maturo (Presidente Ferrari: 1991-2006) o quello crepuscolare (sempre presidente Ferrari e ai vertici Fiat: 2007-2014)? Aggiungiamo gli altri Luca, quelli degli innumerevoli incarichi sportivi e industriali spesso non coronati da successo.

Ma, come mi insegnava un caro redattore capo quando scrivevo per L’Unione Sarda, “chi fa sbaglia, chi non fa giudica”. Comunque, non consideriamo il Montezemolo degli albori, giovanissimo, che forma una triade d’acciaio con Forghieri e Lauda. Già da allora, tuttavia, emerge una caratteristica fondamentale del nostro: il rapporto umano. Cosa che troveremo anche nella versione maturo.

Luca nel 1991, accettando la presidenza della Ferrari (input di Gianni Agnelli), ha un compito ai limiti dell’impossibile: prendere una Ferrari disastrata in F1 e con vendite non proprio rosee nelle stradali, e cercare di invertire la rotta. Il manager bolognese ci riesce. Prima nelle stradali, che ridiventano (o diventano ancora di più) il sogno di tanti e tante, un vero e proprio simbolo del lusso, con invidiabili record e utili macinati anno su anno.

Investimenti pesanti presto ripagati con l’azienda che diventa un esempio di rispetto dell’ambiente e di design “a misura d’uomo” (tanto che lavorare per la Ferrari diventa una delle mete più ambite in assoluto). E poi anche in F1. La felice intuizione non è solo quella di scegliere uomini giusti, ma anche di tutelarli (almeno in questa fase matura) contro tutto e tutti.

Jean Todt lascia la carica di amministratore delegato della Scuderia Ferrari

Todt arriva nel 1993, poi arrivano Schumacher e il trapianto di cervelli Benetton in Ferrari. La Scuderia dalla seconda metà degli anni 90 è sempre in lizza per vincere il titolo e molte gare, e la consacrazione arriva nel 2000 per aprire 5 anni d’oro (non di dominio assoluto, come scrive qualcuno digiuno di storia della F1). Poi ecco il Montezemolo crepuscolare. Due anni a vuoto (2005-2006), il titolo rocambolesco del 2007 (ampiamente meritato) e l’ultimo titolo costruttori vinto nel 2008. Arrivano anni di nulla, anche se due volte, con Alonso, si sfiora il titolo.

Ed ecco l’annus orribilis: il 2014 con le sue promesse/premesse e le sue terribili delusioni. Prima era ibrida, dominio Mercedes per otto anni. Ma nel frattempo, proprio nell’ottobre del 2014, il nostro lascia la presidenza della Ferrari, anche perché ormai Marchionne, che è a capo di FCA, ha deciso di esautorarlo. Gli anni che vanno dal 2007 al 2014 sono periodi di fuochi fatui, il declino del Luca presidente della squadra di F1, soprattutto nel suo rapporto con la FIA e nella gestione della stessa scuderia Ferrari.

Jean Todt per scelte personali si defila sino a diventare presidente FIA (battuta facile: vatti a fidare degli amici…), viene licenziato Aldo Costa, capro espiatorio per i fallimenti del 2011, resta a capo della scuderia Domenicali, capace sì di vincere un titolo costruttori, ma anche di perdere due titoli piloti. Comunque si delinea un declino lento ma inesorabile. Ci sarà tempo e modo per “storicizzare” questa cronaca. Anche io che ne scrivo ora non posso essere scevro da personali pregiudizi o emozioni. Solo chi si dedicherà a studiare la materia nel futuro potrà valutare tutto con maggiore oggettività.

Il Montezemolo crepuscolare, questo il mio parere, è stato preso da lotte di potere interne e altri impegni che ne hanno distolto l’attenzione genuina verso la Ferrari di F1. Forse ci sta pure la sindrome da sazietà, chiamiamola così. Quel Luca ha mostrato in potenza un tratto che ha sempre avuto assieme al suo saper creare legami duraturi con le persone che lavoravano per lui: un certo cerchiobottismo, una visione eminentemente politica della realtà in salsa democristiana.

Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente della storica scuderia Ferrari

Accontentare tutti o quasi, cercare sempre il compromesso, talvolta sino a perdere di vista l’obiettivo principale. Per questo non ci deve stupire che, avendo la Ferrari il diritto di veto, nella presidenza del bolognese sia stato forse usato in una sola occasione. Esempi di quanto vado affermando: dal 2008 accettare che la Federazione cancelli i test in pista, palese tentativo di limitare la forza tecnica della Ferrari che, avendo due piste di proprietà, poteva affinare o correggere gli errori delle proprie monoposto.

Tentativo perfettamente riuscito perché, nel frattempo, la gestione sportiva ha perso il bandolo della matassa e non ha più prodotto monoposto da primato o, se le ha prodotte, non ci ha capito più niente negli sviluppi. Poi: la famosa o famigerata ipotetica nascita di un campionato del mondo alternativo alla F1.

Fu Luca ad idearlo e a coinvolgere le principali scuderie nella seconda metà degli anni duemila. Abbiamo saputo solo dopo che era un gigantesco bluff per arrivare ad un accordo complessivo con la Federazione. Ma, anche il quel caso, l’accordo è sembrato più che altro un cedere e arrendersi totalmente alle decisioni di Place de la Concorde. Nota a margine: molte cose forse le sapremo con il passare del tempo, altre resteranno chiuse nelle “segrete stanze” per sempre, ma i risultati parlano chiaro.


Ferrari, Montezemolo: l’eredità dell’accettazione sciagurata

Purtroppo, il vero e proprio capolavoro negativo è stato accettare e controfirmare il regolamento della prima era turbo-ibrida. Un gigantesco errore di valutazione di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze. I regolamenti che con felicissima sintesi Marchionne definì scritti “da quattro ubriachi al bar che si raccontano la stessa barzelletta”. Anche in questo caso esistono spiegazioni “esimenti.” L’attuale settantacinquenne era convinto che, tornando ad una formula motore, la Ferrari avrebbe potuto fare sempre la voce grossa anche con carenze telaistiche o aerodinamiche.

Ma, ulteriore contraddizione, si fece convincere da Tombazis e altri a costruire una monoposto con un’unità ibrida sottodimensionata, la terribile F14T, che avrebbe dovuto segnare un vantaggio importante rispetto agli altri (maggiore libertà per l’aerodinamica e minori consumi) e che, in definitiva, segnò non solo la fine in Ferrari di Domenicali, ma anche la sua.

lo spagnolo Fernando Alonso a bordo della sciagurata Ferrari F14T

Ad onor del vero, giova ricordare che Luca, negli anni successivi, ha ammesso di aver sbagliato sia nel sottostare alla cancellazione dei test in pista, sia ad accettare a corpo morto il regolamento turbo ibrido. E non è da tutti. Quindi avrete capito che, se un ipotetico pozzo dei desideri potesse farli avverare, io vorrei il Luca maturo e scaccerei quello crepuscolare. Purtroppo noi viviamo ancora dell’eredità di quest’ultimo.

Con il fastidioso retrogusto di pensare che, alla fine dei conti, Montezemolo ha posto fine al digiuno record della Ferrari in F1 e, contemporaneamente, con scelte nel crepuscolo della sua presidenza rivelatesi disastrose, ha posto le basi per un nuovo digiuno da record. “Forse la storia non si ripete, ma spesso fa rima” (Cit).


AutoreSilvia Napoletano – @silvianap13

Immagini: Scuderia Ferrari

Vedi commenti

  • Ci sono stati piloti italiani forti nell'era montezemolo ma non ha mai preso il presidentissimo mai in considerazione.preferendo piloti fuori dall'italia. piloti che hanno fatto anni in ferrari vincendo appena un gran premio. avevano un buon pilota a maranello ma non l'anno mai preso in considerazione o per lo meno solo una volta credo.trattasi di domenico Schiattarella trapiantato a maranello.da piccolo.frequenta la scuola Alfredo ferrari di maranello.djvenendo motorista e poi collaudatore motorista scuola ferrari.2 volte campione italiano in formula 4 nel 86 e campione italiano F2000 nel87. 2° in F3 nel 91 vincendo 4 volte con l'F40 alla gara di Bologna motor show. Vincendo sempre in ferrari F40 la 6 ore di vallelunga, vincendo la medaglia d'oro autosprint nell88 A GAREGGIATO in formula indy partendo davanti a mario andretti in occasione di una gara con la project indy divenentando best of rookies. Ha vinto molte gari in american le.mans serie con un team italiano ridle e scott e ferrari 550 maranello corso con la ferrari 333sp nel campionato americano ottenendo.un.4° posto
    nel 2008 a vinto la serie asiatica GT con la ferrari 430 1°in campionato quell'anno in continente asiatico in formula 1 con la simtek nel 94 e 95. X svariati anni e stato direttore corsi di pilotaggio di ferrari e maserati ufficiale, oltre che istruttore di guida sicura al centro internazionale di gida sicura di varano nel 2016 djventa coach di una squadra del trofeo lamborghini la x oneracing in asia giappone vincendo.il trofeo lamborgnini cosa volete che vi dica l'ex presidente avrebbe dovuto a prendere in considerazione questo bravo e talentuoso pilota pazienza

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Pubblicato da
Silvia Napoletano