La F1 sta affrontando un calo di consensi causato probabilmente dal dominio Red Bull – Verstappen e dall’attestazione, difficilmente confutabile, che i tre pilastri della rivoluzione americana, Cost Cap, ATR e vetture “next gen”, non hanno centrato il bersaglio. Ma questo non vuol dire che l’appeal della categoria sia fatalmente ed irreversibilmente scemato.
Ci sono altri elementi che supportano la tesi opposta. A partire dall’ingresso di un undicesimo team, quello di Michael Andretti, che ha vinto la corsa con altri quattro competitor. Fatto che racconta come siano tante le realtà che bussano alle porte di Liberty Media Corporation per accomodarsi nel ristretto novero dei partecipanti al banchetto nobiliare. E poi ci sono i nuovi motoristi. Audi sta lavorando da un pezzo e si è sposata con Sauber per creare un gruppo che intende essere protagonista sin da subito.
Ford si è legata alla Red Bull orfana di Honda (che sarà partner unico di Aston Martin, ndr)e vuole impostare un nuovo modello di partnership tecnica e commerciale alla quale si sta già lavorando nel reparto powertrains di Milton Keynes. E poi c’è General Motors che, col marchio Cadillac, supporta l’azione degli Andretti che, in prima battuta, potrebbero contare sulle power unit Renault-Alpine con marchio personalizzato per poi, nelle prossime stagioni, introdurre la propria unità propulsiva.
E’ evidente che ci sia gran fermento intorno alla serie a ruote scoperte che sta conoscendo una fase di notorietà globale senza precedenti. Le nuove regole tecniche che semplificano i V6 turbo-ibridi con l’abolizione del motogeneratore MGU-H e la crescita dell’importanza dell’MGU-K stanno fungendo da elemento attrattore per i colossi dell’automotive che, anche grazie all’utilizzo di carburanti ecosostenibili che entro il 2030 dovranno essere ad emissioni zero e drop-in, ossia adattabili ad ogni motore a combustione interna, vedono chiare e vantaggiose ricadute tecniche sulla produzione di serie.
Questo fermento fa postulare ipotesi di ampio respiro che scaturiscono da fatti, per ora, secondari. Le speculazioni mediatiche giungono da ciò che sta accadendo nel mondo McLaren. La scuderia guidata da Zak Brown ha recentemente inaugurato il nuovo wind tunnel di Woking col quale si affranca da quello di proprietà della Toyota Gazoo Racing Europe di Colonia che gli ingegneri della scuderia che fu di Ron Dennis utilizzavano dal 2010. Una collaborazione lunga col colosso nipponico che potrebbe non terminare con lo spostamento operativo.
Ci risulta che, attualmente, i tecnici di stanza in Germania stiano contribuendo a supportare McLaren nell’ottimizzazione della nuova struttura inglese, notizia che dà seguito alle parole dell’amministratore delegato della TGR-E, Rob Leupen, che ha spiegato come nel processo di integrazione della nuova galleria del vento siano coinvolti uomini Toyota. Il legame è solido e potrebbe, chissà, sfociare in altre e più importanti collaborazioni.
Facciamo chiarezza. Tutto nasce dall’inserimento nella rosa dei piloti di riserva, da parte della McLaren, di Ryo Hirakawa, driver legato alla casa nipponica. Da questo scenario secondario sono partite le congetture secondo cui Toyota, che aveva salutato la classe nel 2009 dopo sette anni avari di gioie, starebbe preparando una nuova e clamorosa discesa in campo.
Ryo Hirakawa, oltre a svolgere il ruolo di pilota di riserva, sarà impegnato nel WEC con il Team Toyota Gazoo Racing e avrà anche modo di lavorare al simulatore e testare vetture di F1 degli anni passati. Un utilizzo di ampio raggio che secondo qualcuno sottende a qualcosa di più grosso. Ma è dalla casa della prefettura di Aichi che arrivano le (per ora sonore) smentite. A renderle note è Kazuki Nakajima, consulente Toyota di lungo corso, che ha spento la suggestione: “Per ora è chiaramente un no. L’accordo con Hirakawa si concentra esclusivamente su un pilota. Sosteniamo il suo sogno”.
“Al momento il suo accordo con McLaren non ha nulla a che fare con certe voci. Per il futuro, non si sa mai”, ha chiosato Nakajima lasciando una spiraglio piccolissimo per un futuro non meglio definito. A margine della presentazione dell’accordo, Andrea Stella, nelle classiche parole di circostanza, non ha fatto la benché minima allusione alla questione motori.
Riavvolgendo il nastro, però, ci sono elementi che fanno riflettere e che alimentano certe speculazioni. McLaren ha un accordo con Mercedes fino al 2025. Non è un mistero che il team principal ex Ferrari e Zak Brown abbiano parlato con altri soggetti. Chris Horner ha affermato, con la conferma dei due succitati rappresentanti dell’equipe di Woking, che è stato aperto un tavolo di confronto per un’eventuale fornitura di motori Red Bull – Ford.
Idea abbozzata ma che poi è stata scartata da ambo le parti per questioni di reciproche necessità. Quella di Milton Keynes di fornire solo i due team del suo ecosistema, quella di Woking di non fare un salto nel buio dopo che, sul fronte telaistico e aerodinamico, sono stati fatti passi in avanti decisi.
Ma in McLaren hanno flirtato anche con Honda prima che questa cedesse alle lusinghe e al progetto tecnico offerto da Lawrence Stroll. A Woking si sono fatte e si stanno facendo attente riflessioni sull’efficacia di un modello che prevede la fornitura di un propulsore che nasce innanzitutto per soddisfare le necessità tecniche di un’altra squadra. Insomma, essere clienti dà vantaggio nel breve ma può imporre dei limiti di sviluppo nel lungo periodo.
Per quanto Mercedes cerchi di offrire un prodotto quanto più neutro possibile, certe scelte tecniche come l’allocazione di alcuni componenti dell’unità propulsive o la progettazione delle trasmissioni collegate condizionano il ventaglio progettuale che, in presenza di un motorista che lavoro in esclusiva, diventa ben più ampio. A Woking hanno negli occhi quanto hanno fatto a qualche chilometro di distanza con l’accordo Honda – Red Bull e che Aston Martin intende ripetere.
E’ quello il paradigma che si vorrebbe replicare ma ad oggi non vi sono le condizioni operative per farlo. Quella Toyota, quindi, è un’opzione al momento non concreta e che potrebbe forse formalizzarsi come partnership commerciale che sfocia, chissà, i motori ri-brandizzati. Sempre che ci sia l’avallo della Mercedes che è molto gelosa del suo marchio.
Ma questa è roba per legali ed esperti di marketing e che andrebbe a discutersi solo se certi scenari mutassero. Per ora la F1 resta così com’è, anche se la presenza di Honda, con le sue reiterate vittorie, sta stimolando altri gruppi industriali del Sol Levante che potrebbero decidere di fare il grande passo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, McLaren, Toyota, Mercedes AMG, Scuderia Ferrari