Il fronte resta compatto nonostante gli attacchi incrociati che il gruppo Andretti sta subendo. E’ arcinoto che, dopo aver soddisfatto le richieste del bando di concorso aperto dalla Federazione Internazionale dell’Automobile, sia iniziato il cammino più tortuoso per la scuderia americana che non vede ancora prossimo l’ingresso in F1. La FOM non è un soggetto facile da convincere anche perché alle spalle ci sono i dieci team che spingono in maniera compatta affinché il muro eretto a protezione dell’assedio andrettiano resti solido e alto.
Una guerra si conduce con molti mezzi, a partire da quello mediatico. La narrazione ultima recente di un Andretti stanco, accerchiato, pronto ad alzare bandiera bianca. Il fatto che il preaccordo con Renault-Alpine per la fornitura delle power unit, che poi sarebbero state brandizzate col marchio Cadillac, rappresenterebbe, per i tromboni che sponsorizzano l’immobilismo, un chiaro segnale di un progetto in via di dismissione.
I fatti, in un’analisi più lucida, andrebbero osservati invece da diverse angolazioni per descrivere il fenomeno in tutte le sue dinamiche. Quindi nella sua complessità che ne realizza il vero andamento. Andretti ha semplicemente preso tempo perché ha compreso che il suo ingresso potrebbe essere ratificato solo dopo la costituzione in un documento vincolante del nuovo Patto della Concordia che conterrebbe al suo interno una clausola anti diluizione triplicata. Un obolo che il buon Michael sarebbe quasi rassegnato a sborsare pur di vedere la sua causa accolta.
Ancora, la cessazione dell’intesa preliminare con i francesi della Losanga ha un’altra motivazione che rende il gruppo ancor più solido, credibile e spendibile per la causa. Andretti Formula Racing Lcc ha ottenuto il supporto pieno di General Motors che ora sta pensando seriamente di scendere in campo con un propulsore proprio piuttosto che acquistare quelli transalpini per piazzarci su lo scudo bardato da allori metallici. La chiusura della F1 che rinsalda le fila di quello che oggi, per motivi economici e per paure ataviche, viene considerato non una risorsa ma un nemico da combattere.
Un po’ a sorpresa, nei giorni scorsi, era emerso che la causa Andretti non era osteggiata solo dai piani alti della F1: top team e Liberty Media con il classico atteggiamento pilatesco di osservare lo svilupparsi degli eventi per poi prendere pubbliche posizioni. Anche i “pesci piccoli” si erano normalizzati alla protesta. Haas e Williams paiono essere le principali costruttrici di barricate. Gene Haas e i vertici della scuderia di Grove hanno lottato a lungo e duramente per restare in F1 quando la crisi pandemica faceva sentire i suoi effetti.
Nel caso della squadra inglese, il fondo Dorilton ha investito un bel po’ di grana e ora non intende vedere la torta ridursi a causa dell’arrivo di un’altra squadra. Stesso dicasi per gli americani che orbitano nella galassia Ferrari. L’attuale modello di business della Formula 1 prevede che se si vuole entrare non si riduca la grandezza della torta, ma che si acquisti una squadra esistente garantendo la continuità nella divisione per dieci.
In effetti questa verità pubblicamente sottaciuta è stata confermata qualche settimana fa da Mohammed Ben Sulayem che non aveva nascosto che qualcuno aveva iniziato a far pressione affinché la FIA sponsorizzasse questo tipo di operazione. Il manager emiratino aveva sottolineato che non era nelle prerogative del suo ente muoversi in questo modo rigettando dunque sul nascere una proposta inaccettabile per chi deve scrivere le regole del gioco.
A conferma che la battaglia ad Andretti ha preso altre vie arrivano le parole di James Vowles, team principal della Williams che ha imparato l’arte della politica da un grande maestro: Toto Wolff. L’ex capo stratega della Mercedes, quasi dal nulla, si è fatto avanti dicendosi disponibile ad aprire una trattativa con Cadillac nel caso in cui il matrimonio con Andretti sarebbe scoppiato prima del nascere.
“Siamo stati chiari: siamo più che felici di portare nuovi marchi in F1, ma la torta deve crescere e non ridursi. Finora si sta solo riducendo. Per chiarezza, questo discorso non è contro Andretti o General Motors. Accolgo GM a braccia aperte e spero di instaurare un rapporto con loro se le cose non dovessero funzionare”, ha detto Vowles alludendo ad Andretti.
Vowles ha spiegato che non vi sono trattative tra Detroit e Grove ma che un produttore automobilistico come GM sarebbe il benvenuto in Formula 1. “Saremmo lieti di accoglierli. Ma sono chiaramente legati ad Andretti. Al momento non siamo in trattative con loro”. Sorprende, dunque, l’apertura al costruttore americano. Mossa che sa di tentativo di destabilizzazione in pieno stile. Ma quelli del Michigan vanno avanti come dei treni.
Dal quartier generale è arrivata una precisazione che spazza via il campo da ogni illazione: “GM è impegnata a collaborare con Andretti per correre in F1 – afferma Mark Reuss come riporta Motorsport che cita l’agenzia AP – La collaborazione tra Andretti e Cadillac riunisce due entità uniche costruite per le corse, entrambe con un lungo pedigree di successi negli sport motoristici a livello globale“.
La nota è chiara e non si presta ad interpretazioni di comodo: Cadillac sarà in F1 solo accanto ad Andretti. O con lui o non se ne fa nulla. Le manovre politiche delle dieci sorelle hanno sortito l’effetto indesiderato di rendere ancor più roccioso il sodalizio statunitense che da questa vicenda dimostra quanto la sua candidatura sia credibile. Basterebbe solo questo per rassicurare i membri del Patto della Concordia e la FOM. Andretti fa sul serio e il suo impegno accrescerebbe concretamente il valore del marchio F1.
Se solo dall’altro lato non ci fossero ciechi dirigenti che stanno dimostrando di non possedere lungimiranza gestionale la questione sarebbe già chiusa da un pezzo con esito positivo. Invece, come in una dolente via crucis, si procede di stazione in stazione senza intravedere il finale di una storia che ormai ha stancato gli appassionati che invocano a gran voce l’ingresso dell’undicesimo soggetto.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Andretti, General Motors, Williams Racing