Ferrari e il diritto hanno qualcosa in comune. I romani usavano il termine, ancora oggi valido giuridicamente, “dura lex, sed lex”, che possiamo tradurre con un minimo di libertà come: “La legge è legge, anche se talvolta è ingiusta”. Nella città “nata” dal peccato (non la fonda la mafia ma negli anni ’30 del secolo scorso la trasforma in quella che è oggi) e nella quale il peccato è legale (gioco d’azzardo et similia), tanto che gli americani (non i residenti) la chiamano pure “Sin city”, la F1 targata Liberty Media si deve essere specchiata lungamente e si deve essere piaciuta.
Nel nulla dei led in ogni dove, delle slot machine in serie, dei luoghi posticci pieni di plastica e imitazioni alla buona dell’Europa, nei cloni di Elvis Presley, nelle cappelle matrimoniali del mordi e fuggi, nei colori tanto sparati da essere vacui e anche un pochino inquietanti ha forse pensato di annacquare lo sport, tanto da farlo diventare solo una parte dello spettacolo. Non lo spettacolo.
Sarà forse per quello che hanno dimenticato che forse i tombini della città sarebbero stati risucchiati dall’effetto suolo delle monoposto. E forse per questo specchiarsi compiaciuto nel nulla hanno pensato che i piloti, essendo mere “appendici” dello spettacolo, avrebbero potuto anche fare le Fp2 in piena notte. Va tutto bene, anche perché “ciò che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas”, giusto?
E così la Ferrari dell’incolpevole Sainz viene presa in pieno da un tombino, la Alpine di Ocon ha altri danni e ti viene logico pensare che una volta tanto, est modus in rebus, si deroghi alle norme draconiane della Federazione Internazionale perché il danno è stato provocato da oggetto esterno che in pista non ci doveva essere o che non doveva staccarsi. Bene… dopo qualche ora la FIA si premura di avvertirci che no, zero, niente.
Poi veniamo a sapere che la Ferrari ha chiesto una deroga ma che, appunto, “dura lex sed lex” la Federazione Internazionale non deroga… non scherziamo su! E quindi Sainz avrà 10 posizioni di penalità in griglia per la sostituzione della batteria, danneggiata assieme al telaio della SF-23 dello spagnolo. Qualcuno sui social si è affrettato a dire, più realista del re, che d’altronde c’erano precedenti a Monaco dove non erano state date deroghe per monoposto danneggiate.
Altri ci raccontano, cosa assai plausibile, che qualche team si sia opposto (immaginate quale) all’atto di “generosità”, perché “mors tua vita mea” e tanti saluti. Bè, d’altronde non ci sono gentleman in F1. E questo si sapeva da tempo. Ma considerando che si trattava di qualcosa legato alla sicurezza (mancata), il motivo c’era per una decisione d’imperio della FIA. E, d’altronde, la storia della F1 è piena di norme poi violate e ri-regolate con eccezioni e via discorrendo.
Se ci metti in più il particolare della pista nuova, ricavata su un tracciato cittadino, con un asfalto nuovo e via discorrendo, ai voglia che i legulei della FIA avrebbero potuto trovare il cavillo. E ci scommetto quanto volete, a rischio di essere tacciato di campanilismo o peggio complottismo (accusa per me ferale) che se fosse accaduto qualcosa alla Red Bull o alla Mercedes, le cose sarebbero andate diversamente.
D’altronde fra martinetti idraulici, caschi anonimi, 1000 chilometri di test illegali, mal di schiena guariti miracolosamente, scarichi soffiati e motori con deroghe d’affidabilità per farli funzionare (fa ancora ridere amaramente oggi), monoposto con i buchi, di cose carine ne abbiamo viste in questi decenni… E allora, qual è l’inconfessabile mistero per il quale la Ferrari continua a farsi calpestare, tappetino rosso potremmo chiamarla, stesa ai piedi della matrigna FIA e quasi vogliosa di essere punita in un atteggiamento masochista?
La paghetta che riceve, unica fra le squadre di F1, e che quindi esige la genuflessioncella d’uso ad ogni abuso? Il suo essere tutto sommato un oggetto estraneo ad una F1 internazionale ma sostanzialmente ancora suddita di sua maestà Carlo III°? Il debito da pagare per il pasticciaccio del motorone del 2019 forse truccato, forse no, con l’accordo più segreto di Fort Knox? O forse, più banalmente, una Ferrari smarrita e ondivaga, senza un capo, un centro, un cuore… incapace di rifulgere della propria splendida luce e poco conscia della sua unicità da far pesare a dovere? Non ci è dato sapere. Almeno sino ad oggi.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi