Formula 1

F1, Lance Stroll: elogio della frustrazione

La FIA stigmatizza figlio Stroll. Ma si può stigmatizzare la frustrazione in F1? Lo dico subito. No, non si può stigmatizzare la frustrazione perché talvolta non la si può controllare, così come, essendo esseri umani dotati di sentimenti non si può controllare la rabbia, la gioia, l’odio e via discorrendo. Con questo non sto affermando che qualcuno è libero di fare del male a qualcun altro. Lungi da me. Ma affermo semplicemente che, essendo anche i piloti di F1 dei semplici esseri umani, è normale e legittimo che possano far trasparire i loro sentimenti, di tanto in tanto.

Prendete figlio Stroll… immaginate la pressione che ha addosso. Da quando è in F1 non fanno altro che dirgli che ci è arrivato grazie alle vagonate di soldi di papà. Che è anche vero, ma spesso si dimentica che figlio Stroll non è nemmeno uno “fermo”, non è cioè un pilota scarso. Poi immagina che ti arriva uno come Alonso in squadra che ripetutamente te le rifila. Insomma, alla fine anche il più freddo degli uomini ha gesti di stizza. E così nell’ultimo fine settimana di gara il nostro arriva ai box dopo l’ennesima eliminazione e si spintona con il proprio preparatore atletico che cerca di calmarlo, suppongo.

Poi lo stesso Stroll Jr risponde a monosillabi alle interviste “obbligatorie” della F1. Certo, non è bello da vedere e immagino come si sia sentito il coach spintonato. Eppure io ribadisco con forza che è dannatamente umano. Siamo ormai abituati ad avere 20 piloti che dicono sempre le stesse, identiche, dannate cose. Ed ai quali vengono chieste sempre le stesse identiche, dannate cose, perché così vuole la F1. E salvo rare eccezioni (penso soprattutto a Max Verstappen) ripetono tutti la stessa pappardella che l’addetto stampa gli ha detto di preparare a pappagallo, comprese le virgole.


F1, Stroll: l’ipocrita lezioncina andrebbe risparmiata

E allora, se trovi qualcuno che si incazza (scusando il termine) che è frustrato e lo vedi dal linguaggio del corpo, io dico: evviva. Evviva una reazione dannatamente sbagliata ma normale. Va bene che i tempi e, come si dice, la sensibilità sono cambiati. Ma voi immaginatevi la scena di James Hunt quando prende a pugni un povero commissario, o il match di box di Piquet, o le stesse interviste surreali e provocatorie dello stesso Piquet, così come quelle assai umane e profonde di tanti e tanti piloti, o quando Alesi manda a quel paese Todt…e una miriade di altri episodi che fanno parte della storia di uno sport. Cosa accadrebbe oggi, si beccherebbero mesi di sospensione dalle gare?

Lance Stroll (Aston Martin F1 Team) Gp Stati Uniti 2022

Ecco. Io faccio l’elogio dell’umanità. Con tutti i suoi difetti. E allora, permettetemi l’iperbole, viva il figlio di Stroll! Come dicevo, la Federazione Internazionale di è sentita in dovere di dire tramite un chiara investigazione (perbacco) sommata a una lettera-richiamo al reprobo: “La FIA mantiene una posizione di tolleranza zero contro la cattiva condotta e condanna qualsiasi azione che possa portare a molestie fisiche”.

A leggerla così, senza guardare il contesto, ti viene da pensare a qualche brutto atto e pure assai violento, per di più. E invece alla fine dei conti si tratta di uno spintone. Che poi, da che pulpito viene la predica? F1 o Federazione Internazionale, l’una e l’altra in questo assolutamente solidali, non hanno particolari problemi a correre in paesi e nazioni dove i diritti umani sono calpestati ogni santissimo giorno ì, se non peggio. E va bene così allora, d’altronde il denaro non puzza. Ma allora ci risparmiassero l’ipocrita lezioncina ai piloti.


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

immagini: Aston Martin

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Mariano Froldi