Qatar, diciottesimo appuntamento della F1, ancora Sprint Race. Un format che per molti versi funziona, almeno per il pubblico. Sì perché eliminare due prove libere sostituite da sessioni ufficiali, in automatico attira maggiormente l’interesse del pubblico. Tuttavia tale contesto non è visto di buon occhio dai team in merito al difficile lavoro da svolgere durante il week end: sono solo 60 i minuti disponibili per costruire una messa a punto idonea prima che scatti il Parc Fermé.
Come possiamo facilmente immaginare è importante avere le idee chiare a monte in termini di set up e comportamento della vettura, per provare a preparare al meglio la qualifica e le due gare, quella da 100km del sabato e l’atra domenicale classica. In questo scenario, inoltre, sorge un ulteriore problema quando cambiano gli orari come a Losail: la possibile discrepanza in termini di condizioni tra prove e sessioni ufficiali. Fattore che si attesta come condizione invalidante, sia per i test sul giro secco che nelle prove high fuel.
A margine del cappello introduttivo, non possiamo far altro che fare un ragionamento inerente alla preparazione verso queste trasferte insidiose. Il tempo limitato a disposizione richiede la presenza di una caratteristica indispensabile: mettersi in condizione di svolgere al meglio i “compiti a casa”. Aspetto che risulta ancor più decisivo del solito, quindi. La prerogativa fondamentale per trovare la quadra si ottiene tramite una spiccata correlazione dati tra simulatore e pista: i “ragni” utilizzati dalle scuderie assumeranno un ruolo cruciale per validare gli assetti proposti.
Ecco che allora si investe di grande responsabilità il terzo pilota: i suoi feedback così come le sessioni infinite davanti al simulatore, prima e durante il weekend, saranno decisive per garantire non solo la scelta del “setting” corretto, ma anche per testare l’efficacia di specifici cambiamenti richiesti dal pilota e, ovviamente, per approfondire il comportamento degli pneumatici su stint medio-lunghi. Ma come avviene la scelta del set up attraverso l’utilizzo del simulatore?
Dapprima si analizza la pista su cui si correrà. In questo caso, considerando il Qatar, sappiamo che richiede un buon compromesso tra carico ed efficienza, sommata a una spiccata abilità di percorrenza nelle svariate curve in appoggio. Fondamentale è anche la stabilità in frenata, in quanto per estrarre performance è richiesto un largo impiego della tecnica denominata “trail-braking”, ossia combinare sterzo e frenata per portare più velocità in ingresso curva. L’asfalto di Losail non è molto abrasivo nonostante la recente riasfaltatura, offrendo un grado di grip abbastanza povero.
Il basso livello di aderenza è dovuto altresì alla sabbia che, spinta dal vento, si deposita in vari punti del tracciato. Le gomme, visto l’alto numero di curve veloci, sono messe sotto forte stress per gran parte della tornata. Per questa semplice ragione Pirelli ha portato in dotazione le mescole più dure della gamma (C1,C2 e C3). Dalle caratteristiche del circuito, si passa poi a testare le diverse combinazioni di componenti aerodinamiche e meccaniche, con l’obbiettivo di trovare il giusto bilanciamento e la massima prestazione.
Entrando più nello specifico sappiamo come si vada a studiare il carico dell’ala anteriore e posteriore, considerando quale specifica di beam wing si adatti meglio alla configurazione scelta, specifica della vettura non molto voluminosa ma che in queste F1 di nuova generazione è in grado di fare tanta differenza. Senza contare le altezze da terra per “sistemare” il fondo tarando le sospensioni, prerogativa necessaria per mantenere la distanza dal piano di riferimento (asfalto) il più costante possibile, cercando di evitare deleterie perdite di carico localizzate e improvvise.
Tutto questo lavoro nei round che prevedono la Sprint Race va svolto nell’unica ora a disposizione. Questa tematica è assai spinosa ovviamente e non soddisfa per nulla gli ingegneri delle scuderie, costretti a fare miracoli per capire come far funzionare al meglio le vetture. Proprio per questa ragione, secondo le informazioni raccolte dalla nostra redazione, il format potrebbe essere rivisto in taluni suoi punti. Ci sono diverse squadre che hanno già preparato una sorta di “dossier” per spiegare quanto sia difficile “muoversi” in queste condizioni.
Tuttavia resta difficile immaginare che l’incontro che avverrà tra squadre, Federazione Internazionale e F1 andrà senza dubbio a buon fine. La sfiducia di base prende forma dall’atteggiamento di chiusura che la massima categoria del motorsport ha spesso mostrato. Una delle ipotesi riguarderebbe la possibilità di poter intervenire sulla messa a punto della vettura prima della gara domenicale, per cercare di correggere un’impostazione del set up non ottimale una volta messi da parte i dati della Sprint Race.
Sebbene sul tema ne sapremo sicuramente di più durante le prossime settimane, in ultima istanza va commentato un fatto che ci è stato riferito i giorni scorsi, proprio durante il fine settimana in terra mediorientale. La governance della Formula Uno, sebbene mostri una certa apertura verso la tematica suddetta, non ha la minima intenzione di indietreggiare, nemmeno di un centimetro, sul tema spettacolo: un must sul quale oramai da tempo “deve” ruotare l’asse del Circus. Pertanto, qualsiasi fattore che possa in qualche modo non favorire o limitare lo show in pista verrà scartato a priori.
Autori: Andrea Mauri – howf1works – Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari