“I panni sporchi si lavano in famiglia”. Quante volte abbiamo sentito questo vecchio e saggio adagio che si adatta ad ogni realtà, compresa la F1. In certe circostanze la trasparenza non paga: critiche e accuse prevalgono sulla volontà di mettere al corrente il pubblico di cosa accade tra le discrete mura di un team. Quanto descritto è più o meno ciò che è successo in Aston Martin.
Gli inglesi, in uno slancio sincero che poco si addice ad uno sport in cui i segreti sono custoditi gelosamente, hanno voluto spiegare passo per passo cosa si è fatto e cosa non ha funzionato nello sviluppo della AMR-23, una vettura che sin dal debutto aveva fatto strabuzzare gli occhi a molti per quanto si era dimostrata efficace.
Sappiamo poi come si è dipanata la stagione degli uomini di Silverstone che, a un certo punto, hanno smarrito la bussola salvo ritrovarla quando meno te l’aspetti. Ossia in Brasile, proprio nella fase morente della stagione. Interlagos è stato l’ultimo Gp di un triple header che s’era aperto con l’ennesimo pacchetto evolutivo che, al debutto, non aveva dato riscontri rimarchevoli. Dalla pancia dell’equipe di Silverstone facevano sapere che si trattava di normali problemi di adattamento e comprensione: il terzo posto paulista, arrivato dopo una battaglia intensa con Sergio Perez, ne è stata plastica riprova.
In Aston non si è mai fatto mistero di cosa si stesse provando e di come le cose stessero fluendo. Un atteggiamento votato alla trasparenza che i vertici del team, dopo critiche piovute con eccessiva ferocia, ora sconfessano. I responsabili tecnici avevano spiegato che gli interventi fatti sulla monoposto servivano come test in chiave 2024.
Secondo Fernando Alonso questo modo di procedere avrebbe negativamente condizionato le performance dell’auto. “Abbiamo dovuto sperimentare un po’ su alcune cose per capire davvero la direzione in cui stavamo andando e quale dobbiamo prendere per il prossimo anno. Quindi, quelle gare sono state dolorose, soprattutto in Messico. Penso che siamo stati molto lenti come squadra“, queste le parole dell’asturiano riportate da Autosport.
Il direttore delle prestazioni della Aston Martin, Tom McCullough, non solo afferma che è stato sbagliato spifferare i metodi operativi, ma è stato anche esagerato svolgere così tanta ricerca e sviluppo mostrando parti di auto che potrebbero essere installate sul modello 2024 concedendo così ai rivali una sorta di vantaggio visto che possono comprendere quale direzione tecnica ha preso il team.
“Nelle prossime gare ci concentreremo solo sul cercare di ottenere il maggior numero di punti possibile piuttosto che fare troppi progetti di ricerca e sviluppo davanti a tutti. Abbiamo cercato di fare alcuni grandi test di comprensione per il prossimo anno e abbiamo messo tanti dati in banca. È difficile fare ricerca e sviluppo, specialmente durante un evento sprint”, ha spiegato l’ingegnere che ha ammesso l’errore tattico:
“Abbiamo introdotto alcune parti, abbiamo fatto alcuni test. Abbiamo effettuato un po’ troppo lavoro di ricerca e sviluppo davanti a tutti voi – ha ribadito – Col senno di poi non era la cosa giusta da fare. Ma siamo abbastanza contenti di avere una buona comprensione del modo di sviluppare la vettura, che è fondamentale per il prossimo anno“.
Introdurre upgrade in chiave 2024 così visibili poteva essere evitato? Su questo fronte si nota una certa discrepanza interpretativa all’interno del team. Se Tom McCullough e Fernando Alonso hanno espresso le remore che avete potuto leggere nelle righe precedenti, Mike Krack, team principal della franchigia inglese, ha parlato di atto necessario.
Sacrificare i risultati, ad esempio partendo dalla pit lane per definire un assetto migliore, è stato un momento obbligatorio per crescere; non una cosa fatta per imbonire il pubblico. Questo è il succo del ragionamento del manager lussemburghese che ha aggiunto: “Vogliamo imparare il più possibile per il prossimo anno. Ma ovviamente si sacrificano un po’ i risultati. Hai una serie di parti che vai a combinare. Le auto sono molto complicate e devi capire davvero le diverse aree, come queste interagiscono tra loro“.
Nel processo di stabilizzazione di una squadra ambiziosa è necessario anche superare questo tipo di dissidio interno che, sia chiaro, non è inficiante, né avrà vere ripercussioni sulla stagione che si sta imbastendo nella nuova struttura di Silverstone che presto vedrà la prima corsa della nuova galleria del vento, uno strumento fondamentale per compiere l’ultimo step prima dell’arrivo dei motori Honda. Ma si parla del 2026 e prima di quella data ci sono due stagioni da disputare consolidando la crescita.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Aston Martin