C’è una possibilità remota, ma comunque concreta, che la Red Bull conquisti già domenica pomeriggio il titolo costruttori. Servono incastri particolari che andiamo a sintetizzare senza fare troppi calcoli: Verstappen e Perez devono chiudere in prima e seconda posizione e la Mercedes non deve marcare punti.
Questo scenario aprirebbe una forbice tale da consentire al team di Milton Keynes di poter cullarsi sugli allori, anzi di andarsene in vacanza, per ben sette gare osservando le Frecce d’Argento fare incetta di uno-due da Suzuka in poi. Ma questo sì che sarebbe uno scenario fantascientifico per come sono andate le cose fino a questo momento.
Marina Bay, quindi, non dovrebbe essere il luogo deputato per la grande festa che invece potrebbe giungere sette giorni dopo, in quella Suzuka che ha già riservato gioie per gli uomini della scuderia anglo-austriaca. In ogni caso, quando accadrà, sarà una pratica che archivieranno Max e Sergio. A proposito di questi, il discorso fatto per il costruttori si può estendere ai due piloti che tengono vivo (espressione molto forzata) l’altro campionato, quello che davvero conta in F1.
E questa pratica sarà archiviata dall’olandese a stretto giro in virtù di una distanza in classifica apertasi fino a toccare le 145 lunghezze. Un pozzo il cui fondo continua ad essere scavato da Max dal Gran Premio d’Azerbaijan. Era domenica 30 Aprile quando Sergio è riuscito a precedere per l’ultima volta in stagione Verstappen.
Poi una lunga e inesorabile striscia di martellate inferte sotto forma di vittorie che hanno avvicinato il talento di Hasselt alla terza corona d’alloro consecutiva e messo il compagno in una situazione piuttosto scomoda tanto da mettere in discussione la sua permanenza a Milton Keynes nonostante un contratto apparentemente molto blindato. Con Helmut Marko, si sa, mai nulla può ritenersi scontato.
Cosa è successo dopo le prime quattro gare? Come è potuto accadere che Verstappen salisse in cattedra e che Perez si smarrisse tra mille difficoltà? Di sicuro il messicano ha vissuto un’involuzione tecnica che è dipesa da una lucidità che via via è andata smarrendosi; condizione che ha generato instabilità e un clima ben poco sereno all’interno del team. Ma il decadimento prestazione non può essere spiegato solo così perché, da Miami in poi, Verstappen ha trovato qualcosa in più che Sergio ancora cerca. Operazione che probabilmente proseguirà vanamente da qui alla fine del campionato.
E’ stato lo stesso Perez a fare il punto della situazione dopo il Gran Premio di Monza che l’ha visto ottimo secondo ma comunque lontano dal suo caposquadra. Il conducente di Guadalajara ritiene che il collega-rivale abbia trovato una sorta di equilibrio armonico con la RB19 che gli permette di farlo esprimere al meglio, in ogni gara e in ogni condizione.
Sergio pensa che la chiave sia nel setup che il suo compagno di squadra riesce a definire meglio sublimando le sue già straordinarie doti di pilotaggio: “E’ certamente qualcosa che ha a che fare con il suo equilibrio, con il modo in cui guida la macchina e si prende cura delle gomme. Ha trovato qualcosa e ha lavorato su questo equilibrio, lo si era visto già a Baku”.
La cura delle gomme è un elemento chiave ma da solo non può bastare per spiegare distacchi che anche in qualifica, quindi sul giro secco, sono stati spesso siderali. Perez ha fatto mea culpa ammettendo di non essersi adattato abbastanza velocemente alla parabola tecnica che la RB19 stava descrivendo. Gli aggiornamenti installati sulla vettura hanno reso ancora più difficile l’operazione di colmare il divario con Verstappen il cui stile di guida è differente dal suo.
L’olandese adora vetture molto “puntate”, con un avantreno solidissimo e un retrotreno “più leggero” da controllare in curva. L’opposto di quanto gradisce Perez che, specie a inizio 2022, si era esaltato con una RB18 tendente al sottosterzo. Ma per estrarre prestazioni gli ingegneri hanno compreso che la macchina doveva andare nella direzione che più aggrada Verstappen. E da lì sono iniziati i calvari dell’ex Racing Point.
“Ogni pilota durante la sua carriera o attraverso ogni stagione ottiene alcuni aggiornamenti alla vettura che si adattano più facilmente al suo stile di guida rispetto ad altri. A volte lo fai rapidamente e andrai subito più veloce, altre volte non ci riesci subito – ha spiegato il conducente – Non sono stato in grado di adattarmi velocemente. Ho dovuto cambiare un po’ il mio stile di guida per adattarmi alla macchina all’inizio della stagione, quando le cose stavano venendo più naturalmente”.
Questa operazione non è riuscita e difficilmente accadrà dopo che i ⅔ del campionato sono andati in cassaforte. Monaghan, capo ingegnere della Red Bull, preso atto della situazione, ha spiegato che in un insieme abbastanza ristretto di regolamenti tecnici che limitano la libertà di manovra è necessario trovare un modo unico per migliorare la vettura. In questo processo di implementazione di certi strumenti è stato più facile per Max adottarli. “Il suo stile di guida è un po’ più adatto di quello di Checo al nuovo contesto”, aveva riferito qualche tempo fa il tecnico.
Le parole di Perez non fanno che confermare che prima la RB18 e poi la RB19 siano stati due vestiti d’alta sartoria cuciti addosso a Max, cosa che ha fatto sì che l’olandese prendesse definitivamente il comando delle operazione verso un titolo, il terzo consecutivo, che diventerà realtà in poche settimane.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1,Oracle Red Bull Racing