Il week end del Qatar della Red Bull si è chiuso così come s’era aperto: Max Verstappen a dominare, Sergio Perez a far pasticci. Con una “piccola” novità: l’olandese ha vinto il terzo titolo iridato di seguito entrando definitivamente nel gotha della F1. I due piloti hanno praticamente mantenuto le attese: uno vincendo a mani basse, l’altro confermando difficoltà ormai ataviche che mettono a repentaglio il secondo posto nel campionato piloti e forse la stessa permanenza in squadra. Ma questo è un discorso che probabilmente sarà affrontato in un inverno infuocato per il messicano.
Perez ha chiuso la gara in nona posizione. Considerando che è partito dalla pit lane non sarebbe nemmeno un risultato da cestinare, ma pesa su di lui un GP trascorso a fare a cazzotti coi limiti della pista. “Le regole dei track limits sono senza dubbio assurde! Però c’erano ed erano uguali per tutti. Avrei dovuto fare un lavoro migliore. La FIA però dovrebbe guardare la pista prima di mandarci qui, perché cambiare il circuito all’ultimo minuto non credo sia corretto. Trovare delle regole all’ultimo minuto non lo ritengo giusto, ma io avrei dovuto fare meglio”.
In effetti il suo ragionamento non fa una piega perché la gestione della FIA sulla questione pista e gomme è stata disastrosa. Ed evitiamo termini più forti ma che forse risulterebbero maggiormente appropriati. Ma tali giri di valzer, come specificato dallo stesso Sergio, erano tali per tutti. E non hanno condizionato il cannibale di Hasselt che ieri si è andato a prendere la quattordicesima vittoria di tappa superando l’unico momento critico: la partenza nella quale i due della Mercedes hanno giocato, non divertendosi, all’autoscontro.
“Il primo stint ha deciso la mia gara. Dopo ho potuto gestire il passo, facendo in modo che le gomme restassero nella giusta finestra. Le McLaren però erano veloci, ho dovuto spingere per vincere”. Fotografia di un dominio che ormai non sorprende più nessuno. Dopo che Max si era involato ha dovuto combattere con un nemico immateriale: il caldo umido asfissiante di Losail che ieri ha mietuto diverse vittime. E per fortuna possiamo usare il senso figurato perché molti piloti se la sono vista davvero brutta.
“Questa è stata una delle gare più dure, di sicuro nelle prime cinque di sempre”, ha spiegato l’olandese. “Festa per il titolo? Sì, ci godremo sicuramente un po’ di festa dopo la gara, ma ci sono ancora alcuni GP che vogliamo vincere”. Tradotto: negli ultimi cinque appuntamenti iridati non si molla di un centimetro. La concorrenza è avvertita.
In chiusura, Verstappen si è detto poco soddisfatto dell’imposizione federale di effettuare tre fermate: “Tre soste obbligatorie? Mi piacerebbe spingere il più possibile, ma senza dover fare così tanti pit stop. Disegniamo le macchine per andare forte, per essere efficienti sulle gomme. Oggi non abbiamo potuto utilizzare questo, anche se è il nostro punto di forza, perché ci è stato imposto il numero di fermate. Ma vedremo cosa si può migliorare per il futuro”.
Max, in definitiva, boccia ancora una volta la “formula gestione” augurandosi, anche senza riferirlo pubblicamente, un ritorno ad una Formula Uno più pure e meno manageriale. Un po’ l’auspicio di tutti che, ahinoi, non incontra la visione strategica di Liberty Media che ieri potrebbe aver avuto sotto gli occhi il modello operativo del futuro. Ossia gare caratterizzate da un numero di soste obbligatorie e predefinite. Un’idea che aleggia da anni nei paddock e che potrebbe diventare realtà nei prossimi tempi andando nella direzione di una categoria più ecosostenibile.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing