Zandvoort ha rappresentato un’altra occasione sprecata per Sergio Perez che, complice il caos derivato dalla pioggia, ad un certo punto, era in condizioni di poterla vincere. Possibilità sfumata abbastanza in fretta, anche se il secondo posto era ormai un dato acquisito. L’ennesimo errore, stavolta estrinsecatosi in un passaggio in pit lane sopra la velocità minima consentita, ha fatto sì che una comoda medaglia d’argento si modificasse in essenza trasformandosi in meno nobile legno.
Altro momento deludente per un pilota che, salvo stravolgimenti clamorosi, vede salvo il sedile in vista del 2024. Sergio Perez, pur avendo il gravoso compito di fare da spalla di Max Verstappen, sta andando al di sotto delle attese, non avrebbe senso negarlo. Dopo le prime quattro gare in cui ha vinto e convinto, il messicano è caduto in una crisi dalla quale sembra mai essersi del tutto ripreso.
Il team anglo-austriaco, in ogni caso, non è mai stato troppo convinto dell’investimento effettuato due anni fa. I legali della Red Bull, infatti, hanno fatto firmare una clausola contrattuale al pilota che prevede la decurtazione di parte dello stipendio se la forbice in punti da Max Verstappen è troppo aperta.
La postilla si attiva se le lunghezze sono 125. Situazione attualmente viva visto che il delta tra due piloti è di 138 lunghezze. Bella grana per il messicano. A Milton Keynes e negli uffici dirigenziali di Red Bull GmbH è il cinismo ad alimentare il motore delle vittorie, quindi si osservano le algide carte senza concessioni e particolari occhi di riguardo.
Perez, forse temendo che questa possibilità potesse concretizzarsi, aveva fatto inserire nel contratto un’appendice che vieta al team di arretrarlo in AlphaTauri come accaduto con illustri predecessori che rispondono ai nomi di Alex Albon, Daniil Kvyat e Pierre Gasly. Forse per questo il messicano si sente relativamente tranquillo nonostante la promozione dello sfortunato Daniel Ricciardo che per qualcuno è uno spettro che aleggia sulla testa del buon Sergio.
A questo punto, per gli incastri su descritti, nel 2024, la Red Bull resterà così com’è nella line-up nonostante, qualche mese fa, la linea sembrava un’altra. Facciamo qualche passo indietro per arrivare al weekend del GP di Gran Bretagna. Helmut Marko, senza nascondersi troppo dai teleobiettivi indiscreti dei fotografi, aveva incontrato il manager di Norris, Mark Berryman, nel paddock di Silverstone. Normali meeting in un’area che è luogo di interazioni e di scambi di idee? Forse, ma l’abbozzo di trattativa c’è stato eccome. Anche se non ha prodotto esiti. O forse questi si vedranno nel 2025.
Il superconsulente di Graz non intende rompere gli equilibri che affannosamente si sono trovati nel team. Lo fece capire qualche settimana fa con queste parole: “Per il pubblico, la televisione e i giornalisti [l’opzione Norris] sarebbe certamente l’ideale, ma non per la gestione e il successo della squadra che vuole vincere il Mondiale. È meglio se si ha una certa gerarchia in cui è chiaro chi sia il più veloce“. Affermazioni che confermano, semmai ce ne fosse ulteriore bisogno, che in Red Bull esistono gerarchie ben precise che mettono Verstappen in cima alla piramide della squadra.
“Se hai due stelle potrebbe non andare bene: per esempio Ayrton Senna e Alain Prost si occupavano solo dei loro interessi e mettevano la squadra in secondo piano“. L’ultimo passaggio è esplicativo di quale sia la politica dei campioni del mondo in carica e di come l’intelaiatura ad una punta sia lo schema vincente da tutelare in ogni modo.
Alle considerazioni del vulcanico ex pilota austriaco si sono aggiunte quelle di Chris Horner che chiudono definitivamente la pratica secondo sedile Red Bull: “A prescindere dagli accordi, siamo soddisfatti del lavoro che Sergio sta facendo”. La sottolineatura sugli accordi non è casuale e spiega come i cavilli contrattuali pesino nelle scelte Red Bull.
E poi la difesa d’ufficio: “Perez è secondo nel mondiale piloti ed è l’unico, oltre a Verstappen, ad aver vinto gare quest’anno. E’ facile prendersela con lui quando il livello imposto da Max è così alto. In ogni caso Checo sarà un nostro pilota nel 2024. Max è in un periodo della carriera in cui è semplicemente intoccabile e non credo che ci sia nessun pilota sulla griglia in grado di fare quello che sta facendo con la nostra macchina”.
“Bisogna guardare alle prestazioni sulla tabella dei tempo e dei risultati. Se non ci fosse stato Max, Checo avrebbe vinto altre 4-5 gare. Quindi sta facendo il suo lavoro. Speriamo che riesca ad aumentare il suo bottino di vittorie prima della fine del Mondiale“, ha concluso il team principal inglese. Insomma, se la Red Bull avesse contato solo su Perez non avrebbe il vantaggio siderale che si ritrova oggi.
Una fotografia onesta ma impietosa quella di Horner che definisce bene i ruoli (Max prima guida, Sergio scudiero con pochi margini di manovra) e dalla quale emerge una fiducia non solidissima per il messicano. Perez è blindato da contratti ben scritti, Red Bull non intende rompere un modello vincente. Né di impelagarsi in una causa legale lunga che non farebbe bene al marchio delle bibite energetiche. Sergio può star sereno: nel 2024 nulla cambierà. Per il futuro? Si vedrà.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing