Una Ferrari sorniona e aperta alle critiche. Questo l’atteggiamento di Vasseur e compagni durante le ultime settimane. La vittoria di Singapore ha placato le critiche solo in parte, nuovamente piovute a raffica dal Gran Premio del Giappone in poi. Ma d’altronde è giusto così. Salire sul primo scalino del podio una sola volta in stagione non è certo abbastanza. Specie per il Cavallino Rampante, oramai testimone obbligato dei trionfi altrui. Ma tutto sta per cambiare.
Questa fase di stallo dove le parole sul futuro latitano è voluta, non un silenzio a caso. La riorganizzazione della rossa è in pieno fermento. In attesa dell’arrivo dei pezzi da novanta, con tempistiche decisamente più lunghe, la gestione sportiva è attualmente soggetta a un “rimpolpamento tecnico”. Era necessario per fornire stabilità alla factory di Via Abetone inferiore 4. Diversi sono i focus sui quali si sta lavorando, uno di questi il reparto che gestisce la dinamica del veicolo.
Sebbene alcuni errori siano stati commessi, gli ingegneri di Maranello sanno il fatto proprio. A conferma di quanto detto un fatto riportato dalla nostra redazione in tempi non sospetti, 27 febbraio 2023. Sulla RB19 è comparsa una sospensione posteriore inedita per favorire il grip longitudinale in trazione, dove il braccio sinistro forma con quello destro una conformazione a “freccia”, dove possiamo inoltre osservare una chiara sfasatura dei triangoli: uno “punta” verso l’avantreno, l’altro “guarda” il posteriore.
Parliamo di una soluzione che ha preso spunto da quella montata sulla Ferrari F1-75. Tutto questo per dire che le idee interessanti ci sono eccome all’interno del GES e per di più spesso vengono copiate dagli avversari. Quello che non ha funzionato riguarda la visione di insieme sulla vettura. Come sappiamo le monoposto di F1 subiscono un effetto continuo sulle prestazioni dato dagli equilibri.
Una parolina che a livello ingegneristico è fondamentale per rendere fattuali tutte le soluzioni introdotte sulla vettura. Proprio su questo punto si sta lavorando senza sosta, per raggiungere una coesione tecnica indispensabile che possa sommare valore alla buona riuscita del progetto 676. Attendere in 2026 non è possibile. Non per la storica scuderia italiana. Un “must silenzioso” nutrito con ardore.
L’assenza di test in pista, una condizione limitante per tutte le scuderie di F1. A quanto sembra in misura maggiore per il gruppo di lavoro che, in Italia, si sbatte da anni per dare forma a una monoposto in grado di lottare, almeno sino alla fine del campionato, per aggiudicarsi un titolo iridato oramai assente dal lontano 2008. Annata in cui il volante della rossa era stretto tra le mani di Felipe Massa e Kimi Raikkonen. Sì perché sebbene a quanto ci hanno ribadito recentemente la correlazione tra simulatore e pista funziona, validare nuove componenti resta assai complicato.
Per farlo il percorso è molto più lungo di quanto si pensi. Trasformare il giudizio di un update da soggettivo a oggettivo necessità di parecchio tempo, in quanto per sfruttare appieno le varie caratteristiche ipotizzate dai calcolatori servono precisi riscontri su diversi livelli di carico installato. “Tragitto tecnico” che solitamente si da per concluso non prima di tre Gran Premi, dove i layout del tracciato sono dissimili e comprendono una vasta tipologia di curve.
Da qui ci ricolleghiamo alle considerazioni di Charles Leclerc, probabilmente passate sotto traccia, ma parecchio indicative in merito agli attuali sforzi profusi. Per la Ferrari il campionato 2023 si è presto trasformato in una sorta di test per il futuro a breve termine. I vari aggiornamenti, più o meno cospicui, sono parte integrante del progetto 675. Copiare Red Bull ha senso sino ad un certo punto. Il gruppo capeggiato da Enrico Cardile lo sa bene: andare a rimorchio della squadra vincente fa di te uno sconfitto. Un frase che “spiega” come l’opera di ingegneria aero-meccanica italiana in fase di definizione avrà una propria identità costruita su basi solide.
Concetti che fanno ben sperare l’eforato italiano per una semplice ragione: quando il ritardo tecnico è grande e l’impostazione utilizzata non sfrutta i punti salienti del corpo normativo dai quali poter attingere tanta competitività, i margini di manovra restano molto ampi. Sulla carta un ragionamento interessante che però, è ovvio, per non correre il rischio che un domani possa essere accantonato nella lista dei “almeno ci abbiamo provato”, deve necessariamente trovare una conferma in pista.
Il fine settimana appena concluso è risultato assai interessante per la nostra redazione. Malgrado l’assenza di F1, tramite una chiacchierata informale con alcuni tecnici abbiamo racimolato diverse informazioni interessanti e soprattutto parecchie conferme sulle ipotesi da noi portate avanti durante gli ultimi mesi. Una conversazione concernete la struttura vorticosa della SF-23, rivista e corretta non per studiare il presente ma bensì l’avvenire. Pratica al quanto effettiva che peraltro ha fornito una vagonata di fiducia al monegasco della Ferrari. Pilota, lo ribadiamo ancora una volta, sul quale l’eforato italiano sta costruendo le proprie bramosie.
Anticipare e descrivere con precisione le modifiche che una F1 svelerà al mondo è praticamente impossibile. Lo sappiamo bene. Tuttavia l’unveiling della rossa il prossimo gennaio farà storcere il naso a più, nell’accezione positiva del termine ovviamente. Parliamo di soluzioni che possiamo senza dubbio definire inedite. La sperimentazione portata avanti durante la campagna agonistica 2023 ha fissato chiari obiettivi. Il team italiano ha studiato debitamente Red Bull e soprattutto McLaren, durante gli ultimi mesi.
La scuderia di Woking ha offerto diversi spunti di ricerca. Parliamo di un’indiscrezione importante da non sottostimare. La gestione sportiva infatti, grazie a questo ha reso meno nebulosi determinati principi. Fattori che pertanto saranno messi in campo con una cognizione di causa superiore e, come detto, porteranno al loro interno la voglia di sorprendere. La possibilità di modificare telaio e ingombri sulla nuova vettura ha concesso ai tecnici un reshaping impensabile a stagione in corso, dove la scure del budget cap miete vittime a profusione.
In altre parole, per essere i più chiari possibili in questo “minestrone letterario”, Ferrari ha deciso di spendere molto tempo per esaminare i propri competitor. Lo ha fatto con la sua base progettuale tra le mani, confrontando le idee rispetto alle soluzioni altrui. Una condotta utile a carpire “trucchi e segreti” di terzi che hanno sommato consapevolezza a quella già presente. I discorsi al riguardo per oggi sono finiti, nell’attesa di testimonianze tecniche fattuali.
Autori e telemetrie: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari