Ferrari ha un sacco di problemi che purtroppo invece di diminuire aumentano. “L’ottimismo” del pensiero che apre lo scritto è direttamente proporzionale a quello che il team di Maranello continua impunemente a sciorinare in pista. L’avverbio, diciottesima parola della frase precedente, non fa presenza a caso. Sta proprio lì per sottolineare che “i colpevoli” pare la facciano quasi sempre franca. Forse saranno crocifissi in sala mensa in Via Abetone Inferiore 4, chissà. Boh. Fatto sta che da fuori nulla cambia o quasi.
Il fulcro del pensiero suddetto concerne la necessaria affidabilità della rossa, evidentemente concetto utopico all’interno della squadra italiana. La condizione tiflotica verso questa “scienza oscura” che Ferrari mostra nel giudizio delle persone preposte al controllo di qualità esacerba i tifosi, d’altronde non potrebbe essere altrimenti, e soprattutto esaspera l’amore dei piloti, uno in particolare, verso il Cavallino Rampante.
Sì… parliamo di Charles Leclerc, martire per eccellenza di questo gruppo di lavoro che, malgrado venga modificato negli anni persevera nel mostrare gli stessi limiti. Una patologia endemica irrisolvibile che oramai da tempo si arroga il diritto incidere, a suo piacimento, sul destino del giovane talento bolso a livello mentale. Stanco di stringere gli occhi per mettere a fuoco una luce lontanissima che dovrebbe costituire la rinascita.
Una sentiero non ancora battuto nel quale lanciarsi a capofitto. Un percorso impervio, ricco di sforzi profusi, ma se possibile scevro da delusioni costanti. Una risalita verso lidi più congeniali allo stemma che fregia le vetture modenesi. Una condizione di fondo, insomma, che preveda il tanto agognato cambio di rotta. La sterzata mentale necessaria per cambiare le cose. Perché in F1, come nella vita, in un certo qual modo può anche essere utile perdere. Ma c’è modo e modo per farlo.
Brasile 2023, Interlagos, fine settimana complicato, uno dei tanti per Ferrari. Oltre le consuete “sporche faccende” inerenti alla mera messa a punto della vettura, compromessi aero meccanici che lambiccano il cervello di tecnici e ingegneri, un ulteriore questione va sommata alle prestazioni in gara. Parliamo di “clutch system” che sulla SF-23 ha pensato bene di fare le bizze per tutto quanto il fine settimana.
Lo abbiamo notato sin dal venerdì, quando il consueto programma di lavoro prevede diverse start practice alla fine della pit lane o direttamente davanti alla piazzola del garage. Sappiamo che Ferrari durante l’inverno ha cambiato la procedura legata alla partenza, con un nuovo meccanismo che, in teoria, doveva favorire i piloti rendendo più facile accedere al massimo grip quando la monoposto inizia la sua marcia.
Parliamo di un provvedimento che secondo i feedback raccolti durante l’arco di questa stagione agonistica, osservando con attenzione ogni singolo minuto in pista delle vetture italiane specie durante le sessioni non ufficiali, tutto sembra tranne aver fornito benefici davvero significativi. A margine di questa considerazione possiamo dire che tuttavia il dispositivo non si era mai inceppato, questo si. Mentre a Interlagos, appunto, le cose non sono andate affatto come ci si aspettava
Il tutto si rifà ad una problematica legata all’usura. Ferrari ha dovuto mettere mano sulla meccanica delle auto sotto precisa richiesta dei “due Carlo”. Tra le azioni intraprese notiamo modifiche alla sonda dell’ossigeno collocata nello scarico e relativi parametri, così come batteria, lente del retrovisore, sensori e guarnizioni. Oltre a questo spicca una voce: “clutch shim”. Le frizioni sono usurate e per ovviare a questo problema sono stati inseriti degli spessori per ottenere il corretto distanziamento e migliorare la connessione tra le parti.
Per di più si tratta di un intervento necessario. Anche se la leva della frizione è in presa, infatti, buona parte della corsa che percorre il sollevatore viene utilizzata per colmare il gioco creatosi dal consumo eccessivo della componete meccanica. Il movimento della piastra di pressione non è sufficiente e come conseguenza può addirittura verificarsi la rottura dell’elemento. In altre parole l’inserimento dello spessore non è altro che una rondella che permette di avvicinare i due dischi diminuendo il gioco.
Carlos non ha fatto mistero del guaio in questione “sbottando” letteralmente a fine gara, predicando in radio la sostituzione della frizione per il ventunesimo appuntamento iridato. Di sicuro il malfunzionamento ha compromesso la partenza dell’iberico al Gran Premio del Brasile e, tenendo in considerazione l’importanza di questa fase, il risultato finale poteva essere diverso. Lo sostiene il diretto interessato che allo start ha subito un doppio sorpasso da parte di Mercedes e Red Bull.
Nel futuro a breve termine, tra poco più di una settimana ancora una volta in suolo americano, il problema patito in terra brasiliana sarà risolto. Resta da capire se Ferrari deciderà di sostituire alcune parti meccaniche oppure, tramite una ri-configurazione dell’elettronica, cercherà di mettere “un toppa”. Per quanto riguarda la centralina si parla di una possibile sostituzione sulla N°16. Sarebbe la terza stagionale e significherebbe penalità. Un cosa pare certa, in conclusione: alcune difficoltà andrebbero previste ed evitate a priori.
Autore: Andrea Bovone
Immagini: Scuderia Ferrari