Un mondiale di F1 finito praticamente a luglio, se non forse prima, si meritava qualcosa che tenesse vivo l’interesse fino all’ultima gara. Las Vegas, tra lustrini, luci, casinò, tombini che saltano (ne sa qualcosa la Ferrari), polemiche assortite – e spesso create ad arte in una disformazione che diventa essa stessa informazione verità – ha movimentato una tappa che in ogni caso ha avuto l’epilogo osservato ormai 20 volte su 21.
Per l’ultima rappresentazione non ci si aspetta altro che vedere una Red Bull imporsi ancora. Max è alla ricerca della vittoria n°19 per scrivere un record che probabilmente non sarà depennato per molti anni. Quando l’olandese si mette qualcosa in mente, supportato da un team perfetto e da una vettura dominante, ci sono ben poche speranze per gli altri.
Alle spalle di Verstappen, vincerà lui scommetteteci (anche se il banco paga molto poco), c’è un duello che è motivo di interesse per una “Formula noia” che si spera di superare l’anno venturo: Mercedes contro Ferrari. Prima della tappa statunitense gli anglotedeschi avevano un margine abbastanza rassicurante di venti punti.
Una Ferrari in gran spolvero e penalizzata dalla sfortuna materializzatasi in un tappo metallico, ha saputo recuperare ben sedici punti ad una Mercedes imprecisa e catalizzatrice di altrettante sfighe. Vedasi la gara di Hamilton costellata da eventi storti che il pilota ha subito senza colpe. Diverso il discorso per Russell che – e non è una novità – si è perso in una penalizzazione evitabilissima che ha permesso alla Ferrari di rifarsi sotto in maniera minacciosa.
La corsa al secondo posto, va espresso senza remore, è un obiettivo marginale. Acqua che non disseta, specie se si dà uno sguardo a una classifica costruttori nella quale Red Bull ha più che doppiato la ciurma imponendo distacchi che dovrebbero determinare azzeramenti aziendali tra le fila degli inseguitori. Ma questa è un’altra storia. Tra la seconda e la terza posizione ballano dei soldi (che novità!) ma anche la possibilità di avere più ore di sviluppo a disposizione. Ecco che per perdere il duello dei duelli (così sarà descritto in questi giorni) non sarebbe un dramma. Anzi…
Chiaramente ne va di mezzo l’onore e imporsi su un rivale di grande rilevanza è una piccola medaglia da appuntarsi al petto, un cioccolatino da gustare in una stagione di bocconi amari somministrati dal dottore Verstappen. Una rivalità che nelle ultime ore si sarebbe ulteriormente accesa poiché, dopo il venerdì dei tombini saltati, Wolff si sarebbe opposto alla richiesta della Ferrari di annullare la penalità comminata a Sainz per la sostituzione del pacco batterie.
Una storia parecchio romanzata che non ha trovato riscontri solidi e che viene smentita da un regolamento che non prevede deroghe per fattispecie analoghe. Ma – e si torna a quell’informazione creata per motivi utilitaristici – vuoi mettere gettare benzina sul fuoco in quello che deve essere l’assorbitore di interessi sportivi del weekend che chiuderà l’annata?
Il teatro di questa epica tenzone sarà Abu Dhabi, un luogo relativamente nuovo per la F1 ma che evoca ricordi sinistri sia per la categoria che per la Mercedes che, due anni fa, vide sfuggire la vittoria della gara e soprattutto del mondiale piloti a causa di decisioni irrituali della direzione gara che poi fu liquidata dai vertici federali per manifesta incapacità.
Mercedes si sta preparando all’ultimo atto dopo l’ennesimo deludente weekend di gara. Toto Wolff ritiene che la finale di Abu Dhabi sarà bella e corretta visto che oggi si può contare su un direttore di gara adeguato. La gara in oggetto, tra le altre cose, segna l’ultima possibilità per la Mercedes di vincere nel 2023 ed evitare la prima stagione senza trionfi dal 2011.
Da quel 2021 è cambiato tutto, ma la ferita non si è ancora del tutto rimarginata. Lewis Hamilton, con l’ottavo titolo mondiale in tasca, si vide penalizzato dalle decisioni di Michael Masi che non seguì le procedure convenzionali di ripartenza dopo il rientro ai box della Safety Car. Fu consentito solo alle auto tra Lewis e il rivale Max di sdoppiarsi, liberando l’olandese per un attacco all’ultimo favorito da gomme fresche. La convenzione avrebbe voluto che la ripartenza arrivasse il giro successivo, cosa che avrebbe determinato un lecito taglio del traguardo sotto il controllo della vettura di sicurezza.
Ora la direzione gara è nelle salde mani di Niels Wittich, unico deputato alla gestione dopo l’anno di coabitazione con Eduardo Freitas. Wolff ripone molta fiducia nella capacità di gestione di Wittich ritenendo che un 2021 bis sia praticamente impossibile: “Andiamo ad Abu Dhabi più o meno alla pari. Abbiamo un direttore di gara adeguato, quindi dovrebbe andare bene“
Wolff sa che la Ferrari è un avversario molto minaccioso visto che, dalla pausa estiva, è stata in grado di recuperare una grande mole di punti. “Hanno fatto un buon lavoro, penso che avremmo potuto essere alla pari a Las Vegas, ma il risultato mostra qualcosa di diverso, quindi ce la giochiamo. E’ bello avere un duello per la seconda posizione, è una cosa positiva per il finale della stagione. Ma che sia P2 o P3 non mi fa comunque esultare particolarmente“.
L’ultima affermazione potrebbe sembrare il classico sport del mettere le mani avanti. Così non è e il discorso vale anche per la Ferrari. Ci sono pro (economici e mediatici) e contro (tecnici) nel chiudere alle spalle della Red Bull. Benefici che forse non compensano gli svantaggi perché per provare a ridurre sensibilmente il gap con la scuderia di Milton Keyns servono più ore di lavoro a disposizione che orgoglio nell’aver vinto un duello tutto sommato residuale.
In ogni caso i due contendenti non intendono procedere col braccino corto e daranno vita ad una battaglia che dovrà essere diretta da un arbitro discreto e corretto. Il verdetto, anche se negativo, lo si accetta quando c’è trasparenza e puntualità procedurale. Mercedes può anche arrivare terza, ma di certo non avrà di che lamentarsi se la Ferrari la batterà in pista. Stesso dicasi a ruoli ribaltati.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team, Scuderia Ferrari