Zandvoort e Monza, il back-to back che ha riaperto i battenti della F1 dopo la pausa estiva, ha presentato la solita costante bi-corpo: Max Verstappen e la Red Bull RB19 a dettar legge. Cambiano le piste, mutano le caratteristiche delle stesse ma il pacchetto macchina-pilota continua a fare l’unica cosa che è in grado di fare: vincere. Possibilmente dominando sulla concorrenza, a partire da Ferrari e Mercedes.
Record che si aggiungono a record nella stagione che, di questo passo, ricorderemo come la più monocolore di sempre. Male? Per lo spettacolo sicuramente, ma non è possibile negare che è un privilegio assistere alla storia che si compie. Siamo spettatori di qualcosa che potrebbe essere irripetibile e solo questo basta per non bollare quest’egemonia al pari di una stancante routine.
Anche perché, mettendoci sull’alettone posteriore della RB19 n°1, è possibile osservare un continuo rimescolamento dei valori con quattro team, più l’inserimento sporadico di realtà inattese come la sorprendente Williams, ad avvicendarsi nel ruolo di prime dei normali. Sui saliscendi olandesi fu la Aston Martin di Fernando Alonso a mostrarsi incontrovertibilmente seconda forza, con una Ferrari ad arrancare tra gli errori di Charles Leclerc e le sofferenze di Carlos Sainz che dovette sudare più delle proverbiali sette camicie per portare a Maranello un quinto posto.
Sui rettilinei brianzoli del Gran Premio d’Italia gli andamenti si sono ribaltate del tutto: la “verdona” di Silverstone è arretrata in un preoccupante anonimato, la rossa, complice il poco carico richiesto e la spinta del pubblico di casa, ha risalito la china fino a sembrare, per qualche giro, una contendente spendibile per la vittoria, finché Verstappen, prima, e Perez, poi, hanno ingranato la marcia superiore andando a prendersi una doppietta che sancisce la straripante verve dell’auto concepita da “sua inventiva” Adrian Newey.
La settimana prossima la F1 sarà di scena a Singapore, un palcoscenico che potrebbe determinare l’ennesima “frullata” dei valori tecnici. Chi sarà in grado di occupare i posti sul podio lasciati vacanti dalla Red Bull? Magari, dopo un filotto non proprio positivo, sarà Mercedes a riemergere per provare a saldare la seconda posizione alla quale Ferrari punta deliberatamente, Aston Martin crede speranzosa e McLaren non intende rinunciare anche se la matematica comincia ad assumere le sembianze di un severo censore.
In Mercedes sono ormai assuefatti all’instabilità, a questa condizione di eterna indeterminatezza che deriva da valori costantemente altalenanti sebbene Marina Bay sarà il quindicesimo round iridato. Andrew Shovlin, trackside engineer della compagine anglotedesca, ha ratificato che quando c’è da abbassare il carico per essere veloci la W14 soffre. I correttivi apportati durante la stagione non hanno migliorato la penetrazione aerodinamica che resta il tallone d’Achille di una vettura che a Monza, senza scia e a DRS chiuso, è risultata una delle più lente del lotto.
Nel duello diretto con la Ferrari (la SF-23 e la W14 sembrano le candidate più credibili a giocarsi il ruolo di inseguitrice regina) la nera vettura soccombe su piste da velocità estreme.
“Sembra che quando andiamo alle impostazioni di basso carico aerodinamico, la Ferrari diventa più competitiva. A Monza sembrava che avessero un paio di decimi e mezzo di prestazioni su di noi. C’è motivo per pensare che la macchina funzionerà meglio a Singapore che è un circuito di massimo carico aerodinamico. Le nostre prestazioni sulle piste ad alta downforce come Barcellona, Budapest e persino Zandvoort sono state solide, siamo stati piuttosto forti. Speriamo di essere in grado di risultare un po’ più veloci e tornare in una posizione in cui poter lottare per il podio”.
Quindi il controsorpasso sulla Rossa è una pratica facilmente archiviabile? Non proprio. E non solo per le difficoltà endemiche che un tracciato cittadino presenta. Ci sono state alcune modifiche al layout. La sequenza di quattro curve nella parte finale è stata rimossa. Al suo posto è stato creato un rettilineo più lungo che influenzerà il modo in cui funzionano le gomme. Sicuramente si sprigionerà meno energia, ha spiegato Shovlin, anche se l’asfalto è molto abrasivo.
Qualcosa da controllare con attenzione considerando che Pirelli porterà le tre mescole più morbide della gamma che potrebbero soffrire su un asfalto sconnesso che potrebbe, ancora, generare problemi nell’individuazione della giusta altezza dal suolo. Aspetto, questo, che alla W14 resta sempre abbastanza indigesto visto che ha una finestra operativa molto stretta. In ogni caso, a detta dello scafato ingegnere inglese, si andrà alla prima delle trasferte orientali in sequenza con la consapevolezza di essere pronti e di non soffrire delle deficienze emerse in Italia.
Se questo basterà per mettersi alla spalle Ferrari, ma anche McLaren in cerca di rivincita e Aston Martin che ha quasi sempre fatto la voce grossa quando era necessario metterla sulla produzione di downforce, lo capiremo solo alla fine di una gara che ha sempre riservato grandi sorprese.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, Scuderia Ferrari