La verità non è mai semplice da accettare. Non lo è soprattutto per chi deve aprire gli occhi dopo essere stato illuso. E alla categoria in questione appartengono, in un insieme eterogeneo, sia i piloti che i tifosi della Ferrari. Entità disparate vittime dello stessa dolce miraggio: pensare che la SF-23 fosse un ircocervo bellissimo e velocissimo. Invece si è rivelata un mulo da soma che, salvo il verificarsi di situazioni devianti, farà fatica, maledetta fatica, a vincere da qua alla fine dell’anno.
Sovente, chi si fa latore del vero, deve subirne le conseguenze con critiche onestamente incomprensibili. Un po’ ciò che sta accadendo a Carlos Sainz che non ha fatto mistero che la stagione rossa sarà un mezzo tormento da qua all’epilogo di Abu Dhabi. Null’altro che il prosieguo concettuale di ciò che è stato nelle prime dodici gare. D’altro canto, con le risorse che vengono riallocate in chiave 2024, è difficile immaginare che la vettura, d’incanto, trovi prestazioni senza che le vengano somministrati aggiornamenti di rilievo.
Sainz non è stato diplomatico nelle scelte dei termini adoperati. Qualcuno ha parlato di irriverenza, ma quello dello spagnolo è sano cinismo. “E’ stato frustrante rendersi conto che la Red Bull era un passo avanti rispetto a noi e che sarebbe stato difficile sfidarla. Tutti noi ci aspettavamo di avere una macchina più competitiva. Invece tutti i team hanno fatto un bel passo avanti e siamo tutti molto vicini”.
L’essere invischiati in una lotta decimo su decimo determina quelle altalene prestazionali che hanno caratterizzato il cammino della SF-23 fino a questo momento. Gli alti e bassi osservati in stagione sono frutto di questa lotta serrata e, a conferma di ciò, sono tipici anche delle altre vetture ingaggiate nel duello: Mercedes, Aston Martin e McLaren. Quattro team che si agitano, si sforzano, si superano e risuperano stando però costantemente lontanissimi dalla Red Bull che si gode il primato solitario.
Essere anche solo un decimo più lento o più veloce fa una differenza molto più grande. Cosa che, spesso, mette la Ferrari fuori dal podio. Lo spagnolo, che quest’anno non ha ancora provato il piacere di far parte del terzetto dei migliori, ha sottolineato a Motorsport come nell’ambiente rosso sia difficile accettare di non essere sistematicamente tra i top:
“In Ferrari il risultato è molto differente se chiudi sul podio o in ottava piazza. Ora dobbiamo solo accettare che questa sia la lotta in cui ci troviamo in questo momento. Se un fine settimana lottiamo per il quinto posto e questo è il massimo che possiamo ottenere, dobbiamo festeggiare il fatto che abbiamo fatto il massimo con quello che abbiamo a nostra disposizione in questa stagione“.
In Ferrari, dopo aver compreso che la lotta per il vertice non si sarebbe consumata nemmeno nel più straordinario dei sogni, ha dovuto rimodellare le aspettative e ricalibrare gli obiettivi. Quello attuale – e lo ha confermato Leclerc qualche giorno fa in termini piuttosto perentori (forse sarebbe meglio essere più cauti visto come sono andate le cose in stagione) – è chiudere l’annata in seconda posizione superando, quindi, Aston Martin (in progressiva frenata) e Mercedes. Ma anche rintuzzando gli attacchi di una McLaren in grande spolvero dopo il pacchetto di aggiornamenti ricevuto in Austria.
Porsi un obiettivo comunque di difficile realizzazione considerati gli andamenti potrebbe mettere troppa pressione sull’ambiente ferrarista. Rischio dal quale Sainz mette in guardia: “Dobbiamo concentrarci maggiormente sulla massimizzazione del potenziale della vettura e delle prestazioni della squadra in questa seconda metà della stagione. Vogliamo essere sicuri di massimizzare i punti per il Mondiale Costruttori, smettere di aspettarci una vittoria o un podio e concentrarci solo sulla costanza“.
Queste parole non sono state accolte con favore da tutti. Qualcuno ha ritenuto Sainz troppo molle, quasi assuefatto alla situazione, incapace e non voglioso di ribaltare la tendenza negativa. Ma possiamo dar torto a Carlos? Gli aggiornamenti che sono stati introdotti sulla vettura non hanno spostato più di tanto gli equilibri. Un piccolo miglioramento nella gestione delle gomme si è visto (uno dei talloni d’Achille del progetto), ma nulla che abbia imposto la netta sterzata che i piloti e i tifosi auspicavano.
Ancora, la SF-23 resta una vettura difficile da settare e imprevedibile. Per fare un esempio tangibile: Budapest doveva rivelarsi, nelle previsioni iniziali, una pista amica, mentre Spa-Francorchamps era stato definito come un tracciato ostico dagli stessi uomini del Cavallino Rampante. La pista ha detto esattamente l’opposto, a conferma che la correlazione con quanto emerge dalla sfera simulativa non è puntuale.
In questo contesto si può biasimare Sainz? E’ lecito esprimere critiche feroci per un pilota che non sa se l’indomani la sua vettura sarò o meno competitiva e in grado di competere per qualcosa in più di un piazzamento nei punti? La risposta è no, per come la vediamo noi. Gli obiettivi degli strali dovrebbero piuttosto essere chi ha messo in condizioni Sainz e Leclerc di operare con uno strumento inadeguato e incapace di produrre prestazioni solide.
Incrociare le parole del madrileno con la sua situazione contrattuale – tra l’altro identica a quella di Leclerc considerando la data di scadenza dell’intesa legale – è una forzatura logica che non serve per fotografare i fatti. Sainz potrà anche lecitamente decidere di scendere dalla sella del destriero rosso, ma restano le responsabilità di uno staff tecnico che, da un anno all’altro, ha presentato una vettura peggiorata come la classifica e la storia del campionato 2023 raccontano senza ombra di dubbio.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari