La F1 è sempre sotto polemica, la FIA anche. Domenica sera Ferrari e Mercedes sono state squalificate. Parliamo delle auto numero 16 e 44 che, a seguito di un controllo della federazione internazionale, sono state giudicate irregolari. L’anomalia riscontrata riguardava il pattino posto al di sotto del fondo. Parliamo di una componente delle vetture che di fatto risulta utile per analizzare le altezze da terra utilizzate da un team durante un fine settimana di gara. Per farla più semplice possibile, terra terra: se una scuderia abbassa oltre i limiti consentiti una monoposto per avere più carico lo skid block si consuma eccessivamente.
Considerando che in Texas faceva presenza la F1 Sprint, la sola ora di prove libere a disposizione per tecnici e ingegneri ha limitato non poco l’affinamento della messa a punto. Il Cavallino Rampante, come fa solitamente, sceglie un ride height al limite per poi eventualmente modificarlo in corso d’opera. Tuttavia durante le Fp1 non c’era tempo per effettuare prove high fuel e sebbene alla fine della sessione la rossa abbia alzato la vettura il provvedimento è risultato del tutto insufficiente. Il motivo è semplice: gli innumerevoli bum presenti al COTA hanno consumato oltre la media il pattino. Risultato? per pochi decimi di millimetri è arrivata la sanzione peraltro inappellabile.
Sino a qui il tutto potrebbe essere definito più che corretto. D’altronde le regole vanno rispettate e quando non lo sono la punizione è più che giusta. Dire qualcosa di diverso non sarebbe corretto. Tuttavia c’è un fatto che va necessariamente analizzato in quanto, sino a prova contraria, il corpo normativo che regola le altezze da terra dovrebbe valere per tutti sempre. Per far si che tale scenario accada i controlli vanno fatti a prescindere da pista, pilota o vettura. Questo è l’unica maniera per non fornire vantaggi a nessuna squadra in nessuna gara. Peccato che così non è…
Una volta letto il breve resoconto dei tre paragrafi precedenti un quesito sorge spontaneo. Lo fa in merito alla mera modalità di gestione sulle verifiche del post gara. Perchè mai la Federazione Internazionale deve controllare random solo un ristrettissimi numero di monoposto? Cosa significa che “il processo dei controlli casuali è oramai in vigore da diversi anni e serve per non dare riferimenti ai team sulle componenti che verranno esaminate”? Facendo questo cosa si ottiene? Non credo serva spiegarlo ma lo facciamo lo stesso: quando una verifica non è certa una squadra può rischiare sperando che non venga monitorata. Questo è l’unico risultato.
Questo atteggiamento della FIA di certo non fa “spaventare” gli ingegneri che di riflesso non cercano a tutti i costi una regolarità estrema su tutti i parametri tecnici passibili di verifica. Al contrario, come detto, potrebbero decidere di tentare la sorte azzardando impostazioni al limite. Crediamo che anche su questo punto possiamo essere tutti d’accordo, insomma. Ma gli uomini capeggiati dall’ex ferrarista Nicholas Tombazis non la pensano così. Il fatto, lo dice nota diramata, è che per loro i controlli da realizzare all’interno del weekend sono molti (troppi) e in qualche modo coprire tutte le aree è impossibile soprattutto quando le corse sono in rapida successione.
Quindi, se abbiamo capito bene, il tutto si riduce all’impossibilità di svolgere il compito completo per mancanza di tempo, in quanto montare e smontare diverse componenti per tutti le verifiche del caso richiede tempistiche assai lunghe. Ora, partendo dal presupposto che senza dubbio le cose stanno come dicono e per quanto ci riguarda, assistendo in presa diretta al alcuni esami specifici sulle vettura possiamo confermare quanto detto, limitare i ad alcune vetture come fatto ad Austin (auto di Leclerc, Hamilton, Verstappen e Norris) non è certo l’unica soluzione disponibile.
Di sicuro non sarà facile cambiare le cose perchè il “carrozzone” della F1 non corre rapido solo in pista. Il tempo è sempre poco, tutto vero. Ciononostante rimpolpare il personale e contestualmente allargare la permanenza durante la giornata potrebbe risolvere le cose. Sì perchè alla fine se il 50% delle auto analizzate erano irregolari, è possibile che molte altre lo fossero, a cominciare dalle vetture dei compagni di squadra dei piloti puniti. In tutto questo una considerazione finale che apre scenari su altre tematiche.
Ispezionare tutti vorrebbe dire togliere del tempo ad altre cose. Potrebbe pertanto generarsi un confitto che andrebbe ad inficiare negativamente sul resto del programma. Pensandoci bene, non serve nemmeno scriverle, ci sono tante cose che in questa F1 attuale occupano parecchio tempo e di fatto servono solo a perorare la causa primaria della governance: produrre quanti più soldi possibili. Un must al quale non si rinuncerà mai e con il passare del tempo risulterà sempre più importante. Ecco perché la causalità dei controlli resterà in vigore, “scusa perfetta” (ironia) per giustificare l’ingiustificabile.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – FIA