Ferrari 2022 vs Ferrari 2023. Cosa è cambiato? A guardare i risultati in pista molto poco. Ma se osserviamo certe dinamiche si nota chiaramente che a mutare è come gli stessi sono stati ottenuti. Nel campionato passato la F1-75 era partita a palla dando la sensazione che potesse essere il mezzo che consentiva ad uno tra Charles Leclerc e Carlos Sainz di lottare e, perché no, di vincere il campionato del mondo.
Sappiamo come sono andate le cose. La vettura è stata vittima di un’affidabilità precaria e di un piano di sviluppi bloccato in piena coscienza per allocare tutte le risorse e fare all-in sull’anno in corso. E’ altrettanto noto come siano andate le cose nelle sedici gare finora disputate. E proprio qua che si nota la differenza. La SF-23, “La Ferrari più veloce di sempre” per citare un poco fortunato Benedetto Vigna, è partita parecchio in sordina migliorando alla distanza.
Se l’anno scorso l’ultima vittoria è arrivata in Francia, prima del giro di boa del calendario, quest’anno il primo trionfo è giunto nella fase morente del mondiale, dopo ben 15 gare. Questo non è né può essere un caso. E’ un andamento che certifica un’evidenza: la vettura non è stata “abbandonata” a se stessa” e il nuovo fondo introdotto in Giappone ne è testimonianza inconfutabile.
Questa evidenza è figlia di una politica chiara definita da Frédéric Vasseur che determina un taglio netto con quanto deciso da Mattia Binotto che a un certo punto impose lo stop allo sviluppo. E forse quella cosa ha determinato che la Ferrari si intestardisse su una filosofia che si è dimostrata non premiante. La vettura 2024 sarà diversa nel concept, lo ha affermato anche Leclerc qualche settimana fa, ma a questo nuovo design si arriva con l’evoluzione e non con la rivoluzione. Ecco perché è ancora necessario dedicare tempo e cura al modello che sta solcando le piste di questo mondiale.
Da questo punto di vista, quindi, la lotta serrata con Mercedes, che si conta di raggiungere e sopravanzare nelle prossime gare vista l’esiguità del disavanzo (20 punti, ndr), è un fattore da sfruttare. E lo ha riferito direttamente il manager di Draveil alla fine del Gran Premio del Giappone: “Non bisogna posticipare la lotta. La lotta oggi è con Mercedes e dobbiamo farla. E’ sempre il miglior modo per preparare il futuro, per la mentalità del team: per tutti è cruciale essere nel duello. Vogliamo lottare sino al termine della stagione“.
Il principio lo enuncia lo stesso ex Sauber ed è chiaro: “Le performance vengono fuori facendo performance”. Che ha poi aggiunto: “E’ troppo tardi per andare in galleria del vento per questa stagione, ma quello che possiamo fare sulla macchina attuale potrà aiutarci nella prossima annata“.
La politica della continuità sta pagando sul breve periodo visto che le distanze dalla Mercedes continuano ad assottigliarsi. Il secondo posto potrebbe essere un premio per gli sforzi profusi che si va ad aggiungere alla vittoria di Marina Bay che a Maranello vorrebbero replicare da qui al finale di stagione.
Ma il vero obiettivo di questa progressione negli update è quello di creare una base operativa più solida per il modello 2024. Lo stare in competizione diretta con un’altra squadra serve ad allenare la capacità di reazione e la rapidità nell’intervenire nelle aree nevralgiche. Più che una palestra tecnica, la rivalità con la Mercedes sta permettendo di sviluppare un’attitudine alla competizione che sarà preziosa nei prossimi mesi.
Almeno è questa la speranza di Vasseur che non vuole chiudere l’annata sentendosi accusato di aver mollato la monoposto 2023. Anche questa, se vogliamo, è una misura di cautela in vista di un mondiale 2024 in cui Maranello deve necessariamente giocare il ruolo di protagonista.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari