E’ nei momenti di difficoltà che bisogna spremersi le meningi adottando strategie fantasiose con cui provare ad uscire dalle sabbie mobili. In questa condizione, onestamente non proprio esaltante, si trova la Mercedes che, dopo due anni di sofferenze tecniche, di questo passo, rischia di scivolare verso lo status di nobile decaduta.
Un’etichetta che a Brackley non vogliono affibbiarsi, ragion per cui stanno spingendo come dei forsennati per provare a ritornare ad essere, se non il punto di riferimento assoluto come è stato per sette anni e mezzo, almeno un competitor in grado di spezzare quella monotonia Red Bull che sta anestetizzando la Formula 1.
Per l’anno prossimo, quindi, l’obiettivo è operare per cercare di risolvere alcuni dei problemi che hanno limitato le prestazioni della vettura 2023. Mercedes, rispetto al mondiale scorso, è migliorata in alcune aree non progredendo però nel campo della velocità pura.
La W14 è afflitta dalla sindrome della “coperta corta”. Questo è il male principale che stringe in una morsa la W14. Si sistema un elemento e ne emergono di nuovi che prima erano rimasti ben celati. Insomma, la replica in scala di quanto accadeva con il modello precedente quando la macchina, ripulita dal porposing, manifestò altre debolezze.
La sfida concettuale per l’anno prossimo sarà proprio quella di presentare una vettura di cui i driver possano fidarsi. Hamilton ha spiegato che in Mercedes sono sempre stati molto bravi ad aggiungere, update dopo update, carico al retrotreno. Ma così non è stato quest’anno visto che la parte posteriore non asseconda un anteriore nato debole e che è diventato più solido con gli aggiornamenti introdotti a Montecarlo. E ciò riconduce ancora al concetto della coperta corta.
Quanto detto vale per l’anno venturo, ma per la stagione in corso sono altri i parametri adoperati per restare a galla. Negli ultimi tempi abbiamo osservato un Hamilton meno in palla sul giro singolo. Qualcuno ha attribuito le difficoltà ad un retrotreno ballerino che genera una certa difficoltà nel mettere in temperatura le gomme. Vero. Ma ci sono anche altri fattori meno endemici e che possono essere spiegati con strategie tecniche ben precise.
La Mercedes, dopo che il sette volte campione del mondo ha espresso il suo disappunto su qualifiche che si stavano facendo un po’ troppo frustranti, ha spiegato le ragioni per cui Lewis Hamilton è stato in difficoltà. Prima della pausa estiva, Lewis riusciva a battere Russell con una certa costanza, fino a raggiungere la pole position all’Hungaroring. Da fine agosto in poi, ossia da Zandvoort, ha superato George solo una volta su quattro gare.
Andrew Shovlin ritiene che ci sia una ragione specifica per questo: “Lewis si è sempre esaltato di domenica ed è stato brillante perché è sempre stato in grado di portare molti punti a casa. La macchina è un po’ complicata, a volte. Se non la fai entrare nella giusta posizione puoi finire per soccombere durante la sessione”
Sebbene Hamilton sia famoso per le sue doti da qualificatore – fino a prova contraria è il recordman di sempre – Shovlin ritiene che le caratteristiche della W14 lo abbiano portato a sacrificare il sabato per massimizzare le performance alla domenica. La monoposto progettata da Mike Elliott e presa in consegna da James Allison è difficile da portare nello spazio di funzionamento giusto quando c’è da spingere per un giro singolo. A volte sarebbe necessario più di una tornata di preparazione per il push lap ma la cosa non si sposa con l’usura veloce dei compound più morbidi.
Per questo motivo risulta più semplice – e conveniente – provare a sfruttare le doti da passista di una macchina che tra sabato e domenica cambia umore come se da Dottor Jekyll si trasformasse in Mister Hyde. La lunga esperienza che Hamilton ha accumulato in F1 gli fa propendere per la gestione delle gomme e del mezzo sul passo lungo piuttosto che sul breve.
Anche così si spiegano le differenze nel race pace tra lui e Russell che, in gara, mostra sempre qualche difficoltà in più che, al momento, si tramutano in ben 75 punti di distacco in classifica. Una quota grande, forse severa, ma che non può essere derubricata a fato.
George, lo ammesso egli stesso, ha cambiato qualcosa nell’approccio in qualifica che gli ha dato qualche giovamento al sabato. Ma in gara la forbice è rimasta aperta. Altro segno tangibile che la W14 è e resta una vettura capricciosa e difficile da leggere. Un comportamento che si proverà ad abbattere in chiave 2024.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG