Formula 1

Ferrari e i tecnici: hanno paura e quindi lavorano male o viceversa?

Ferrari: il quesito se la paura (di essere licenziati) sia una delle componenti che porta i tecnici di Maranello a lavorare male fa capolino in questi giorni. Ma stanno davvero così le cose? Mentre ci avviamo alla fine della mai troppo odiata (dal sottoscritto e immagino da milioni di tifosi) pausa estiva della F1, tocca anche occuparci di Marc Surer, ex pilota svizzero (in F1 negli anni ’80) e conduttore televisivo, intervistato dai tedeschi di formel1.de, che ci porta dentro le fucine di Maranello come un novello Virgilio.

Ma non ci convince sino in fondo della bontà delle sue tesi. Le sue dichiarazioni: “So da persone che erano alla Ferrari che a Maranello lavorano tutti con paura, nessuno ha qualcosa da obiettare perché hanno paura di perdere il lavoro. Anche ingegneri entusiasti ed euforici sono rallentati per questa paura“. E ancora: “Questo riguarda soprattutto il personale italiano, che ovviamente è onorato di lavorare per la Ferrari e non vuole mettere a repentaglio la propria posizione”.

La conclusione: “Vasseur ha nervi d’acciaio e forse può guidare la nave Ferrari nella giusta direzione. Ma quando deve rinforzare la squadra, ha un problema: nessuno vuole davvero andare in Italia. Ci sono tante opportunità in Inghilterra, perché un ingegnere con famiglia dovrebbe trasferirsi in Italia? Ai tempi di Schumacher era diverso, perché si trasferì un intero gruppo. Ma al momento non vedo nessun pilota che possa venire in Ferrari e portare con sé metà squadra”.

Frederic Vasseur, team principal della storica Scuderia Ferrari

Vorrei lasciare da parte, perché è un tema che abbiamo già ampiamente approfondito, il discorso relativo alle famiglie e all’attrattiva del Belpaese e della Scuderia di Maranello, così come quella, ormai sviscerata in tutte le possibili sfaccettature, dell’era Schumacher. Mi interessa la parte della “paura” e proverei a ribaltare completamente il concetto.

Se le persone che compongono un team blasonato e glorioso come la Ferrari, dal 2014 hanno sfornato più o meno tre “mezze” monoposto, nel senso che hanno fatto tre ottime vetture e poi non sono riuscite a svilupparle, e spesso hanno fatto monoposto pessime, mi pare che sia normale e fisiologico che siano chiamate a rendere conto del loro operato. Ed è ovviamente plausibile che ciò generi ansia e “paura” di perdere il posto di lavoro.

Qualsiasi azienda, grande e piccola e di qualsiasi settore, in cui non si riesca, da tanti anni, a risalire la china, è inevitabilmente sottoposta a tale tipo di pressione con spesso azzeramenti del gruppo che la dirige e via discorrendo… Qualcuno mi tirerà fuori la solita tiritera :“La stabilità serve, mica Mercedes e Red Bull quando non vincono si mettono a rivoluzionare il team?” NI…


Ferrari: il capitale tecnico umano mancante

Intanto in realtà in Ferrari quello che è cambiato spesso è il Team Principal. La realtà tecnica, cioè i reparti che si occupano di telaio, aerodinamica, motore sono stati sottoposti a meno scossoni e cambiamenti. Vediamo poi i casi specifici. Red Bull non ha fatto saltare teste, certo. Ma i suoi uomini venivano da 4 anni di trionfi (era Vettel), e dopo due anni dall’era turbo ibrida hanno ricominciato con regolarità a vincere sino ad acchiappare il titolo nel 2021.

Mercedes sono due anni che non vince. Un po’ poco per aspettarsi tagli e epurazioni, visto che quello stesso team ha vinto per 8 anni di fila. E, se entriamo nel particolare, in realtà hanno richiamato James Allison a tempo pieno e dato il benservito, indirettamente, a Elliot (capo progettista delle ultime due sfortunate monoposto). Continuo fortemente a pensare, e i fatti non mi stanno dando torto, che la stabilità è sì un valore se hai fiducia negli uomini che dirigono la “baracca”. E la fiducia ce l’hai solo se ottieni risultati.

James Allison (Mercedes AMG F1 team)

Con i risultati che abbiamo avuto sino ad oggi in Ferrari (da quando esiste l’era turbo ibrida), non si tratta più di metodologie sbagliate, che saranno pure un problema, né di strumenti che mancano (tutti aggiornati a metà 21) ma, soprattutto, di qualità di quello che chiamo “capitale umano”. I cervelli. E se il capitale umano non è eccellente, non si potranno produrre risultati eccellenti.

In questo specifico caso, monoposto eccellenti. E la pressione aumenterà inevitabilmente (ancora di più in una scuderia che si chiama Ferrari). E con la pressione arriverà la paura di essere licenziati, in un circolo perverso di negatività. Non è un caso che Vasseur abbia individuato come strada maestra l’arrivo di nuovi tecnici. Che portano nuove idee, nuove metodologie, nuove conoscenze (per la Ferrari) e nuova linfa “vitale”.


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

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