Dopo una decina di giorni di speculazioni che hanno spostato il focus dalla pista al futuro (presunto) di Fernando Alonso, si era quasi persa traccia delle prestazione della Aston Martin. E non solo perché la AMR23 non sapeva più essere un mezzo solido come accadeva a inizio anno, ma perché l’interesse generale sul team era calato. Meccanica piuttosto normale quando si esce dal punto focale delle quinte.
Ma il team di Silverstone covava il ritorno in grande stile dopo essersi smarrito tra le pieghe dei vari aggiornamenti. Per tutta la primavera la vettura è stata un orologio perfetto, con il sopraggiungere dell’estate – il caldo non c’entra nulla – le cose sono mutate drasticamente. Mentre la concorrenza procedeva con update subito dimostratisi validi, gli inglesi perdevano la direzione.
In Canada debuttava una pacchetto sostanzioso che investiva l’area del fondo e quella dei sidepod ma gli effetti non sono quelli sperati. E’ come se i rimaneggiamenti avevano spezzato un equilibrio che si è faticato a ritrovare nei mesi successivi. Ne è seguito un lungo periodo di apprendistato e di ricalibrazione dal quale è nata una ulteriore serie di modifiche introdotte nel Gran Premio degli Stati Uniti.
La sprint race e la specificità di una pista disseminata da fastidiosissimi dossi hanno reso le cose più complesse ed è servito del tempo per capire se la strada imboccata era quella giusta. Dopo due gare di test si è stabilito di fare un passo indietro parziale considerando il ritorno al fondo vecchio, pre Circuit of the Americas. Non si è trattato di una bocciatura totale, ma della mancanza di tempo nell’ottimizzare il tutto, cosa che poteva implicare un periodo più ampio come aveva specificato negli States direttamente Tom McCullough, performance director della scuderia.
Se dall’esterno c’era poco ottimismo, chi opera all’interno non aveva perso le speranze. “Non è un funerale quello che intravedo quando parlo con la stampa, lavoriamo più che possiamo e non siamo contenti della situazione. Non è la posizione che vogliamo ma lavoriamo molto duramente per invertire questa situazione”. Queste le parole che Alonso aveva rilasciato dopo il Gran Premio del Messico.
“A volte si impara di più dalle difficoltà che dai festeggiamenti. È un momento difficile e cerchiamo di fare tutti i test possibili per dare più informazioni in fabbrica e cercare di concludere con un buon risultato, non con una serie negativa. Penso che la situazione possa essere invertita, restano tre circuiti diversi che possono darci maggiori informazioni sull’auto. Dipenderà da cosa capiremo della macchina”. In pochi giorni, complice anche una pista amica, i tecnici di Silverstone hanno capito parecchie cose della AMR23 le cui prestazioni sono tornate ai livelli di inizio anno. Con la speranza che non svaniscano nuovamente.
La cifra della rimonta è stata data dalla performance di Fernando Alonso che ha mandato in visibilio i tifosi e la stampa spagnola che oggi esce con titoli comprensibilmente sensazionalistici, ma anche dell’ottima gara di Lance Stroll che ha tenuto a bada in scioltezza una Ferrari rivedibile. In Aston nessuno s’è voluto normalizzare alla sconfitta, né assuefarvisi. Per questo tutti gli elementi coinvolti hanno preso a spingere anche in vista di un 2024 in cui si vorrà evitare di tracciare nuovamente un cammino discendente.
Aston Martin è un team in piena ristrutturazione, con una sede appena inaugurata e in via di completamento, una galleria del vento che sta per debuttare e un parco tecnici che si rafforza con entrati di primo calibro. E’ comprensibile che qualche punto di riferimento, nella fase calda del mondiale, si sia perso. Ma con pazienza le cose stanno tornando nei binari corretti.
Alonso, di pazienza, ne ha avuta soprattutto quando ha accettato la proposta di Lawrence Stroll. In Brasile l’asturiano si è dimostrato un gran capitano di vascello tirando il carro della rimonta. Una gara che rimarrà nella storia di questo campionato per il duello acceso con la Red Bull di Sergio Perez.
“Ho avuto la pressione di Checo per trenta giri“, ha detto l’ex Ferrari a fine gara. “Quando mi ha passato a due giri dalla fine, ho pensato ‘ok, il podio non è più possibile’. Ma lui ha frenato troppo tardi alla curva 1 e io ci ho provato alla 4. Il podio è anche frutto del lavoro fenomenale della squadra. Abbiamo faticato per un paio di mesi, soprattutto negli ultimi due eventi con due ritiri, quindi questo podio è per loro, per tutti in fabbrica. Abbiamo continuato a lottare fino all’ultimo giro“.
La fase di apprendistato per Aston Martin non è terminata e il podio di ieri è visto come un premio per gli sforzi effettuati in un momento in cui i rivali hanno tirato i remi in barca lavorando sui progetti 2024. “Queste vetture sono così complesse dal punto di vista aerodinamico, quindi abbiamo sperimentato per trovare la direzione per il prossimo anno, senza dimenticare questo”, ha specificato Alonso.
I sorrisi che ieri si vedevano tra i tecnici della franchigia anglo-canadese dipendevano proprio dall’aver trovato risposte che servono per definire al meglio la AMR24 che si sta sviluppando nella sede di Silverstone e che, dalla prossima primavera, potrà giovarsi della nuova galleria del vento in fase di ultimazione.
Las Vegas, una pista dal layout radicalmente diversa e della quale non si hanno elementi probatori, dovrà servire come banco di prova per confermare che la direzione imboccata è quella giusta. L’obiettivo è quello di costruire una macchina prevedibile e soprattutto adattabile ad ogni circostanza. Solo così si può pensare di puntare al top.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Aston Martin