Le saracinesche delle fabbriche delle scuderie di F1 sono serrate. Lo impone il regolamento che sulla questione è piuttosto stringente. Avere una factory chiusa non significa però incatenare anche i pensieri. In Mercedes, lo ha detto Toto Wolff alla fine del Gran Premio del Belgio, si penserà notte e giorno a come uscire fuori da una situazione non proprio comoda.
Come farlo? Avessimo questa risposta saremmo degli indovini o forse lavoreremmo presso la sede di Brackley. Una domanda, questa, alla quale gli stessi anglotedeschi non sanno rispondere nel merito anche se, chiaramente, stanno iniziando a capire come farlo. Se così non fosse non avrebbe senso competere e non ci sarebbe ragione per sforzarsi in una continua ricerca di soluzioni che stanno trasformando la W14 in una specie di cavia viaggiante.
Il Gp del Belgio e quello precedente d’Ungheria dovevano dare altri tipi di risposte che non sono arrivate. Nell’ultimo weekend la W14 si è presentata con un altro pacchetto evolutivo che, per una serie di ragioni, a partire dalla mancanza di tempo determinata dal format sprint, non ha dato i risultati sperati.
George Russell ha ammesso che la direzione presa con il setup nelle ultime gare non è stata quella giusta. A Spa la W14 ha dovuto nuovamente far fronte col rimbalzo, un qualcosa che ha sorpreso e spiazzato il team che credeva di non dover più affrontare la materia. Cose che succedono quando si spinge sull’acceleratore dello sviluppo.
Un problema, si spera, non endemico del nuovo package ma che può essere superato con lo studio e l’analisi dei dati. Questo per risolvere difficoltà di breve periodo. Ma Mercedes ha la necessità di superare ostacoli più grossi per diventare nuovamente punto di riferimento tecnico, come lo è stata per otto lunghissimi anni.
La scuderia del triumvirato Wolff, Daimler AG e Ineos può trovare gli strumenti idonei per uscire dalla crisi dalla sua stessa storia. E’ proprio questo che ha lasciato intendere George Russell parlando di ciò che bisogna fare in chiave 2024. Eloquente questo passaggio riferito ai media dopo il Gran Premio del Belgio: “Stiamo guardando molto alle precedenti generazioni di auto della Mercedes degli anni della gloria. Le stiamo usando come usando come ispirazione. Questo ci ha dato alcune indicazioni su dove dobbiamo cercare di puntare“.
Mercedes non ha di certo disimparato a vincere. Il metodo che ha portato all’egemonia avviatasi nel 2014 e spezzata nel 2021 dalla Red Bull è ancora presente e serve solo adattarlo alle rinnovate circostanze. La scuderia che nasce dalla Brawn Gp ha saputo vincere grazie ad una sapienza tecnica che è giunta a dopo che erano arrivati importanti successi politici. Come quello di rendere universale la propria visione strategica sulle power unit.
Per anni la Stella a Tre Punte si è garantita un vantaggio propulsivo sul quale ha potuto impostare vetture che hanno scritto la storia del motorsport a ruote scoperte. Non è un caso, quindi, che Toto Wolff sia più attivo che mai ai tavoli decisionali e che abbia ingaggiato una sorta di battaglia mediatica, che fa da contraltare al clima gioviale che i due instaurano quando hanno dinanzi una telecamera, per portare fieno nella propria cascina.
Ne abbiamo parlato in altri focus. La sintesi, per sommi capi, è la seguente: Red Bull vorrebbe una redistribuzione della percentuale di produzione di potenza delle power unit 2026 per evitare che la sezione endotermica diventi un alimentatore del motogeneratore MGU-K. Mercedes non ne vuol sapere perché, ci risulta, che l’High Performance Powertrains di Brixworth, sotto l’attento controllo di Hywel Thomas, sia piuttosto avanti coi lavori.
Anche sulle nascenti norme aerodinamiche che dovrebbero favorire la componente attiva e la compattazione dei pesi e dei volumi c’è del disaccordo tra gli inseguitori, capeggiati appunto da Mercedes, e i fuggiaschi reazionari che non vorrebbero vedere modificato l’attuale contesto tecnico col quale si sono garantiti un gran bel vantaggio.
L’interrogazione della propria storia, quindi, non passa solo attraverso il recupero di modelli tecnici che si sono rivelati idonei a vincere in pianta stabile, ma anche a ritrovare una centralità politica che negli ultimi tempi si è affievolita. Operazione di difficile realizzazione perché Mercedes nuota in una mare abitato da feroci pescecani.
Red Bull non molla la presa, Ferrari non intende essere debole come lo fu Montezemolo agli inizi degli Anni Dieci accettando una F1 diversa da quella che rendeva forte la struttura italiana. Altre realtà come McLaren, Aston Martin – Honda e Sauber – Audi, rivendicano un posto al sole e non permetteranno di essere soverchiate in sede decisionale.
Una strategia valida potrebbe essere quella di cedere qualcosa per trovare alleati disponibili a condurre la stessa battaglia. L’aver identificato un nemico visibile e attualmente potente potrebbe essere qual catalizzatore di interessi intorno al quale tessere una tela politica che porti benefici di lungo periodo. Quello che, per concludere, fu capace di fare Dieter Zetsche qualche anno fa. Non sarà semplice ma Toto Wolff ci sta provando.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG