Formula 1

Il metodo Vowles per rilanciare la Williams

La F1 è spesso, in maniera colpevole, lo sport dei grandi team. Ci si focalizza oltremodo sulle gesta di chi sta là davanti quasi dimenticando cosa accade nelle retrovie dove si lotta punto su punto, nelle aree in cui, sovente, i conflitti sportivi si consumano per provare a strappare pochi punti che per i colossi sono un dettaglio quasi insignificante ma per certe realtà, come ad esempio la Williams, sono mattoni portanti che significano miglioramento delle posizioni in classifica e aumento dei dividendi stagionali.

Nel sottobosco della categoria, che non è affatto zona meno nobiliare della vetrina in cui sono esposti pezzi pregiati come Red Bull, Mercedes e Ferrari, si scrive la storia di una nobile decaduta che, passo dopo passo, sta provando a risalire la china dopo anni funestati da crisi finanziarie, cambi di proprietà, avvicendamenti delle figure apicali e instabilità tecnica. 

Sarebbe operazione troppo lunga quella di ripercorrere le vicende che hanno caratterizzato un sodalizio che calca i circuiti della Formula 1 da oltre quarant’anni. Basta tornare indietro di tre anni, al 2020, momento in cui la squadra passa di mano al gruppo Dorilton Capital in una stagione nefasta da zero punti in classifica. E’ quello lo switch dal quale inizia la nuova era di una squadra che ha seriamente rischiato di sparire.

L’anno successivo sale in sella Jost Capito, ma la sua ristrutturazione non soddisfa i vertici che, sul nascere del 2023, operano una drastica sterzata dirigenziale cooptando James Vowles, ex capo tattico della Mercedes che assume il ruolo di team principal.

Charles Leclerc supera Logan Sargeant nei primi giri del GP di Spagna

L’ingegnere di stanza a Brackley prima ancora che Daimler AG acquisisse le strutture s’è trovato dinnanzi molte macerie da dribblare e da rimuovere prima di iniziare a costruire. Cosa che avrebbe scoraggiato un titano, ma non chi possiede ambizioni da vendere e un bagaglio conoscitivo di prim’ordine. Quando Vowles ha messo piede a Groove non ha potuto non notare la differenza tra una struttura incompleta e la realtà nella quale era precedentemente calato. 

In Williams ci sono tante di quelle cose da fare che quasi non si sa da dove iniziare. Eppure il metodo Vowles ha cominciato a dare i suoi frutti, anche a livello tecnico. Attualmente l’equipe è settima in classifica con un bottino di 21 punti e riesce a tenere alle spalle realtà come Alfa Romeo, Haas e soprattutto AlphaTauri che gode di un legame strettissimo con la Red Bull. La sesta piazza, occupata dalla Alpine, è lontanissima e probabilmente irraggiungibile. Quindi lo scopo per le ultime otto gare è sedimentare il piazzamento così da ottenere qualche dollaro in più in dividendi. 

Un po’ d’aria fresca per un gruppo che comunque ha superato le ristrettezze finanziarie recenti. Ma piazzarsi in prossimità del centroclassifica è soprattutto un’iniezione di fiducia che formalizza i progressi che si stanno compiendo con un lavoro che finalmente è figlio di una visione organica e non della necessità di adattarsi alle difficoltà tecniche fiscali. 


Williams: la svolta spagnola

C’è un momento della stagione della scuderie inglese che può essere considerato uno switch psicologico. Durante il Gp di Monaco, complice l’assenza di vie di fuga, alcuni incidenti avevano svelato i sottoscocca di diverse auto. Le topiche di Sergio Perez e Lewis Hamilton avevano determinato il sollevamento a mezzo gru della RB19 e della W14 di cui si poterono apprezzare i lavori di cesello aerodinamico.

Stessa sorte capita di lì a poco alla Ferrari SF-23. Vetture che mostravano linee più o meno complesse che denunciavano l’enorme lavoro fatto in galleria del vento. Qualche gara dopo, in Spagna per la precisione, toccò alla FW45 mostrare al mondo aree solitamente ben celate.

Il sottoscocca della Williams FW45

Dall’immagine in alto si evince che le forme sono meno lavorate, cosa che scatenò la critica che, come spesso capita, di è lanciata in giudizi lapidari individuando nella semplicità di quell’area nevralgica i motivi delle performance non brillanti di una vettura che oggi sta dimostrando di poter dire la sua, specie su alcune piste. James Vowles, in difesa dei suoi tecnici, dovette pubblicamente prendere parola per porre fine a certe fastidiose illazioni che il prosieguo del campionato ha smentito con i risultati. 

L’ex Mercedes ha impostato il lavoro da team principal alla massima trasparenza mediatica sin dal primo giorno. Appena approdato in Williams non ha esitato a dire che il team era attardato di vent’anni rispetto ai team d’avanguardia. Parole espresse a febbraio. Nel frattempo l’equipe ha fatto passi da gigante potendo permettersi di programmare più serenamente il futuro e di affrontare il resto dell’annata senza troppi assilli.

La macchina che abbiamo attualmente non sarà sviluppata”, ha spiegato Vowles. “A differenza di Haas, che è un avversario forte, non abbiamo più nulla in arrivo per il resto dell’anno, quindi dobbiamo cercare di raccogliere i punti che saranno a nostra disposizione quando saranno disponibili per noi”.

Una politica che replica quella dei top team che hanno già dirottato risorse finanziarie e tecniche sui modelli 2024. Una strategia che denuncia sicurezza nei propri mezzi e una certa dose di ambizioni che dalle parti di Grove era stata smarrita negli anni della “resistenza”. 

Al momento siamo in una feroce battaglia per un posto tra la decima la settima posizione. Voglio che la squadra sia in lotta per le posizioni lassù e non puoi farlo sviluppando continuamente ciò che hai al momento. Lo fai pensando al futuro. Questo avrà un costo, potenzialmente anche andando indietro per un anno ma per andare avanti di nuovo in futuro“.

James Vowles, team principal della Williams Racing

L’ultimo passaggio è la summa del Vowles-pensiero: un mix di ambizioni e di pragmatismo che sta mettendo anche fuori dal team visto che si è fatto rappresentante della visione delle scuderie di media bassa classifica che chiedono una revisione del budget cap per consentire a chi è in ritardo di colmare il gap infrastrutturale con le franchigie che tirano il carro.

Per ora le continue pressioni dell’ingegnere non hanno sortito effetti poiché i top team non ci vogliono sentire, ma sia in FIA che in Liberty Media inizia a serpeggiare l’idea che sia necessario ritoccare qualcosa per arrivare a quella categoria dai valori tecnici piatti che genera più spettacolo ed imprevedibilità.

Sarà un cammino lungo e dagli esiti non scontati, ma va registrato che James Vowles, al primo anno come dirigente sportivo plenipotenziario, si è distinto per il lavoro svolto. Se si potesse dare un premio all’MVP dei team principal la scelta, con ogni probabilità, dovrebbe ricadere sul 44enne di Felbridge


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Williams Racing

Condividi
Pubblicato da
Diego Catalano