Tre, il numero perfetto. Tre, come i punti che servono a Max Verstappen per laurearsi campione del mondo di F1. Tre, il numero di titoli iridati per colui il quale ha corso per anni sotto la protezione del 33. Sembra uno scritto di numerologia, ma non lo è. La cifra più volte citata serve solo per sottolineare che l’olandese, prima che si disputi la sestultima (sei, 3+3) gara del torneo motoristico 2023, potrebbe essere tri-campione del mondo.
Com’è possibile? Nel gran premio del Qatar torna la Sprint Race. Quindi, stante il distacco siderale su Perez (+177) e il totale dei punti in palio considerando i giri veloci e le gare rapide del sabato, bastano solo i sopra rappresentati tre punti per permettere a Verstappen di laurearsi campione del mondo prima che si corra la classica gara domenicale. Cosa, questa, che formalmente permetterebbe a Max di eguagliare il record di Michael Schumacher, che nel 2002 a bordo della Ferrari, conquistò l’alloro iridato con sei gran premi di anticipo.
Un altro record in una stagione costellata da tappe indimenticabili suggellate dalla vittoria del titolo di ieri arrivata con ben sette gran premi prima della chiusura di Abu Dhabi. Solo questo basterebbe per dare forma al dominio che la Red Bull ha imposto alla concorrenza stranita che finora è riuscita a strappare una sola gara grazie al trionfo della Ferrari di Carlos Sainz in quel di Marina Bay, dove la RB19 si è stranamente smarrita nella vana ricerca di un assetto consono.
Assistere ad un mondiale di Formula Uno che si assegna il sabato e non nell’evento domenicale è un fatto piuttosto anomalo. Segni di tempi mutati a cui ci si deve necessariamente adeguare. La sprint race è un format fortemente voluto da Liberty Media che riesce così a vendere meglio un prodotto che offre più adrenalina con turni ufficiali in luogo di prove libere che spesso producono uno spettacolo piatto e noioso.
Il meccanismo è stato oggetto di diverse revisioni che hanno portato, quest’anno, a dedicare tutto il sabato all’evento sprint provando a tenerlo staccato dalla gara domenicale le cui qualifiche si svolgono al venerdì. Il sistema ha funzionato, questo è indubbio. Proprio per tale ragione c’è la sensazione che nei prossimi anni i sei weekend sprint possano almeno raddoppiare. Fino, in un futuro prossimo, a diventare lo standard organizzativo della F1.
Vedere un campionato che si chiude con un mini gran premio da 100 km è la realizzazione del “sogno americano” che si concretizza in una serie che vede sempre di più rinsecchirsi le radici che affondano nel terreno della tradizione. La sprint race che sublima se stessa e diventa momento iconico da ricordare.
Ammenoché, in Qatar, la RB19 smetta di comportarsi da rullo compressore come accaduto a Marina Bay. Prospettiva, questa, abbastanza improbabile dando un rapido sguardo al layout del tracciato di Lusail che potrebbe ancora una volta esaltare le doti tecniche della vettura già campione del mondo.
Dovremmo abituarci a ciò o quanto meno ad essere predisposti a che una circostanza simile diventi, negli anni, norma e prassi. D’altro canto era chiaro sin dal giorno della vendita del “giocattolo” da parte del conservatore Bernie Ecclestone che la massima espressione del motorsport dovesse cambiare drasticamente adeguandosi a diverse parabole tecniche e soprattutto ad un mondo che corre più veloce e che pretende altri modelli organizzativi.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing