Poteva andare meglio ma anche peggio: per questo Ferrari dev’essere fiera del fin settimana messo assieme nel Gran Premio di casa. Il primo dettame da seguire alla lettera viene racchiuso da un sostantivo maschile plurale con tanto di negazione: non commettere errori. Il Cavallino Rampante in questo è stato perfetto o quasi. E pazienza per il “bordello” relativo al laptime in Q3, fattore non del tutto dipendente dal muretto italiano.
Per il resto la strategia è stata corretta. Così come la messa a punto delle monoposto capace di esaltare i punti di forza della rossa. Un passo in qualifica top, con la conquista della pole position numero 245 della storia ad opera di Sainz. Mentre in gara, malgrado Red Bull abbia fatto valere ancora una volta la propria supremazia, Ferrari si è avvicinata parecchio al ritmo indiavolato della RB19.
Le caratteristiche di Monza hanno senza dubbio aiutato. Ma ridurre l’ottima prestazione a tale argomento risulta francamente ingiusto. La SF-23 ha una ristretta finestra di funzionamento. Lo abbiamo capito sin dalle prime sgambate in terra bahreinita durante i pre-season test. Tuttavia il punto di lavoro ottimale della vettura italiana ha fatto presenza sul tracciato brianzolo e i risultati si sono visti eccome.
In chiave futura è questo il focus sul quale i tecnici di Maranello dovranno profondere i maggiori sforzi. Il pacchetto di aggiornamenti spagnolo, successivamente subissato da ulteriori modifiche tra Austria e Spa-Francorchamps, non è stato miracoloso. Ferrari resta “picky” se di setup parliamo. Ma proprio per questa ragione, la capacità di comprendere le caratteristiche endemiche del progetto 675 e cercare di estrapolarle sempre, senza dubbio, somma una cifra al valore dell’auto.
Tener dietro una Red Bull, specie se al volante c’è un certo signor Verstappen, abbiamo visto che si attesta come operazione davvero ardua in questa campagna agonistica 2023. Ferrari lo sapeva perfettamente ma ciò nonostante non ha rinunciato alla lotta per quanto impari potesse essere. Questo l’atteggiamento della squadra di Modena, sul quale non si può far altro che essere d’accordo.
Carlos partiva dal palo e bramava una vittoria davanti ai propri tifosi. Ha fatto di tutto per pareggiare il ritmo dell’olandese, malgrado la conferma arrivata dopo pochi giri sul fatto che il passo della numero 1 fosse effettivamente superiore. Lo ha fatto notare lui stesso in radio. Non per lamentarsi ma bensì per accettare la sfida. Il bloccaggio in curva 1 al passaggio 14 che precede il sorpasso di Verstappen è la fotografia esatta della voglia di non arrendersi del madrileño.
Per quanto riguarda Charles l’approccio tenuto è il medesimo. In dietro rispetto al compagno sin dalle fasi iniziali, il monegasco non si nasconde dietro a un dito e mostra la sua consueta sincerità al cospetto dei media. Venerdì ha provato qualcosa di diverso per esaltare maggiormente le doti della SF-23. Il suo talento doveva limare i difetti di questo setup ma così non è stato. Pertanto sabato arriva il “copy and paste” sul lavoro di Sainz, per allinearsi all’ottima competitività dell’iberico.
Durante il Gran Premio segue a rimorchio la numero 55. Sornione ne studia rendimento e criticità. Nel mentre fa di tutto per rendere la vita difficile a Checo Perez. Per un bel po’ ci riesce pure ma l’amministrazione delle Pirelli a banda bianca non è in linea con quella sciorinata sulle Medium. Un delta negativo che aumenta di un paio di decimi sulle Hard, più che sufficiente al messicano per cucinare con a fuoco lento un sorpasso francamente inevitabile.
Accantonato il sogno “sconfiggere Red Bull“, ai ferraristi non restava che un solo obiettivo: battersi a vicenda. Sì perché in F1 stare davanti a chi condivide con te il garage è sempre importante. Una supremazia interna che sebbene spesso venga snobbata dai protagonisti fa sempre presenza. Soprattutto, come nel caso di Monza, quando il pubblico pagante è dipinto di rosso Ferrari.
Ed ecco che allora il “bon ton” al volante viene meno. L’adrenalina sale. Una foga agonistica che per poco non acceca i due “Carlo” che arrivano addirittura al contatto, seppur lieve. Sotto questo aspetto un fatto curioso emerge. In altre occasioni Leclerc è stato “protetto” dal team con l’ordine di non belligeranza, lanciato in radio, dal muretto. Mantenere le posizioni e portate a casa il risultato, insomma.
Come ragionamento non fa una piega. D’altra parte i punti in ballo per la classifica costruttori sono sempre importanti. Tuttavia all’interno di questo scenario qualcosa non quadra. Aspetto che ha fatto infuriare parte dei supporter spagnoli indignati per la disparità di trattamento. In realtà i protagonisti non ne hanno fatto un dramma. Contenti di lottare e comunque soddisfatti del risultato ottenuto, alla fine della gara.
Certo è, ragionandoci su, che se le cose non fossero andate bene e lo scontro ravvicinato in pista avesse prodotto una defezione, il polverone non avrebbe tardato ad arrivare. Se Vasseur ha tremato nel finale seguendo la battaglia in pista, immaginiamoci la sua reazione all’interno dell’ipotetico contesto suddetto. In ultima istanza un fatto: Sainz ha superato Leclerc con un gol per tempo (qualifica e gara), usando una dialettica calcistica. Senza alcun rancore ha di fatto “regolato” il più noto teammate. Andava detto…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari