Formula 1

Red Bull: in attesa del giudizio universale, c’è chi dorme sogni tranquilli (forse)

Nonostante la Red Bull possa vantare di aver raggiunto il titolo costruttori durante l’ultima gara disputata in Giappone per il secondo anno consecutivo, anche la scuderia austriaca non è esente da problematiche riguardanti la mera gestione di squadra. Checo Perez, pilota ormai veterano di questo sport, è approdato a Milton Keynes nella stagione 2021 trovandosi come compagno un certo Max Verstappen, pilota fortissimo ma ancora a quota zero titoli mondiali.

Di fatto, rispetto a chi lo ha preceduto, come Pierre Gasly nel 2019 e Alex Albon successivamente, il messicano ha avuto la fortuna di avere tra le mani una macchina effettivamente in grado di vincere ogni gara. Una occasione d’oro, in quanto la scuderai austriaca lo ha salvato da un possibile anno sabatico in attesa di un posto libero, dal momento che il mercato piloti del 2020 era già a corto di sedili disponibili.

Le premesse del suo ingaggio in un top team non potevano che risultare promettenti per un pilota con tanta esperienza sportiva, un carattere apparentemente impulsivo, una buona rapidità e un’ottima visione gara. I giusti requisiti che servivano per affiancare il toro scatenato e pupillo della Red Bull. Farsi spazio, dare una buona impressione e soprattutto convincere di essere l’uomo giusto non è stata certo una passeggiata, specie nell’anno dove per la prima volta Max si contendeva il titolo contro Hamilton.

Per l’appunto, nel 2021 Perez ha portato a casa una sola vittoria a Baku, nonostante il suo primo anno in Red Bull venga maggiormente ricordato per la sua magistrale difesa sul Re Nero durante l’ultima gara, utile a favorire Verstappen nella lotta iridata all’ultima curva. Un episodio che ha determinato il suo ruolo all’interno della squadra, molto apprezzato soprattutto da chi lo ha ingaggiato.

Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing) festeggia la vittoria al Gran Premio di Baku

Arriva così il 2022, dove nelle prime gare la lotta al titolo pareva una cosa a due, Ferrari vs Red Bull, con l’ex Racing Point parecchio determinato a rientrare nella lotta al titolo piloti. Nonostante i proposito però, Sergio ha dovuto fare i conti non solo con il suo compagno di squadra ma anche con il pupillo di Maranello, Charles Leclerc, che al termine del mondiale gli ha per giunta sfilato dalle mani la seconda posizione in classifica.

A cinque gare dalla fine del 2023 Checo si ritrova in seconda posizione nella classifica piloti, con due vittorie conquistate a Jeddah e Baku. I punti guadagnati, poco più della metà rispetto a Verstappen, sono tuttavia figli di Gran Premi in cui il messicano ha fatto il suo dovere da scudiero, vale a dire imporsi quando Max era in difficoltà (raramente) e assicurare la doppietta con una macchina nettamente superiore alla concorrenza.

Tuttavia questo presunto carattere determinato di Perez non è mai emerso, tant’è che non è mai riuscito a tenere a bada il vero numero uno del team. Un altro dato cruciale, forse il più grave per i resoconti finali della Red Bull, riguarda proprio la difficoltà del pilota nel raggiungere i top 10 in qualifiche dal Gran Premio di Miami in poi.


Red Bull/Perez: il problema non problema

Nell’anno di dominio assoluto da parte di una scuderia che non lascia spazio nemmeno nelle prove libere del venerdì, Singapore parte, lo status negativo di un pilota che non riesce ad emergere nell’unico team attualmente in grado di vincere fa presenza. Questa difficoltà tanto evidente dev’essere scaturita da diversi fattori determinanti, sia nella performance ma anche nella testa del pilota.

Essere innanzitutto il compagno di squadra di un due (quasi tre) volte campione del mondo non è facile per nessuno. Questo perchè oltre al confronto in pista c’è qualcosa di più grande che pesa nella tua testa, come il pensiero che chi ti siede accanto ha sulla carta la certezza di aver conquistato concretamente qualcosa, essendo chiaramente migliore di te in tutto.

Se poi il tuo teammate si chiama Max Verstappen, ecco che le speranze di chiudere il mondiale davanti a lui calano ulteriormente. E Allora ti ritrovi costretto a confrontarti con un talento che da anni guida vetture cucite su misura e che non si è mai risparmiato nell’affermazione del proprio carattere sia in pista fuori, aspetto che tanto piace a Christian Horner e al “simpatico” vecchietto nonché consulente Helmut Marko.

Adrian Newey, Christian Horner e Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing)

Questi tre individue, assieme ad Adrian Newey, rappresentano niente di meno che le colonne portanti di un’intera scuderia che si è affermata per la seconda volta consecutiva sgominando il domino assordante di Mercedes. Il lavoro di squadra sembra essere bramato a Milton Keynes, a patto che entrambi i piloti riescano a viaggiare sulla stessa retta per tutto il corso del mondiale. Un’ambizione che attualmente non è nelle corde del messicano, che sembra piuttosto viaggiare in solitaria e contro i suoi demoni.

Prima di guardarsi nuovamente intorno alla ricerca di un pilota capace di reggere il confronto, Red Bull ha consapevolezza di avere in casa un pilota che tutto sommato assicura un sostegno sufficiente al numero 1 senza metterlo mai in difficoltà. Sino a che la scuderia austriaca non avrà eguali, Perez, forse, portrà dormire sogni abbastanza tranquilli.


Autore: Vanessa Caputo – @calliopve

Immagini: Oracle Red Bull Racing

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Vanessa Caputo