Essere o non essere F1? La F1 è il contenuto o il contenitore? Quando arriva Natale, e non siamo poi così distanti dal 25 dicembre, l’ansia del regalo, soprattutto per i più piccoli, raggiunge vette incredibili. E il rito laico più gioioso è certamente scartare i regali per scoprire cosa nascondono quelle forme e quelle dimensioni. Per gli appassionati la F1 è un regalo. Possono vedere sfrecciare bolidi velocissimi in tante tappe in giro per il mondo.
Il problema è che ormai da quasi due anni “l’inscatolamento”, il pacchetto (per dirla in inglese il “packaging”) è diventato sempre più scintillante, con carta sempre più pacchiana, nastri qua e là, un sacco di cartone bello spesso, cromature di plastica… poi però apri la scatola e ci trovi poco o nulla. E in Messico questa sensazione che ho descritto mi è parsa ulteriormente accentuata. I motivi sono tanti, e non si può puntare il dito solo contro un legittimo dominio sportivo. Nel senso che in ogni sport c’è chi è più bravo e legittimamente vince.
Il problema è quell’insieme di norme cervellotiche, sanzioni, limitazioni, parchi chiusi, interpretazioni dei commissari di pista, impossibilità di fare test liberamente, budget cap e tante altre cose che si incastrano in un buco nero che assorbe qualsiasi passione. E checché ne dica Domenicali, quando parla della F1 che si deve aprire ai giovani, ipotetici soggetti a cui piacerebbe anche il formato sprint (nel frattempo si parla di una sua terza revisione, segno che proprio non piace, a dispetto del vangelo di Liberty Media) sembra sempre più dire cose lontane dalla realtà.
Una narrazione costruita a tavolino come una cortina fumogena per nascondere il vero obiettivo (tra l’atro legittimo per chi fa impresa), cioè spremere soldi dal Circus. Il problema è come mescolare questo con il fatto che, comunque, la F1 è uno sport, e non uno spettacolo. Questo il grande equivoco su cui ci siamo soffermati spesso. Ne parla Mario Donnini sul suo recente editoriale su Autosprint. E il suo atto d’accusa sulla scarsa trasparenza della F1 è chirurgico. Almeno una frase la riporto integralmente:
“E poi bisognerebbe farla finita con gli slogan a disco rotto che ripetono, come se fulminati, i padroni della F.1 e i rispettivi lecchini e famuli. Della serie, “indietro non si torna, le epoche sono cambiate, i mercati vanno ampliati, nessuno è sicuro in questa F.1, men che meno i teatri di gara più prestigiosi e tradizionali, perché dobbiamo alzare l’asticella”. Cioè, parcheggiate il disco volante e guardate la realtà, che giorno dopo giorno vi è contro e vi smentisce, cari padroni del vapore. State rovinando la F.1, altro che storie”.
Lo stesso Donnini va poi al cuore del problema, cioè che in realtà la F1 sta perdendo di interesse in maniera anche assai rilevante. Ad esempio con un report di Buzz Radar di poche settimane fa, il quale specifica come la crescita nei cosiddetti “livelli di conversazione” sia stata robusta sino all’anno scorso, tuttavia nell’ultimo anno e mezzo fra le varie piattaforme sociali c’è stato un crollo a dir poco drammatico. Concordo ovviamente con lo stesso editorialista quando ci ricorda il pubblico verso cui punta Liberty Media.
Parliamo di non veri e propri appassionati, ma di tifosi occasionali pronti a farsi spennare allegramente. Sempre tornando alle cifre in caduta libera sui social (riportate da Donnini), queste sono ormai un vero e proprio termometro di quanto sia apprezzato o meno un evento, compresa la F1. E purtroppo per il Circus le “menzioni” si sono ridotte di quasi un terzo rispetto a quelle del 2022 (70%), la metà per quanto riguarda i nuovi followers (46%), ed ancora 1/3, considerandone la portata (64%).
Pare quindi evidente il motivo per il quale, recentemente, Domenicali non ha più parlato del nuovo pubblico, non ha tirato fuori la bellezza delle gare sprint, alcuni piloti si sono espressi chiaramente contro (in particolare Max Verstappen) e soprattutto si parla, come accennavo prima, di un nuovo cambio di format per le gare sprint. Ecco, mettiamola così, giusto per essere ottimisti…
Siamo nel periodo dell’anno dell’estate fredda dei morti (come definisce Novembre alle porte, nelle ultime righe dell’omonima poesia, il Pascoli). Il dubbio che ti assale, che ti resta, che ti rimane come retrogusto nell’animo è che stiamo assistendo ad uno spettacolo morto. E, per ora, non si intravvede alcuna resurrezione, ma un trito e ritrito rumoreggiare di un meccanismo che sembra sempre più fagocitare se stesso. Sino all’auto-estinzione.
SF-23. Voto: grazie Binotto! Sì, di nuovo, lo ridico, e vi prego, non prendetemi come un disco incantato. Grazie al novello vendemmiatore (a proposito, non doveva essere nominato team principal di qualche scuderia?) abbiamo una monoposto totalmente indecifrabile. Tu pensa che i tecnici ormai non sanno (e non capiscono come mai) se e quando va forte e se e quando va lenta.
E talvolta va pure più forte perdendo punti di carico. Insomma, una cosa davvero “mostruosa”. E guardate che bisogna impegnarsi tanto per avere codesti egregi risultati. Non siete d’accordo?
Leclerc-Sainz. Voto: si parlano? Al di là delle dichiarazioni di facciata, delle foto strampalate sui social, dei giochini per bambini, delle foto con magliette e capellini e caschi celebrativi per farli comprare a noi tifosi, quei due si parlano? A giudicare dalla partenza capolavoro del Messico parrebbe proprio di no.
Prima fila Ferrari. Voto: Azz. A Londra i bookmaker si stavano infervorando per capire quanti giri sarebbe durata la Ferrari davanti a Verstappen. Potete immaginare la loro delusione quando dopo 300 metri Max era già davanti e tanti saluti…
San Checo Perez. Voto: troppa grazia. Continuare così, grazie. A parte gli scherzi, è chiaro che il secondo pilota Red Bull sia ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
Vasseur. Voto: sta alzando la voce. Ci sono due cose interessanti. In netta controtendenza con il suo predecessore, non le manda a dire e parla in modo chiaro dei problemi Ferrari; inoltre i toni stanno diventando sempre più decisi. Si starà Arrivabenizzando? Non credo. Più che altro, ha capito che c’è il problema di un muretto insufficiente alla bisogna e che ora ci si mettono pure i piloti a fare le bizze, quindi bisogna riportare tutti all’ordine. Speriamo bene.
Mercedes che sfotte Ferrari per le medie di Hamilton che avrebbero dovuto usurarsi. Voto: mille chilometri di test illegali.
Gli anglo tedeschi sui social talvolta hanno un senso dell’umore tutto loro e di difficile comprensione, almeno per il sottoscritto. In ogni caso, quando perculano la Ferrari sugli pneumatici, sfottò per sfottò (cosa più che legittima, ci mancherebbe), basta tirare fuori dal cilindro il fatidico scandalo post Barcellona 2013, quello dei famosi 1000 chilometri di test illegali. Non va in prescrizione, mi spiace. Zitti e fate da bravi, su!
Norris. Voto: non sarà forse un pelino sopravvalutato?
Sanzioni & co. Voto: Andreotti. Mi spiego meglio. Quando vedo possibili sanzioni e riscontro che quasi sempre colpiscono i team più deboli, o quasi mai quelli più forti (eccetto Ferrari, ma questa è un’altra storia) mi viene sempre in mente l’immortale motto di Giulio Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso s’indovina”.
Le botte fra tifosi nelle tribune. Voto: bruttissima pagina.
Rumor esplosivi. Voto: calma e gesso. Di solito quando una voce circola nel paddock (abbiamo conferme dirette) qualcosa di vero c’è… anche se restano tanti, troppi punti interrogativi. Nel frattempo io e il collega Marco Santini, anche se per motivi diversi, abbiamo acceso ceri in chiesa e stiamo pregando i nostri angeli custodi di far sì che Alonso vada in Red Bull. Sarebbe perfetto. Assolutamente perfetto…
PS.: arriva il Brasile, la schifezza sprint, e la curiosità di vedere se dentro il pacco troveremo qualcosa di diverso. A questo siamo arrivati…
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi