Ferrari non ha iniziato al meglio questo week end ma poi si è ripresa. Andiamo con ordine, però. Nella prima sessione di prove i vari piloti hanno testato le Pirelli proto 2024 che dovrebbero consentire di diminuire il graining, ovvero quel fenomeno che si genera quando i diversi layer della gomma hanno temperature differenti. Il Cavallino Rampante, considerando il problema sofferto da Sainz, ha avuto una sola vettura a disposizione nelle Fp1 per portare avanti la consueta ricerca del setup. La scuderia di Maranello ha cercato di far funzionare la messa a punto da alto carico aerodinamico.
La specifica posteriore da massimo carico è stata abbinata alla beam wing da alta downforce per sviluppare carico ‘pulito’ dal fondo. Durante i primi run, prima con le proto e poi con le Soft, abbiamo visto una SF-23 instabile nella fase di transizione tra l’inserimento e il raggiungimento dell’apice. In molti punti del tracciato le due vetture italiane tendeva a perdere il retrotreno quando la monoposto arrivava al massimo appoggio laterale.
Problemi che in genere sono “riservati” alla RB19, ma che su questo tracciato stanno affliggendo le auto modenesi. I ferraristi sono pertanto costretti a correggere aprendo la traiettoria, fattore che porta a perdere frazioni di secondo utili. Sembra strano però che la Ferrari abbia sofferto di sovrasterzo in entrata piuttosto che del “solito” sottosterzo sempre nella fase iniziale della curva.
Questo comportamento deriva da un approccio specifico che hanno adottato con il setup, proprio consci del fatto che l’anteriore sarebbe stato debole e andava preservato. Per le Fp2 si è pertanto cercato di correggere il bilanciamento riportandolo più verso il posteriore. A livello meccanico i tecnici in rosso sono riusciti a sfruttare abbastanza bene le caratteristiche della monoposto, facendo risaltare la trazione nell’ultimo tratto della pista, anche se ancora non era perfetta.
Seconda sessione che ha visto diversi ritocchi alla rigidezza della barra antirollio anteriore, probabilmente indurendola, al fine di cercare maggior precisione nello ‘snake’ ad alta velocità. Non sappiamo però se questo provvedimento abbia ridotto l’aderenza al posteriore alle basse velocità nelle zone più guidate della pista.
Qui sopra vediamo quanto detto poco fa, ovvero che nel T1 Leclerc riesce a stare sui tempi di Max, mentre nel tratto centrale si inseriscono anche Norris e Perez, con due vetture dotate di molto carico. Nell’ultima porzione del tracciato tratto la rossa dovrebbe dominare vista l’alta trazione, ma invece così non è stato. Il team emiliano deve cercare di tirare fuori il massimo, visto che già l’anno scorso non ci riuscirono.
In Red Bull hanno avuto nuovamente una giornata a due facce, con Perez che ha faticato maggiormente per trovare il ritmo. Max ha invece trovato subito un buon feeling con la sua RB19, la quale sfrutta una buona efficienza aerodinamica e riesce ad esaltare le sue doti tra il T1 ed il T2, nelle curve a media velocità e in quelle ad ampio raggio dove si fila via in piena. Nel misto veloce la McLaren è stata l’unica a livello della monoposto austriaca.
L’anteriore della MCL60 è molto solido e il comportamento della vettura sui cordoli alle medie e alte velocità danno ottimi riscontri sulla bilancia finale del giro. La RB19 dovrebbe ancora migliorare nel T3 dove non è riuscita a “copiare” le traiettorie di Ferrari e Mercedes che alle basse velocità sviluppano maggior grip meccanico aggredendo il cordolo, aspetto sul quale la scuderia di Milton Keynes deve ancora lavorare.
Come vediamo dal grafico dei micro settori, Ferrari costruisce il proprio giro negli allunghi, in cui riesce ad ottenere un avantaggio sulla RB19. Una tendenza invertita rispetto allo scorso anno, quando era la F1-75 a rendere nel settore centrale, quindi nel guidato, mentre la RB18 aveva tanta velocità di punta. Nell’ultimo tratto il grafico è spezzettato, anche se la SF-23 avrebbe un potenziale maggiore ancora inespresso. La traccia dei micro settori indica un miglior inserimento in curva rispetto alla Red Bull, il che significa che i cambi al setup post Fp1 hanno funzionato.
Il grafico qui sopra riassume velocità massime e minime per ogni pilota. Scie a parte, di cui non possiamo tener conto nei dati, la rossa mediamente ottiene buoni valori negli allunghi, aspetto che vedremo trasparire molto chiaramente nell’analisi telemetrica. Alle basse velocità dominano le Ferrari, anche se non riescono ancora a tradurre il tutto in un buon terzo settore. Seguono le due RB19 che tuttavia non risultano ottime nel comportamento sui cordoli, dovendo percorrere più metri perdendo qualche utile frazione di secondo nel lento. Proprio per tale motivo Max è risultato solo quinto.
Mercedes nel complesso ha faticato specialmente nel settore centrale, dove serve carico e un anteriore solido in modo da aver agilità nei cambi di direzione. Hamilton già nelle Fp1 ha deciso di cambiare direzione chiedendo un cambio setup piuttosto importante. In questo caso pare siano andati ad intervenire sulle barre antirollio posteriori, probabilmente ammorbidendole. Sul passo del giro secco è stato realizzato tanto lavoro nella notte.
Infine proponiamo un grafico che riassume le forze in campo. I tempi sono tutti “ideali”, quindi ottenuti sommando i migliori settori di ogni pilota in tute le tornate che hanno peroro durante la seconda sessione di prove libere. McLaren è seconda forza a un solo decimo da Max Verstappen. Leclerc e Perez, invece, si piazzano a pari merito in questa particolare classifica con un delta cronometrico di circa 3 decimi.
Durante il test effettuati nell’ultima parte delle seconde libere del Messico con alto quantitativo di carburante a bordo, la maggior parte delle scuderie ha scelto la gomma media, mescola sulla quale Norris ha tenuto il miglior passo, quasi a livello della Red Bull. Durante i primissimi giri del long run delle fp1 Max si era detto molto scontento dell’handling visto che le posteriori degradavano maggiormente. Impostazione poi corretta.
Terza posizione per la Ferrari di Leclerc che con la media pare abbia funzionato in modo ottimale. Tuttavia la presenza del sottosterzo ha limitato un po’ in passo, in quanto il posteriore della monoposto resta ancora troppo leggero. Inoltre la SF-23 numero 16 ha accusato un certo grado di graining, aspetto che ha contribuito a diminuire la direzionalità dell’auto. Il monegasco si è tenuto dietro Hamilton a circa 1 decimo di media, anche se nel complesso sulla lunga distanza Mercedes torna a farsi sentire.
Autori: Alessandro Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: Scuderia Ferrari