Il Gran Premio degli Stati Uniti di F1 si è disputato domenica 22 Ottobre ma, di fatto, è terminato giovedì 9 Novembre. La vicenda è nota: il Team Haas aveva acceso il Right of Review sulla classifica finale della gara tenutasi ad Austin nella quale, tanto per cambiare, la disciplina dei track limit aveva fatto parlare più dell’evento sportivo in sé.
Secondo Gunther Steiner e il suo gruppo l’applicazione delle sanzioni nel superamento dei limiti della pista era stata completamente insoddisfacente tanto che la scuderia americana aveva richiesto la revisione della classifica finale della gara. Nel mirino del team motorizzato dalla Ferrari erano finite la Williams di Alexander Albon (9°), la Aston Martin di Lance Stroll (7°) e la Red Bull di Sergio Perez (4°). Vetture che, se sanzionate, avrebbero permesso a Nico Hulkenberg, undicesimo sotto la bandiera a scacchi, di recuperare alcune posizioni che avrebbero portato in dote preziosi punti nella classifica Costruttori. Che significa introiti fiscali, una boccata d’ossigeno per un sodalizio che annaspa nelle zone basse della griglia di partenza.
La FIA si è presa tutto il tempo necessario – e forse anche qualcosa in più – poi ha respinto “RoR” lasciando immutato l’ordine d’arrivo con grande insoddisfazione della Haas che sperava che il protrarsi delle analisi avrebbe portato ad un epilogo diverso da quelli che un po’ tutti avevano preconizzato.
Anche se il ricorso è stato rigettato, i commissari hanno riconosciuto i problemi relativi ai limiti della pista, una grana che accompagna la F1 da tempo ma che in questa stagione è esplosa definitivamente in circuiti come il Red Bull Ring e il COTA, tanto per citare i casi più clamorosi. La politica vigente è ritenuta altamente insoddisfacente da parte dei piloti e dei team manager. Ma anche la FIA si è messa dietro le barricate.
La nota che ha archiviato il caso Haas si chiudeva così: “Dato che, nonostante l’esito formale di questa decisione, i commissari hanno visto prove individuali che mostrano quelle che sembrano essere potenziali violazioni dei limiti della pista all’apice della curva 6, si ritiene che la loro incapacità di applicare correttamente l’attuale standard per i limiti della pista per tutti i concorrenti sia completamente insoddisfacente e quindi raccomandano vivamente a tutti gli interessati di trovare una soluzione per prevenire il ripetersi di questo problema diffuso”.
“Sia che il problema venga affrontato correttamente da migliori soluzioni tecnologiche, modifiche alla pista, una combinazione di questi, o un diverso standard di regolamentazione e applicazione, i commissari lo lasciano a coloro che si trovano in una posizione migliore per fare tali valutazioni”, prosegue la nota.
“Tuttavia, sulla base della tempistica di questa decisione, è chiaro che una soluzione completa non può, per una questione di praticità, avvenire quest’anno. Ma dato il numero di circuiti diversi in cui sono sorti problemi significativi di limiti di pista in questa stagione, riconoscendo che la FIA in collaborazione con i circuiti ha già fatto passi da gigante, ulteriori soluzioni dovrebbero essere trovate prima dell’inizio della stagione 2024“.
Il messaggio è eloquente: non si può andare avanti in questo modo. Perché la governance della F1 non ha ancora affrontato la questione per risolverla una volta e per tutte? Quali sarebbero gli espedienti da adoperare? La mente corre subito alla ghiaia che, posata nelle vie di fuga, rappresenterebbe un deterrente solido per arginare certe pratiche.
Ma la soluzione non è così semplice come potrebbe apparire. Questioni di sicurezza intervengono nel ragionamento. Da anni si valuta l’efficacia del brecciolino in alcuni tipi di incidente ed evidentemente si è verificato che, in linea generale, l’asfalto abbinato ad una via di fuga abbondante, siano i sistemi più sicuri.
Ancora, c’è anche una motivazione afferente allo spettacolo: la ghiaia non perdona. Anche una piccola escursione potrebbe determinare l’insabbiamento della monoposto con manifeste conseguenze sullo show e sull’azione: meno auto in pista a duellare e molto più tempo tra safety car, pulizia del tracciato e ripristino della via di fuga. Tutti elementi da considerare per evitare di cadere in un facile riduzionismo che non aiuta a comprendere determinate dinamiche.
Sono gli altri sport a venire potenzialmente in soccorso della F1. La goal line technology o l’occhio di falco in uso nel tennis sono strumenti consolidati che offrono risposte immediate e garanzia che l’esito dell’osservazione sia corretto. Ovvio che implementare tecnologie simili su 24 piste e con tante curve da scandagliare abbia costi molto elevati, ma la Formula Uno non naviga in acque tempestose finanziariamente parlando. Uno sforzo da parte di Liberty Media renderebbe l’intera categoria più credibile e trasparente, con verdetti istantanei e inappellabili.
Ecco perché la minaccia di Ben Sulayem di non correre di Austria, ad Austin e in altre realtà nelle sono emerse problematiche relative ai limiti della pista, come la controversa Curva 5 del Bahrain International Circuit, sembra poco credibile anche in considerazione dei contratti che Liberty Media stipula con i singoli promotori e sui quali Place de la Concorde non può intervenire se non valutando gli standard di sicurezza della pista. Cosa che non ha nulla a che vedere con il superamento delle linee di demarcazione.
I commissari giudicanti hanno lanciato la palla nella metà campo del legislatore. Saprà Liberty Media raccogliere l’assist e sistemare una volta e per tutte una questione che sta superando i limiti basali della tolleranza?
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing