Formula 1

F1: Liberty Media impone il suo potere

Max Verstappen è l’uomo dei record. Max Verstappen, come tutti i grandi, ritiene di poter spostare gli equilibri della disciplina di cui è leader indiscusso. Il pilota della Red Bull, pur vicinissimo al terzo mondiale consecutivo, non è pienamente soddisfatto di come vanno le cose. La F1 così com’è non gli piace, questa la sintesi estrema del ragionamento. 

L’olandese, in vista della nuova ristrutturazione normativa che si profila all’orizzonte, si dice molto preoccupato. Un ritornello, quello intonato dal vincitore del Gp d’Olanda (e di molte altre gare), che si sta facendo troppo insistente per essere derubricato a semplice strategia pressoria sugli organi deputati a stabilire le regole del gioco. L’insofferenza di Max sembra genuina e per questo preoccupa. 


Verstappen insoddisfatto delle nuove regole

Le novità in chiave 2026 riguardano la sfera aerodinamica con l’aumento della quota attiva della stessa. Le vetture saranno impostate su una resistenza aerodinamica minore e potrebbe essere più difficile sorpassare sui rettilinei. Strumenti attivi verranno introdotti e non saranno controllabili dal pilota ma gestiti dall’elettronica. “Questo – aveva sostenuto Max qualche tempo fa – rende la guida molto scomoda, perché preferisco controllarla da solo”. 

Max Verstappen (Red Bull Racing) – Gp Belgio 2023

Secondo il pilota anche il peso delle macchine aumenterà e la cosa potrebbe avere effetti negativi sulla dinamica del mezzo. “Il peso crescerà ancora di più. Al momento, secondo me, i numeri e i dati già disponibili non promettono nulla di buono. Non sono molto entusiasta di questa situazione. Dal mio punto di vista tutti questi elementi andrebbero presi seriamente in considerazione perché il 2026 non è così lontano”. 

Ma quelle aerodinamiche e meccaniche non sono le uniche preoccupazioni  dell’olandese. Il discorso power unit potrebbe essere la mazzata definitiva su una voglia di correre che non sembra più così sfrenata. L’alfiere della Red Bull dice di aver visto i dati emersi dalle simulazioni motoristiche e che le sensazioni sono addirittura terribili. 

Se vai a tavoletta sul rettilineo di Monza devi scalare le marce perché così si può andare più veloce. Mi sembra che si vada verso un’altra formula motore: chi avrà la power unit migliore avrà un gran vantaggio e questo porterà ad un’escalation dei costi alla ricerca di qualche cavallo in più”.

Le misure che la F1 Commission sta studiando stanno avendo l’effetto della goccia cinese: un logorio costante e torturante che sta tormentando Max che rischia, fattivamente, di perdere entusiasmo. L’olandese, mai troppo sentimentalista, si è aperto al De Telegraaf parlando senza filtri di ciò di cui ha paura in chiave futura:

Mi potrei ritirare se il motore del 2026 sarà brutto. Non mi aspetto che una squadra crolli, però può sempre succedere in questo sport che tu non stia andando bene come gruppo, quindi si tratta di cambiare prospettiva. In effetti non mi vedo girare a metà classifica per tre anni. Allora preferirei restare a casa o fare qualcos’altro. Ma ancora una volta, non credo che accadrà“. 

Sono preoccupato per lo sport che ho sempre amato. Mi piace ancora, ma fino a un certo punto. Non è che io sia completamente contrario al cambiamento, ma devono essere aggiustamenti che giovino alla Formula 1. Perché bisogna cambiare certe cose quando vanno bene? Penso che una sessione di qualifiche tradizionale sia ben organizzata. Non dovrebbe essere solo una questione di soldi“. 

E questo è ancora un altro punto sul quale Max si è espresso sovente in maniera critica: il format dei weekend che viene sempre più stravolto in nome delle sprint race e dell’Alternative Tyre Allocation che ha debuttato in Ungheria e che, presto, potrebbe diventare il nuovo standard della F1. 

Un pensieroso Max Verstappen, Oracle Red Bull Racing

F1: Liberty Media risponde a Verstappen

Le osservazioni sollevate dal campione del mondo della Red Bull vanno lette anche come un esercizio di potere in una F1 che vede diversi colossi dell’automotive sfidarsi in una lotta senza quartiere oppure come un vero disagio di chi non si reputa soddisfatto del cammino tecnico intrapreso dalla serie di appartenenza? 

Solo il tempo dirà se le mosse mediatiche e strategiche di Verstappen e del suo gruppo saranno servite a portare acqua al proprio mulino o se erano l’inizio di un percorso che conduce davvero al ritiro. Fatto sta che dall’altro lato, ossia da parte del gruppo che comanda in F1, dopo aver ascoltato in silenzio hanno finalmente detto la loro. A metterci faccia e voce è stato Stefano Domenicali, il rappresentante principale di Liberty Media Corporation.  

L’ex Ferrari, al quotidiano De Telegraaf, ha replicato alle osservazioni del campione del mondo e ha ribadito una netta e drastica divisione dei ruoli che non può essere messa in discussione: i piloti guidano – e al massimo suggeriscono – i decisori stabiliscono le regole del gioco. Piaccia o no

Penso che sia positivo che Max dia la sua opinione. Ma non possiamo lasciare lo sport nelle mani dei piloti. Non perché non ci si possa fidare di loro, dato che li ascoltiamo, ma perché devono guardare al quadro più ampio e non sempre lo possono fare. Il loro obiettivo è andare il più veloce possibile, ma noi come organizzazione siamo preposti a fare ciò che è meglio per lo sport. E lo abbiamo fatto negli ultimi anni, altrimenti non ci troveremmo in questa posizione. Anche la MotoGP e altre categorie stanno abbandonando l’approccio tradizionale e noi siamo stati i primi a farlo”. 

Stefano Domenicali, CEO della F1

Domenicali, che aveva offerto la carota prima dell’evento olandese magnificando l’operato di Verstappen quando ha affermato che nessuno avrebbe cambiato in corsa le regole del gioco per contrastare il dominio della Red Bull, ora s’è presentato con un bastone virtuale da brandire dinanzi ai reazionari della Formula 1 che vedono nell’olandese uno dei primi rappresentanti. 

Liberty Media guarda il business e i riscontri che sta ottenendo sono molto premianti. Ecco perché sente di essere sulla strada giusta ritenendo di avere un campo visivo più ampio di quello dei piloti. Cosa che, se vogliamo essere onesti, corrisponde al vero. Anche perché i driver, anche chi ha una carriera lunga, passano. Ciò che resta è la F1 con la sua costante mutabilità descritta dalla sua storia.

E poi, in conclusione, alcune delle regole definite sul fronte tecnico e sportivo non hanno poi così tanto penalizzato Red Bull visto che può prodursi in un dominio incontrastato senza che gli altri, tra budget cap e meccanismo ATR, possano recuperare il terreno perso.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Oracle Red Bull Racing

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Pubblicato da
Diego Catalano