Aston Martin AMR23: dimenticare la tappa messicana il primo step per ripartire a Interlagos. La curva discendente a livello prestazionale della scuderia di Silverstone sembra non avere fine. Per di più, purtroppo, sia Fernando Alonso che Lance Stroll lo scorso weekend si sono dovuti arrendere producendo un doppio ritiro all’Autodromo Hermanos Rodríguez.
Il risultato tutt’altro che buono ha visto la McLaren che ne ha approfittato per allungare ulteriormente in classifica costruttori, in quella che possiamo definire la bagarre per il quarto posto. Il Gran Premio Brasile dovrà rappresentare un’opportunità per ritrovare la retta via tecnica del team britannico, smarrita oramai da mesi. Sì tratta di far brillare i punti di forza che hanno caratterizzato la monoposto inglese nella prima parte del campionato.
C’è un fatto che in maniera sempre più evidente è emerso nell’arco delle ultime tappe iridate: Aston Martin abbia smarrito le sue caratteristiche principe per via di una piattaforma aerodinamica quasi mai stabile. Una condizione di base dovuta a una “semplice” motivazione tecnica: aggiornamenti aerodinamici poco efficienti con una vettura che ha cominciato a essere molto meno versatile, soggetta a ogni minima variazione di comportamento a seconda delle variabili in gioco.
Aston Martin che durante le prime 10 gare dell’anno ha dimostrato di sapersi adattare a ogni condizione grazie ad un’ampia finestra di utilizzo. Poi, come detto, una volta che gli update hanno fatto presenza, la confusione tecnica sulla monoposto si è palesata e la AMR23, di fatto, è diventata imprevedibile nel suo mero comportamento.
In altre parole possiamo dire che la costanza di rendimento si è totalmente dileguata, lasciando spazio a una chiara volatilità che ha sorpreso un po’ tutti. Basti pensare come l’AMR23 abbia mostrato una buona competitiva sul giro secco in Qatar e in Texas per poi mettere in luce performance completamente anonime all’Autodromo Hermanos Rodríguez.
Interlagos è l’ultimo appuntamento del trittico nordamericano dopo Austin e Città del Messico. Per la tappa brasiliana l’obiettivo del team è quello di piazzarsi tra i primi dieci. Contrastare la grande ascesa l’ascesa della McLaren MCL60 di Lando Norris e Oscar Piastri, infatti, si attesta come probabilità molto bassa al momento. Tuttavia Aston Martin cercherà di dare il massimo cercando di sfruttare appieno le caratteristiche tecniche dell’Autodromo Carlos Pace e ottimizzare il risultato.
Il T1 è caratterizzato dalla frenata più impegnativa del tracciato, quella di curva 1. Successivamente si affronta la chicane “S do Senna” full throttle che immette nella retta che porta alla seconda parte del tracciato. Il T2 è quello più tecnico e selettivo e, tenendo presente le caratteristiche delle verdona, è quello che senza dubbio si addice maggiormente all’Aston Martin. Caratterizzato da svariate tipologie di curve come la 6, 7 e 12 in appoggio che pongono l’accento sulla capacità della monoposto nel generare carico con una velocità di percorrenza superiore ai 200 km/h.
Le curve 8, 9 e 11 sono invece più lente, fra gli 80 e i 100 km/h. Parliamo di “tornanti” dove è fondamentale il bilanciamento aerodinamico sia in ingresso che in uscita curva. Precisione di inserimento all’avantreno e stabilità al retrotreno saranno cruciali. Mentre il T3, ad eccezione della 13 e 15, si affronta full gas con DRS aperto sino alla linea del traguardo. Tratto che richiede una spiccata velocità di punta.
L’efficienza aerodinamica richiesta in questa ultima parte del tracciato metterà in difficoltà la monoposto britannica che, proprio per questa ragione, ha scelto una configurazione da medio/alto carico con specifica a cucchiaio. L’obiettivo è quello di diminuire il drag e recuperare velocità sul dritto per avere una buona top speed alla fine della retta principale. Questo, ovviamente, contando parecchio sulla spinta verticale generata dal fondo della vettura britannica.
Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: Aston Martin