La F1 è proiettata verso l’ultimo atto della stagione che si terrà nel prossimo weekend. Abu Dhabi, una location che evoca intensi ricordi e dure polemiche, manderà tutti in vacanza ed aprirà a quel periodo in cui i vertici cominciano a tracciare i bilanci per correggere il tiro in relazione alle cose che non hanno funzionato al meglio. Nel weekend del Gran Premio di Las Vegas qualcosa di imperfetto s’è manifestata.
Il riferimento, è chiaro, è ai fatti del venerdì quando la Ferrari n°55 di Carlos Sainz, in pieno rettilineo, in ottava marcia, lanciata a oltre 300 km/h, ha prodotto scintille e rumori assordanti dai quali è scaturita l’attivazione dei sistemi di protezione della power unit. E’ bastato poco per capire che la défaillance non dipendeva dalla vettura bensì dalla pista.
Del tombino non posato a regola d’arte si è discusso in tutte le salse e non è questa la sede per ulteriori approfondimenti. Quel che è successo dopo, invece, è molto più importante visto che apre a riflessioni future sulla maniera in cui vengono gestite situazioni impreviste e perché queste non portano a deroghe o a salvacondotti particolari.
E’ necessario tornare ancora a venerdì scorso. Dopo il fattaccio, Frédéric Vasseur, aveva spiegato che la SF-23 di Sainz era stata fortemente danneggiata e che alcune parti andavano sostituite: telaio, motore e pacco batterie. Proprio quest’ultimo elemento ha determinato la penalità poiché lo spagnolo aveva già superato il limite annuale concesso. Da qui si è scatenata una ridda di valutazioni non sempre ben riportate.
La Ferrari, ritenendosi penalizzata da cause di forza maggiore, aveva provato a capire se c’erano gli estremi per chiedere una deroga per circostanze eccezionali. La richiesta, in effetti, è stata inoltrata a chi di dovere, ma di certo non è stato organizzato un summit per domandare supporto ai dieci team con lo scopo di perorare la causa rossa.
Le parole di Toto Wolff sulla conferenza dedicata ai team principal hanno alimentato l’idea che Mercedes si opponesse con forza alla presunta domanda di Vasseur. L’austriaco, stizzito, aveva archiviato la questione tombino affermando, in maniera colorita, che si trattava di “cazzate” che sarebbero state dimenticate in poco tempo. Da qui la somma algebrica errata secondo cui alla richiesta ferrarista sarebbe arrivato il veto della Mercedes che avrebbe tratto vantaggio dall’arretramento di Sainz.
In realtà le cose non stanno così. A confermarlo è stato Peter Bayer, non una voce di basso profilo considerando i trascorsi in Federazione Internazionale come braccio destro di Jean Todt. L’attuale amministratore delegato dell’AlphaTauri, figura ricercata dai vertici di Red Bull per dare una struttura più solida alla realtà faentina, ha rivelato interessanti retroscena su una vicenda che sta assumendo contorni più grandi di quelli che meriterebbe.
Innanzitutto, indirettamente, ha confermato che Ferrari non ha chiesto il supporto delle squadre concorrenti. “Se ce lo avessero chiesto come squadra, avremmo sostenuto la Ferrari. Non è davvero colpa loro”, ha riferito Bayer circa la presunta richiesta di Vasseur che evidentemente non è mai giunta a destinazione. Frase tutt’altro che sibillina che chiude il narrato ostracismo Mercedes. Decade quindi le accuse di opportunismo mossa da certa stampa agli ex iridati.
L’altra parte del ragionamento, forse ancor più succulenta, è relativa al perché il testo normativo non abbia contemplato l’istituto della deroga. Stavolta è intervenuto il Bayer ex membro della FIA che ha spiegato come sia proprio una precisa volontà delle squadre quella di non introdurre una scappatoia regolamentare attivabile da uno dei concorrenti.
La questione dell’annullamento delle penalità per le sostituzioni della power unit o di parti di esse nel caso di eventi particolari (come quello di Las Vegas per l’appunto) è stata discussa in passato, ma i team hanno bloccato qualsiasi tentativo per incorporare un’opzione simile nel quadro normativo di riferimento.
Che Fred Vasseur abbia fatto pressioni sui soli commissari per ottenere una deroga è una notizia fondata. Questi, pur essendo stati comprensivi, non hanno margini di manovra perché non c’è nessun istituto che dia loro la possibilità di annullare la penalità. Una deroga è possibile solo nella misura in cui un testo la prevede esplicitamente. Queste sono ammesse, ma non sulle fattispecie emerse venerdì scorso.
Le eccezioni, difatti, investono aree come la cancellazione e il rinvio degli eventi, il ritiro delle iscrizioni, i cambi di pilota e le normative sui test al banco prova, Aerodynamic Test Regulation e Power Unit. Non c’è alcun riferimento allo stato della pista o ad altri eventi accidentali.
Interessanti i rilievi di Bayer che ha spiegato come, in passato, ci siano state molte discussioni sull’opportunità di avere clausole che si attivassero in caso di forza maggiore. Se non sono state inserite è perché i team principal hanno temuto che lo strumento potesse essere usato per trarre vantaggio da determinate situazioni.
Le “dieci sorelle”, autoproteggendosi per timori incrociati, hanno di fatto permesso che il buon senso non potesse introdotto nel regolamento. Messa così è una situazione assai contraddittoria. Una cosa non nuova ad una F1 che sull’incoerenza sembra aver costruito la sua storia. Chiaro che i fatti del Nevada abbiano ora aperto ad una riflessione più profonda. Gira voce che nelle prossime riunioni della F1 Commission la questione possa essere all’ordine del giorno. Se la cosa porterà ad una riscrittura regolamentare è ancora prematuro per dirlo.
Sul piatto potrebbe essere definita una linea di compromesso: lasciare le cose come stanno ma prevedere un risarcimento economico per i danni che in epoca di budget cap si fanno sentire con ancora più forza. “Considerando che abbiamo saltato le Fp1, che siamo a un paio di milioni di danni, che i meccanici hanno lavorato come l’inferno per rimontare e così via, penso che non sia stato troppo stupido considerare il caso di forza maggiore”. Dietro queste parole di Vasseur, più che una deroga, ci potrebbe essere stata la volontà di chiedere un risarcimento. Cosa alla quale la F1 sta pensando di lavorare.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Las Vegas, Scuderia Ferrari