Andretti ce l’ha fatta. No, Andretti ha vinto solo una tappa in un tour de force molto più estenuante. La FIA, dopo aver promosso, verificandone nel merito i requisiti tecnici e fiscali, la candidatura di Andretti Formula Racing LLC, ha trasmesso tutto l’incartamento alla Formula One Management (FOM) per le necessarie discussioni commerciali.
Da questo passaggio chiave dipenderà il futuro della cordata americana in F1. E qui comincia il difficile. Anche se Place de la Concorde è stata molto chiara nello stabilire criteri rigorosi per l’ingresso, si è comunque limitata ad approvare solo le iscrizioni che soddisfacevano i paramenti che dimostravano che avrebbero aggiunto valore allo sport.
Vero, dunque, che Andretti Formula Racing LCC era l’unica entità che aderiva ai criteri di selezione stabiliti sotto tutti gli aspetti materiali, ma la FOM potrebbe pretendere di più in un contesto che non è proprio sereno. I team e Liberty Media non hanno apprezzato lo slancio di Mohammed Ben Sulayem poiché vogliono proteggere il business basato sulle dieci franchigie sportive; un modello che è stato in grado di superare la crisi che la F1 ha conosciuto a causa della pandemia e che sta generando tutt’oggi profitto ad alta intensità.
Il timore è che il giocattolo possa rompersi e che i 200 milioni totali da pagare per chi entra siano un obolo che non crea ricchezza strutturale. La questione è semplicissima: anche se la FIA ha fatto tutti i passi restando nell’alveo del regolamento potrebbe profilarsi una guerra legale che rischia di rallentare o addirittura di rendere vano il processo di allargamento. Potrebbe succedere, in parole povere, che il team entrante ottenga l’approvazione di base tecnica (cosa verificatasi), ma non quello della FOM per mancati accordi commerciali.
A questo scenario si associa anche il nodo clausola anti diluizione. Oggi è fissata a 200 milioni di dollari, allo scadere della versione attuale del Patto della Concordia (2025, ndr), potrebbe salire a 600, come si vocifera ormai da molto tempo.
Una potenziale guerra di ricorsi e appelli non è da escludere. Ben Sulayem ne era consapevole già qualche settimana fa quando fu interrogato sulla vicenda. Il manager emiratino, dinanzi a questa prospettiva, aveva fatto spallucce quando aveva detto “[…] Cosa succede se una delle squadre richiedenti ci porta in tribunale? Sto solo attuando le regole“.
Proprio sull’arco temporale si sta giocando la partita decisiva. Le squadre spingono per prendere tempo e per aspettare che il Patto della Concordia scada in modo da redigerne uno nuovo imponendolo ad Andretti che si troverebbe a triplicare le spese d’ingresso. Cosa che potrebbe portare a clamorosi ripensamenti o alla guerra di carte bollate di cui sopra, visto che gli americani faranno valere la data di accettazione della FIA ritenendo che la nuova carta regolatrice non possa avere valore ex tunc, ossia retroattivo.
Nella sua avventura, Andretti sarà accompagnato da Cadillac, gruppo afferente al mondo General Motors. In prima battuta, però, sarebbero dovuti essere i motori Renault ad equipaggiare le monoposto a stelle e strisce, ma ad oggi siamo dinanzi ad uno stop abbastanza netto. Fino a qualche settimana fa la situazione era la seguente: Andretti avrebbe dovuto ottenere il propulsore Alpine probabilmente rinominato col marchio Cadillac, un’operazione già vista molte volte in F1.
La cosa sarebbe servita al gruppo americano per creare un reparto powertrains e per progettare e costruire un propulsore proprio. Chiaramente si sarebbe trattato di un cronoprogramma di lungo termine che poteva valicare il 2026, anno in cui ci sarà la rivoluzione motoristica alla quale i costruttori presenti in F1 – o che stanno per sbarcare come Audi – stanno già alacremente lavorando.
Ma c’è un nuovo ostacolo: l’accordo con Alpine non è più valido essendo scaduto poiché si presupponeva che venisse concessa la possibilità di entrare in Formula 1 prima di una certa data. Bruno Famin, vicepresidente del gruppo francese, ha spiegato che l’unica soluzione sarebbe rinegoziare l’intesa daccapo. Cosa non ancora avvenuta e che di fatto rende monco il progetto Andretti che, ad oggi, non ha un propulsore su cui poter contare.
C’è poco da fare al momento: finché Andretti non troverà un accordo con la FOM i transalpini della Losanga non si siederanno a nessun tavolo. Né lo faranno gli altri motoristi che potenzialmente potrebbero essere attratti da un’altra fornitura. Ovviamente non si tratta di una chiusura totale. Lo stesso Famin ha ammesso che non sarebbe un problema concedere le power unit francesi che poi verrebbero brandizzate. Questa era la base del pre accordo e la si potrebbe riproporre appena Andretti avrà il lasciapassare della FOM. A meno che la cordata yankee non guardi altrove. E qualcuno fa il nome della Ferrari che dal 2026 sarà orfana della Sauber.
Oltre all’incertezza relativa al futuro di Andretti in Formula Uno, fatto che dipende dagli accordi che riuscirà a stringere con i team e con la FOM, il gruppo americano sta prendendo tempo perché potrebbe essere obbligato a scendere in campo soltanto dopo il 2026. Lo si era accennato in apertura di questo scritto: l’attuale clausola anti-diluizione è pari a 200 milioni di dollari; cosa che genererebbe un introito di soli 20 milioni di dollari per scuderia. Una cifra ritenuta troppo bassa e che non crea quel valore aggiunto strutturale che è il cruccio di Liberty Media Corporation.
Le dieci squadre attualmente presenti nel Circus vogliono garanzie. La prima è che Andretti – Cadillac riesca ad aumentare il valore intrinseco del brand Formula Uno con la sua sola presenza. La seconda è che pretendono la rassicurazione, condivisa da FIA e soprattutto Liberty Media, che il gruppo sia competitivo e non rappresenti quella Cenerentola che becca distacchi siderali dalla concorrenza poi colmati in anni di recupero. Fattore il cui successo non è scontato.
Sono questi elementi – o piuttosto la rassicurazione che sugli stessi le criticità vengano superate – che potrebbero far slittare l’ingresso degli Andretti che inizialmente era previsto nel 2025. Un riassetto necessario per rendere la candidatura solida, per capire se iniziare a prodursi in casa il motore e soprattutto per adeguarsi al nuovo e più premiante (per i soggetti attualmente presenti) Patto della Concordia. Oggi, 16 ottobre 2023, la certezza che la F1 sarà allargata ad undici squadre non può esservi. Serve un lavoro politico molto profondo per arrivarci.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Andretti, FIA
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pour moi Andretti devrais prendre les moteur Honda il travail avec -