La materia è stata oggetto di discussione in un breve focus pubblicato nei giorni scorsi: la comunicazione che ruota intorno al mondo Ferrari è spesso umorale. Vive – e forse non è anomalo che sia così – del momento che attraversa il team. Ma è tutto così maledettamente ingigantito e di conseguenza difficilissimo da gestire.
Una squadra non è una fortezza arroccata su una montagna inavvicinabile, ogni team è più permeabile di quanto si possa immaginare. Soprattutto nell’era dei social network e delle interazioni ultraveloci e alla portata di tutti. Dall’esterno la Ferrari viene raccontata come un covo di serpi, un luogo in cui esistono molte correnti che non sempre corrono, legate, nella medesima direzione.
Lo stesso Frédéric Vasseur, lo ha riferito in una recente intervista, era stato avvisato di come fossero difficili le cose in seno alla Gestione Sportiva. Suggerimenti che quasi lo invitavano a desiderare di accettare l’offerta di lavoro della vita. Perché spostarsi dalla placida Hinwil a Maranello non è altro che il treno che passa una volta sola nella vita.
Fred ci è salito a bordo convintamente e, una volta messo piede negli uffici di Via Abetone, si è accorto che delle dicerie che giravano del paddock non v’era corrispondenza concreta. Metanarrazioni che si accompagnano alla gloriosa storia del Cavallino Rampante che, diciamocela tutta, ci ha messo del suo nel mostrarsi al mondo come un luogo di conflitti piuttosto che come una pacifica agorà che favorisce sani rapporti e lavoro costruttivo.
Da quando il nome di Vasseur è stato associato alla Ferrari, come una molla tesissima, è scattato un meccanismo mediatico tanto scontato quanto deleterio per la sanità dell’ambiente: qualcuno, in una specie gioco algebrico, ha visto l’approdo dei dirigente di Draveil come una mossa atta a favorire Charles Leclerc a scapito di Carlos Sainz che sarebbe, nella vulgata comune, un uomo di Mattia Binotto.
Vero è che è stato l’ingegnere di Losanna a strapparlo alla McLaren dando il commiato a Sebastian Vettel in maniera poco ortodossa, ma il madrileno è a tutti gli effetti una risorsa della Rossa che non viene mortificata ma a cui vengono concesse pari opportunità operative di quelle elargite al monegasco comunque oggettivamente vicino a Vasseur perché cresciuto sotto la sua ala protettrice.
Questo – ed altro – avrebbe creato uno stato di tensione tra i due fantini rossi. L’altro a cui si allude è qualche comunicazione piccata in radio durante certe fasi calde della gara o delle qualifiche. L’adrenalina del momento fatta passare per lesioni istituzionalizzate: una fotografia assai sfocata di una realtà che invero non esiste e che si prova a rendere concreta forse solo per sobillare un pubblico sensibile a certe scene cruente da arena romana.
Charles Leclerc, recentemente, è stato quasi costretto a mettere fine a questa ridda di voci che si stava facendo fastidiosa e destabilizzante: “Sono abbastanza attivo sui social media, quindi vedo cosa è stato detto. È tutto sproporzionato, penso. Io e Carlos abbiamo un ottimo rapporto. Fuori dall’auto sappiamo come lavorare insieme. Condividiamo molti interessi comuni”.
Chiaramente parliamo di due animali da pista che, quando necessario, non possono esimersi dal battagliare. Anche perché, è una dinamica vecchia come il mondo, il primo avversario di qualsiasi driver è il suo stesso compagno di garage. “C’è molta competitività tra noi due. Ma siamo in Formula 1, amo questo sport perché c’è battaglia. Penso che sia fantastico averla”. Così ha liquidato la non-questione il monegasco.
A motori spenti, un altro gran classico della F1 e di ogni altro sport che fa pause forzate, certe polemiche presunte crescono a dismisura uscendo dal controllo di chi le ha avviate. Quando c’è poco di cui parlare, quando manca l’oggetto d’analisi e i protagonisti pensano più a come ricaricare le batterie che al gossip, si passa troppo tempo a postulare scenari apocalittici. Scelte editoriali che non ci appartengono. E questo scritto, che sa più di sfogo, serve a sottolineare che a certi giochini non piace piegarci.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari