domenica, Dicembre 22, 2024

F1 2023: tre sconfitti che dovranno azzardare per emergere in futuro

Dopo quattro giorni dall’ultimo atto del campionato del mondo di F1 2023 è un susseguirsi di anticipazioni circa quel che potrebbe succedere l’anno venturo. Nonostante i motori sono ormai freddi, anche perché ad Abu Dhabi sono andati in archivio i test Pirelli, c’è chi si lancia in previsioni più o meno fondate su quel che verrà. Giochino tipico di questi tempi, quando le informazioni sono scarse e spesso poco verificate. Un meccanismo che serve a tenere vivo l’interesse del pubblico e che, sovente, ha anche il compito indiretto di “lucchettare” quel che è stato e che non ha funzionato.

Nel mondiale appena chiusosi è girato tutto per il verso giusto alla Red Bull e a Max Verstappen che hanno fatto incette di vittorie: 21 per il team, 19 per l’olandese che ha lasciato per strada solo tre trionfi andati a Sergio Perez, demolito e ridimensionato dopo un anno difficilissimo, e a Carlos Sainz che ha donato l’unica, effimera, gioia alla Ferrari che aveva iniziato l’anno con ben altre aspettative. Vi risparmiamo le citazioni di Benedetto Vigna di metà febbraio.

Il 2023 verrà ricordato come l’anno dei record Red Bull. Ma quando c’è un solo soggetto a dettar legge emergono anche i perdenti, quelli che subiscono l’onta della sconfitta che ha avuto del clamoroso visto il contesto tecnico in cui è maturata. La RB19 nasceva con una penalità sul groppone che doveva limitarne lo slancio. Invece le ha messo le ali, è proprio il caso di dirlo. I motivi di questa reazione forse inattesa sono stati analizzati nei nostri svariati focus; quel che preme sottolineare in questa sede è che la compagine di Milton Keynes ha potuto regnare indisturbata a anche a causa di tre soggetti che sono venuti meno, chi per un motivo, chi per l’altro.

Red Bull Ferrari
Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) esulta alla fine del Gp di Las Vegas 2023

F1 2023: un vincitore e tre sconfitti

Il primo attore che esce ammaccato dall’ultima campagna sportiva è Liberty Media. I regolamenti tecnico, sportivo e finanziario dovevano servire a livellare la categoria dopo sette anni (e mezzo) di imperio Mercedes. L’effetto ottenuto è stato opposto: mai nella storia della F1 si era vista una forza così soverchiante, sfacciata nella capacità di annichilire i nemici. La convergenza tecnica e prestazionale annunciata prima e auspicata poi restano solo nell’aria, nei discorsi utopici di Stefano Domenicali e dei plenipotenziari della serie. La prassi ha offerto tutt’altro. 

I team si avvicineranno l’anno prossimo? E se la cosa non accadesse varrà la pena spendere energie e fondi nel 2025, dodici mesi prima dell’ennesima rivoluzione normativa? Il rischio che Red Bull possa godere di un vantaggio ampio per ancora due anni è concreto. E non basteranno gli eventi come Las Vegas a tenere vivo un interesse che in alcuni paesi è già iniziato a scemare. Proprio l’Italia porta la bandiera dei disamorati se si dà uno sguardo agli ascolti televisivi che nel 2023 sono caduti in picchiata per Sky Sport.

Questo elemento ci riporta agli altri due soggetti che si sono contraddistinti negativamente: Mercedes e Ferrari. Il Belpaese ha spento la tv molto spesso, ogni qualvolta la Rossa sciorinava prestazioni non all’altezza del suo blasone sportivo e storico. Le Frecce Nere al di sotto delle attese non hanno chiaramente inciso sull’auditel italiano, ma di certo hanno contribuito a tenere basso l’interesse generale.

Red Bull ha chiuso il mondiale con 860 punti. Quelli ottenuti da Max Verstappen (575) sarebbero bastato per vincere facilmente il costruttori. Questo dà la cifra della grandezza della RB19 ma anche della pochezza della Ferrari SF-23 e della Mercedes W14. Gli uomini di Brackley le buscano severamente e sonoramente chiudendo con 409 punti, tre in più della Rossa che precede di 103 lunghezze una McLaren cresciuta tantissimo nella seconda metà della stagione ma non nella misura di rappresentare una minaccia per l’olandese e il suo team. 

Ferrari
Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1 Team e Carlos Sainz (Scuderia Ferrari)

La domanda che tutti si fanno e alla quale molti provano a dare risposta è la seguente: i tre soggetti menzionati ce la faranno a recuperare in un anno? Nessuno ha la palla di vetro, ma la normalizzazione post penalità e la possibilità di poter lavorare sul modello 2024 prima di ogni altro team sono fattori che peseranno nell’economia della stagione futura. E forse di quella successiva ancora. Se Ferrari e Mercedes dovranno stravolgere i rispettivi progetti, Red Bull (e parzialmente la McLaren) potrà andare in continuità affinando il mezzo in una più grande gestione di forze e risorse tecnico-finanziarie.  


F1 2024: non basterà copiare Red Bull, servirà innovare

La speranza – e al contempo il timore – è l’ormai famigerata convergenza tecnica. Chiaro che ci sarà, è in corso dal 2022, ma non è altrettanto leggibile il fatto che a questa corrisponderà anche quella prestazionale. La MCL60, per citarne una, è andata incontro alla filosofia introdotta da Adrian Newey ma si è fermata alle soglie della gloria: il progresso è stato consistente ma non tale da farla accomodare al bancone delle feste né di fare il solletico a sua maestà RB19. Stesso dicasi per la Aston Martin AMR23 che, dopo l’exploit iniziale, si è afflosciata come un dolce venuto male. 

Questi due esempi incoraggiano e spaventano, al contempo, Ferrari e Mercedes che sanno che non basterà mutuare concetti. Servirà azzardare ed introdurre qualcosa che cambi l’andamento della marea. Lewis Hamilton, uno che col passare degli anni è diventato pragmatico e iper realista, ha fotografato la situazione con estrema lucidità: “Ad Abu Dhabi la Red Bull ha vinto con 17 secondi di vantaggio e non sviluppa la macchina da agosto. Quindi si può facilmente indovinare dove saranno l’anno prossimo…“.

F1
Ben Sulayem (FIA) – Stefano Domenicali (CEO F1)

I tre soggetti individuati in questo scritto dovranno quindi fare qualcosa più del compitino per provare ad incatenare la forza soverchiante della Red Bull. Liberty Media e FIA hanno le mani legate dagli stessi regolamenti che hanno teorizzato prima e scritto poi. Per questo motivo gli effetti del loro lavoro si sentiranno necessariamente nel 2026. Immaginare di cambiare in corso le regole per appiattire la serie sarebbe inconcepibile e antimeritocratico. Ormai la frittata è fatta: i decisori devono operare nell’alveo della trasparenza e dell’equidistanza senza favorire dati soggetti per sfavorirne uno in particolare. 

Per quanto riguarda il Cavallino Rampante e la Stella a Tre Punte – e tutti gli altri attori che spingono da dietro – c’è da vincere una lotta titanica con norme che non favoriscono le rimonte a causa di un budget cap ferreo e di un quadro tecnico immobile. Serve una bella iniezione di fantasia per trovare strade tecniche valide in una mappa che sembra già essere stata esplorata in ogni minimo anfratto. Gli uffici progettazione di Brackley e di Maranello sono alla ricerca di qualche scorciatoia che consenta il subitaneo riavvicinamento alla Red Bull.

Che ciò avvenga se lo augurano anche i proprietari della serie che temono di pagare amare ripercussioni con un altro anno monocorde che non fa bene allo show e alla relativa vendibilità del prodotto.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team, Scuderia Ferrari

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