Tracciare una linea per analizzare quanto visto nel corso degli ultimi sei mesi di F1 è probabilmente il giusto modo per proiettarsi verso la seconda parte di un mondiale che non riserva grandi sorprese. Pronti a riprendere, pronti a sperare di vedere una volta tanto una gara folle, anche se è già tutto deciso, anche se nessuno si aspetta un finale differente da quello preannunciato osservando le due classifiche iridate.
I tifosi dell’olandese (il campione del mondo in carica Max Verstappen), “l’orange army” che a dir la verità si attesta oramai come presenza fissa da ancor prima che il giovane talento di Hasselt vincesse nel 2021, vi racconteranno di questo mondiale come una favola senza antagonisti. Una narrazione a senso unico senza colpi di scena, ma tutto sommato una bella storia che fila liscia dall’inizio sino alla fine.
È l’anno di Verstappen, il terzo consecutivo, forse il più scontato ma anche quello che gli assicura definitivamente un posto nell’olimpo, lì, tra i grandi di questo sport. È la stagione dei numeri, come in Canada dove Max ha eguagliato, e ormai superato, Ayrton Senna per maggior numero di vittorie. Poi in Ungheria, dove la sua squadra è stata in grado di assicurarsi la dodicesima vittoria consecutiva. Parliamo di un altro record che apparteneva ancora a Senna e alla sua McLaren del 1988.
Proprio a Zandvoort questo fine settimana, l’attuale leader della classifica piloti avrà l’occasione di eguagliare chi prima di lui ha riposto fiducia nella scuderia austriaca, tramite la più che possibilità di raggiungere le nove vittorie consecutive, esattamente dieci anni dopo l’impresa del tedesco Vettel quando militava tra le file della scuderia di Milton Keynes.
Sarebbe parecchio semplice ridurre questo dominio dando i meriti a una sola monoposto chiaramente dominante e senza precedenti. Ma a far davvero paura è la solida fiducia, senza neanche tanti segreti, instaurata fra la Red Bull e il pluricampione. Aspetto che ormai non si trattiene nemmeno più, come abbiamo potuto ascoltare dalle battute in radio che sottolineano la complicità con suo muretto mentre Max continua a infrangere record su record.
Un’altra realtà totalmente differente, almeno per questa campagna agonistica 2023, sembra caratterizzare l’intera stagione di Leclerc. Un monegasco forse rassegnato a stringere i denti, limando punto per punto la situazione per cercare di limitare un gap che non riguarda solo un dato numerico, ma uno stato di coscienza delle proprie possibilità rispetto al suo coetaneo. I presupposti per il mondiale 2023 c’erano davvero, così come il ferrarista tiene sempre a ribadire quanto tenga a laurearsi campione in F1 vestito di rosso.
Questo nonostante l’annata anonima della Ferrari, sommati ai molteplici errore commessi che spesso e volentieri, per non dire praticamente sempre, non dipendono direttamente da lui. Quella favola che tanto aveva convinto al debutto del campionato 2022 non ha retto neanche il primo week-end in Bahrain di quest’anno. Da lì tutto in salita per la scuderia di Maranello e per Leclerc che sognava, come tutti, di poter riprendere da dove aveva lasciato una lotta dichiarata ma non ancora concretizzata contro l’olandese.
Nel suo quinto posto in classifica ad oggi c’è spazio per una pole position conquistata a Baku, proprio in uno di quei pochi weekend in cui il pilota non ha avuto penalità o incidenti e un totale di tre podi (Baku, Austria e Belgio). Un dato poco significativo ai fini di questo campionato, ma che ribadisce la sua capacità di portare la sua vettura oltre il limite, oltre quanto ci può aspettare dalla SF-23. In F1 niente è lasciato al caso, c’è invece la ricerca costante della perfezione, di quei dettagli che potrebbero fare la differenza, di quel millesimo di secondo in più che ti porta in cima, o al contrario di quel piccolo errore che ti impedisce di finire la gara, quella svista da parte di chi si occupa della tua strategia che ti fa perdere posizioni e punti preziosi.
Nella massima categoria del motorsport ci sono Verstappen e Leclerc, nati casualmente a due settimane di distanza, poi legati dalla stessa passione che li ha portati ad incontrarsi nelle categorie propedeutiche. Ci sono due piloti che riescono ad esaltare in egual modo le masse, nonostante stiano vivendo attualmente due momenti opposti delle loro carriere. Tra di vige la passione di chi ogni domenica si ferma per due ore a guardarli correre per degli obiettivi differenti, con la speranza che un giorno, magari non troppo lontano, ci sarà spazio negli archivi di questo sport per un duello firmato classe 1997.
Autore: Vanessa Caputo – @calliopve