La giornata di ieri, per certi versi, è stata surreale sul fronte della comunicazione. Voci incontrollate, ma riprese ed amplificate da certi organi media, avevano alimentato un’idea, abbastanza strampalata, che aveva preso corpo nel paddock del Gran Premio del Messico: Fernando Alonso sarebbe in procinto di mollare Aston Martin. Uno scenario suggestivo ma assai irrealistico. Anche perché il dispaccio voleva l’asturiano non ritirarsi ma approdare nientepopodimeno che in Red Bull al posto di Sergio Perez.
Che la posizione del messicano, autore dell’ennesima topica di una stagione davvero da cestinare quasi nel complesso, sia più che traballante è un fatto. Ma se proprio a Milton Keynes dovessero spingere per un cambio clamoroso, le opzioni da percorrere sarebbero altre e ricondurrebbero al nome di Daniel Ricciardo che proprio all’Hermanos Rodriguez ha fatto intravedere nuovamente tutto il suo enorme potenziale con una qualifica e una gara che lo hanno reso di sicuro uno degli MVP del weekend.
La suggestione sarebbe forte, inutile dirlo: un tre volte iridato ancora giovane, affamato, velocissimo che se la dovrebbe vedere a parità di mezzo con il vecchio leone che rincorre il terzo alloro iridato da quasi vent’anni. Piloti fortissimi con personalità tracimanti che renderebbero la Formula Uno ancora più gagliarda. Roba che ci ricorda molto l’interventismo di Bernie Ecclestone che si divertiva a favorire cambi di casacca per rendere il tutto più esplosivo.
Ma quella stagione, almeno apparentemente, è morta. Oggigiorno contano il pragmatismo e l’utilitarismo. Red Bull ha definito un modello vincente stabilendo una struttura che mette al centro delle sue interconnessioni proprio il ventiseienne di Hasselt che ha sistematicamente randellato i suoi compagni di squadra in virtù di un talento cristallino ma anche di condizioni ben chiare che non favoriscono il collega che, solitamente, ha una cifra tecnica inferiore.
Una scelta voluta e rincorsa con convinzione dalle figure apicali della scuderia anglo-austriaca che, nell’ipotetico ingaggio dello spagnolo, decostuirebbero un’intelaiatura che ha funzionato sin dal giorno del debutto nella massima serie. Solo questa valutazione storico-organizzativa basterebbe per “debunkare” una notizia che tale non è e che è cresciuta col passaparola arricchendosi di dettagli che invero non esistono. Se poi arriveranno conferme e la boutade si trasformerà in atto concreto saremo i primi a fare ammenda.
Le voci, che nascono dalla Spagna, sono state alimentate probabilmente da una Aston Martin in crisi apparentemente irreversibile. Il paziente, la AMR23, non risponde alle cure. Dopo una partenza a fionda che aveva piazzato la scuderia di Silverstone stabilmente nelle zone alte della classifica rendendola agli occhi di molti l’unica credibile avversaria della Red Bull, lo slancio si è esaurito. Gli update installati sulla macchina – e non sono stati pochi – non hanno sortito effetti sensibili. Mentre le concorrenti (Ferrari, Mercedes e McLaren) progredivano di gara in gara, la “verdona” rimaneva piantata sul posto.
Il Gran Premio del Messico è lo specchio delle ultime tendenze. La squadra di Lawrence Stroll chiude con un doppio zero in classifica dopo un weekend degli Stati Uniti altrettanto deludente. Eppure aveva debuttato un altro pacchetto di aggiornamenti che, nei fatti, non ha offerto i riscontri sperati.
In un contesto non di certo esaltante, le cose in F1 cambiano repentinamente se non si centra la giusta vena di sviluppo, Alonso prova a rimanere lucido invece di rincorrere chimere improbabili che portano a Milton Keynes. E sa che per inseguire la vittoria (per ora di tappa, per il titolo è un altro e ben più grande discorso) bisogna lavorare per riportare fuori dalle sabbie mobili la scuderia inglese.
“Non è un funerale quello che intravedo quando parlo con la stampa, lavoriamo più che possiamo e non siamo contenti della situazione, non è la posizione che vogliamo ma lavoriamo molto duramente per invertire questa situazione”. Queste le parole che l’asturiano ha rilasciato alla testata spagnola AS.
“A volte si impara di più dalle difficoltà che dai festeggiamenti. È un momento difficile e cerchiamo di fare tutti i test possibili per dare più informazioni in fabbrica e cercare di concludere con un buon risultato, non con una serie negativa. Penso che la situazione possa essere invertita, restano tre circuiti diversi che possono darci maggiori informazioni sull’auto. Dipenderà da cosa capiremo della macchina”.
Il pilota di Oviedo pensa alla stagione in corso e non riesce a nascondere un pizzico di delusione per una frenata brusca che sta rappresentando una vera e propria corsa all’indietro nella classifica piloti. “Nel campionato perderò un paio di posizioni. E’ incredibile che siamo davanti a Ferrari o George o Lando. Perderemo quelle posizioni perché hanno una macchina molto veloce. Vedremo cosa riusciremo a fare”.
Non si tratta di normalizzazione alla sconfitta, né di assuefazione alla stessa. E’ puro realismo, ciò che serve per impostare un 2024 diverso che servirà da avvicinamento al 2026, l’anno in cui il la squadra anglo-canadese si congiungerà con Honda per provare a creare un pacchetto solido e vincente e sostituire magari la Red Bull nelle gerarchie visto che questa sarà alle prese con una motorizzazione autoprodotta che potrebbe recare con sé diverse difficoltà di gioventù.
La summa del pensiero alonsiano è raccolta in questa breve affermazione che ha chiuso l’intervista: “Se non finiamo in modo competitivo non dobbiamo litigare. Impareremo. Se dobbiamo ripartire dalla pit lane, sappiamo che sarà utile”. Nando si riferisce ovviamente ai recenti cambi di assetto che hanno rotto il Parco Chiuso.
Ma nelle sue parole si può leggere anche una proiezione verso il futuro. Aston Martin è un team in piena ristrutturazione, con una sede appena inaugurata e in via di completamento, una galleria del vento che sta per debuttare e un parco tecnici che si rafforza con entrati di primo calibro.
Serve pazienza e bisogna credere in una visione. Cosa che Alonso ha fatto quando ha accettato la proposta di Stroll e che continua a fare dimostrandosi un gran capitano di vascello. Per tale ragione le sirene – immaginarie – che intonano ammalianti canti da Milton Keynes non verranno seguite.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Aston Martin, Scuderia AlphaTauri