Quante volte abbiamo sentito dire, specie nelle fasi centrali di un gran premio, che una vettura, compresa la stupefacente Red Bull RB19, sta facendo “Lift and Coast”? La pratica, piuttosto comune in F1, consiste in un particolare approccio alle curve. In parole semplici, il pilota solleva il piede dall’acceleratore in rettilineo qualche metro prima del punto di staccata lasciando che la monoposto scorra per qualche frazione di secondo prima di azionare il freno e buttarsi in curva.
Con questa conduzione si ottiene un duplice obiettivo: ricaricare il sistema ibrido e risparmiare carburante senza incidere oltre misura sui tempi. Chiuso il glossario del motorsport, a cosa serve questa precisazione? Sostanzialmente a fotografare il momento che sta vivendo la Red Bull. Anzi, ad essere più precisi, ciò che sarà nei prossimi mesi. Ossia da qui alla fine del campionato.
Inutile stare qui a snocciolare i numeri ottenuti da Max Verstappen e Sergio Perez. Basta ricordare quelli essenziali: i due signori appena menzionati hanno vinto tutte e dodici le gare sin qui disputate, (in un rapporto molto sbilanciato verso l’olandese) scrivendo la striscia di trionfi più lunga della storia della F1 se consideriamo anche Abu Dhabi, l’ultimo gran premio del 2022.
Con una concorrenza smarrita ed incapace di recuperare nonostante gli sforzi ingenti profusi, al team di Milton Keynes basterà tirare i remi in barca per gestire il vantaggio nell’ultima fase della stagione. Possono, appunto, permettersi di comportarsi come quella monoposto che, in testa ad una gara con larghissimo vantaggio, si mette in modalità gestione tramite il lift and coast per giungere in scioltezza alla bandiera a scacchi.
Gli anglo-austriaci non ci pensano proprio a mollare la presa, il concetto va chiarito immediatamente. Con due titoli praticamente in saccoccia l’obiettivo è quello di portarsi a casa le altre dieci gare per diventare leggenda assoluta entrando in una sfera quasi mitologica. Se all’inizio del campionato quest’idea era allontanata quasi con fastidio, ora viene ostentata con una certa sicumera che accompagna i più bravi della classe che non vogliono peccare di falsa modestia.
Ovviamente questo obiettivo deve legarsi con ragioni di opportunità e di praticità. Red Bull non vuole più sparare cartucce tecniche per questo 2023 e intende concentrarsi sulla stagione ventura. La RB19, finora, al di là dei normali adattamenti aerodinamici alle varie piste, ha ottenuto due pacchetti di upgrade che hanno funzionato immediatamente.
Il primo in Azerbaijan, il secondo in Ungheria. In entrambi i casi si è lavorato alla zona delle prese d’aria dei radiatori e alla forma delle pance. Un lavoro di cesello che ha affinato un’area nevralgica di una monoposto che da perfetta è diventata sublime. Il punto di riferimento indiscusso della categoria che tutti stanno cercando di capire e, perché no, di copiare. Mentre questa accade, se mai accadrà, nei comparti progettazione di Milton Keynes si sono messi avanti coi lavori.
Uno dei punti di forza della RB19 – che gli aggiornamenti hanno potenziato – riguarda l’intelligente posizionamento delle strutture di impatto laterale rispetto al telaio. Caratteristica che ha saputo offrire grossi vantaggi sotto il profilo squisitamente aerodinamico. Ci riferiamo, in particolare, alla pulizia dei flussi che scorrono verso il posteriore della vettura unitamente a una gestione ottimale dell’outwash. Prerogativa che di fatto tutte le squadre stanno cercando di utilizzare al meglio nei propri progetti.
Tale fenomeno riguarda la capacità di spingere la “corrente aerodinamica” verso l’esterno. Gli pneumatici di una F1 creano una serie di turbolenze che concorrono al 40% circa della resistenza all’avanzamento totale dell’auto. Per di più il rotolamento dello pneumatico trascina i fluidi verso il basso. Un contesto del genere dà vita al così detto “tyre squirt”, un vortice che si estende alla base della gomma scivolando verso il retrotreno che deve essere necessariamente controllato.
Per questa ragione, tramite diverse appendici, i tecnici danno vita a una “corrente aerodinamica” che parte dalla zona dell’abitacolo (undercut) e spinge la massa turbolenta causata dalle gomme verso l’esterno (outwash). L’intento è quello di non farla “risucchiare” dal pavimento della vettura, evitando che tale componente vada a ridurre la sua efficacia nella generazione della spinta verticale.
Red Bull, in virtù di queste caratteristiche, può permettersi di tirare i remi in barca. Un po’ perché possono farlo in virtù dello strappo aperto sulla concorrenza un po’ perché il meccanismo dell’Aerodynamic Test Regulation (ATR) offrirà meno ore di lavoro per sviluppare la RB20 anche se, da ottobre, terminerà il regime sanzionatorio che impone un ulteriore 10% in meno di lavoro in galleria del vento e di CFD.
Chris Horner ha spiegato che sulla RB19 abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere a livello di aggiornamenti. Le residue novità si limiteranno ad alcune modifiche necessarie ad adattare la vettura alle piste, ma il grosso è stato fatto. Non che la macchina non abbia margini di sviluppo, semplicemente si punta ad impostare una base solida per il 2024. Il team principal inglese ha spiegato che nei sei mesi che precedono l’assemblaggio della nuova monoposto bisognerà essere molto selettivi con l’uso delle risorse proprio per rispondere al minor tempo a disposizione in galleria del vento rispetto agli avversari.
La RB19 non sarà abbandonata ma, logicamente, è una vettura così solida e consistente che può camminare con le sue gambe senza necessitare di ulteriore supporto tecnico. Il team, via via che la stagione si avvicina all’epilogo, bilancerà le risorse spostandole progressivamente verso il modello 2024.
E in Red Bull possono permetterselo perché hanno vinto 20 delle ultime 21 gare. Dopo la sconfitta interna per mano di Charles Leclerc (Austria 2022), i campioni del mondo hanno lasciato per strada solo il Gp del Brasile in cui la Mercedes ha ottenuto una sorprendente ed illusoria doppietta. Un dominio senza precedenti che annoia molti ma che esalta chi lo sta imponendo: naturale gioco delle parti.
La politica impostata dalla Red Bull potrebbe continuare a garantirle un vantaggio sulla concorrenza anche l’anno prossimo e l’altro ancora. E’ idea comune quella di ritenere che Milton Keynes, magari senza i tratti di dominanza osservati in questa stagione, possa procedere di slancio, facendo appunto “lift and coast”, fino al 2026. Quando la F1 entrerà in una nuova era tecnica.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing