Formula 1

F1 allargata: il nuovo Patto della Concordia può sbloccare l’impasse

Ogni giorno la vicenda Andretti si arricchisce di nuovi particolari. Il gruppo americano aveva ricevuto il placet dalla FIA che, dopo aver promosso la candidatura  verificandone nel merito i requisiti tecnici e fiscali, aveva trasmesso tutto l’incartamento al Formula One Management (FOM) per le necessarie discussioni commerciali. 

Da questo passaggio chiave che non s’è ancora compiuto dipenderà il futuro della cordata americana in F1. E qui comincia il difficile. Anche se Place de la Concorde è stata molto chiara nello stabilire criteri rigorosi per l’ingresso, si è comunque limitata ad approvare le iscrizioni che ottemperavano ai parametri stabiliti. 

Le dieci squadre attualmente presenti nel Circus non hanno mai mostrato troppo entusiasmo per l’allargamento della griglia di partenza. E pretendono pertanto delle garanzie. La prima di queste è che Andretti – Cadillac riesca ad aumentare il valore intrinseco del brand Formula Uno con la sua sola presenza. 

La seconda riporta alla necessità di essere rassicurati, idea condivisa da FIA e soprattutto Liberty Media, sul fatto che il gruppo sia competitivo e non rappresenti quella Cenerentola che becca distacchi siderali dalla concorrenza poi colmati in anni di faticoso recupero. Fattore il cui successo non è scontato. 

Michael e Mario Andretti

Sono questi elementi che potrebbero far slittare l’ingresso degli Andretti nel Circus che inizialmente era previsto nel 2025. Un riassetto necessario per rendere la candidatura solida. Elemento che passa attraverso l’ottenimento di una fornitura di propulsori visto che Cadillac, in prima battuta, potrebbe limitarsi a metterci solo il marchio. Per ora il preaccordo con Alpine è stato messo in ghiacciaia e altre valutazioni sono in corso.

Andretti e General Motors vogliono capire se iniziare a prodursi in casa il motore sia un’opzione percorribile e soprattutto realizzabile a strettissimo giro. E mentre si lanciano in questi ragionamenti devono probabilmente mettere in conto di doversi adeguare al nuovo e più premiante (per i soggetti attualmente presenti) Patto della Concordia. Perché la questione sta tutta qua. 


F1: i team presenti vogliono che la scuderia entrante pareggi il valore di quelle presenti

Clausola anti diluizione. E’ questo l’elemento attorno al quale ruota la vicenda. Con 200 milioni di dollari (il valore attuale) i team non pensano di essere tutelati in maniera strutturale. Ecco perché la nuova versione del Patto, che andrà in vigore nel 2026, potrebbe vedere la triplicazione della somma. L’impatto della presenza di un team nuovo si farebbe sentire sui dividendi previsti dall’accordo che regola la Formula 1.  

A ben vedere non si tratterebbe di ammanchi clamorosamente elevati, la riduzione percentuale pro capite sarebbe molto limitata considerando gli introiti odierni. La perdita andrebbe dai circa sette milioni per chi vince il Costruttori ai tre per chi arriva decimo in classifica. I 20 milioni ottenuti dalla clausola anti diluizione coprirebbero almeno tre annate per un top team e sette per una squadra di piccola fascia. Ma se Andretti aumentasse il livello generale del marchio F1 non vi sarebbero perdite ma addirittura aumenti degli introiti. 

Questa ipotetica caduta di introiti commerciali è il motivo per il quale il Patto della Concordia 2021-2025 includeva la famosa tassa di diluizione di 200 milioni di dollari, obolo destinato a coprire eventuali perdite di ricavi per diversi anni. Il timore dei team principal è che, dopo una fase di espansione seguita al covid e alla crisi inflattiva, il livello generale della Formula 1, in termini di attrattiva e correlati tassi di spartizione, possa afflosciarsi. 

Considerando le cifre relativamente esigue di cui sopra, la partita, in realtà, è un’altra. Le “dieci sorelle” temono che il valore dei team possa deprezzarsi. Non sono gli introiti calanti a preoccupare , la questione è la svalorizzazione presunta di ogni singola franchigia. Ed è questo che il nuovo Patto della Concordia vuole evitare. 

Si stima che, in media, un sodalizio presente in F1 valga circa un miliardo di dollari. L’attuale clausola d’ingresso rappresenterebbe un’anomalia visto che porrebbe a soli 200 milioni il valore di una singola equipe. I seicento milioni di cui si parla ormai da mesi servirebbero per avvicinare il valore del richiedente a quello medio dei presenti. Messa così, in effetti, non fa una piega. 

Toto Wolff (Mercedes AMG) e Christian Horner (Oracle Red Bull Racing)

F1: i team vogliono tutelare il cerchio magico dei dieci

La questione è semplice: la F1 non è chiusa al nuovo, ma vuole che questo subentri acquisendo o affiancandosi ad una realtà già operante. I modelli di riferimento sono la Williams che è stata acquisita dal fondo Dorilton Capital e quello della Sauber che si è aperta alla fusione con Audi (l’operazione è questa in soldoni, non si tratta di una semplice partnership); due soggetti che portano capitali freschi, nel caso di Grove, e competenze che elevano il livello tecnico della categoria. Ovviamente con riferimento alla casa di Ingolstadt.

Messa in questi termini per Andretti la partita sembra chiusa. Così non è, con la giusta offerta il castello di reticenze messo in piedi dai dieci può crollare. Chris Horner, uno che sa come girano le cose, ha fatto capire che è tutta questione di soldi e che ogni squadra è sensibile a questa materia. Passare da dieci a undici player comporta un contraccolpo che in qualche modo va assorbito. FIA, FOM e team devono approntare un paracadute, un provvedimento che dovrebbe essere inserito nel Patto 2026 e che impone agli americani di alzare notevolmente la tassa d’ingresso da conferire.

Gli Andretti proprio di questo stanno discutendo con la FOM e per tale ragione hanno congelato l’accordo con Renault per ottenere i propulsori. Ci si sta rendendo conto che l’ingresso può concretamente spostarsi al 2026 quando opererà il nuovo regime finanziario. Le contrattazioni sono in corso e ad oggi l’idea che la F1 si possa allargare non è tramontata. La vittoria del contest FIA non è un elemento marginale, è una tappa su un cammino molto duro che, rimodulato rispetto alle iniziali prerogative, può portare a soddisfare di tutte le parti in causa. 


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Mercedes AMG F1 Team, Oracle Red Bull Racing, Andretti Racing

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Diego Catalano