Il primo giorno de “l’evento sportivo più atteso dell’anno” (queste le parole dei vertici di Liberty Media) non è ancora andato in archivio. Stefano Domenicali, arrivato a Las Vegas carico di entusiasmo e col petto gonfio, atteggiamento tipico di chi ha fatto l’impresa del secolo, aveva avvisato la platea: “Avremo gli occhi di tutto il mondo addosso”. In effetti così è stato, ma quel che si è visto non è stato di certo lo spot alla F1 che il manager imolese e il suo gruppo di riferimento s’aspettavano.
I fatti. Tutto succede sul nascere della prima sessione di prove libere. La Ferrari n°55 di Carlos Sainz, mentre era in pieno rettilineo, in ottava marcia, lanciata a 306 km/h, ha improvvisamente prodotto un rumore sinistro che ha attivato i sistemi di protezione della power unit: un messaggio d’allarme (engine off) s’era acceso sul volante della SF-23 e aveva imposto allo spagnolo di parcheggiare l’auto in pista. Sarebbero bastati pochi minuti per capire che la natura dello stop non era tecnica, ma derivante da un problema al tracciato.
La direzione gara, appurato che sulla Alpine di Esteban Ocon si era verificata una situazione analoga, hanno chiuso anzitempo la tenda del palcoscenico decretando la fine delle operazioni. La cosa sa di già visto. Quattro anni fa, al debutto della Formula 1 in Azerbaijan, ci andò di mezzo la Williams di George Russell che impattò un tombino sporgente causando l’esplosione del fondo. Anche in questo caso si è trattato di uno scolo metallico dell’acqua mal fissato.
O forse è il caso di dire mal progettato visto che, con preoccupata solerzia, è iniziata un’operazione di verifica e saldatura di tutti i suppellettili presenti nell’impianto che sorge tra i casinò del Nevada. Operazione che ha richiesto molto tempo visto che le seconde libere, previste da copione per le nove italiane, non sono ancora scattate.
La ripresa tardiva dell’azione è l’emblema di quanto sia delicata la situazione. La Federazione Internazionale dell’Automobile, prendendo il toro per le corna, ha di fatto messo gli organizzatori con le spalle al muro: senza le minime condizioni di sicurezza non si cantano messe. Con buona pace di Greg Maffei, che dovrebbe essere a Las Vegas, Domenicali, i proprietari dei casinò e tutti gli altri soggetti a vario titolo interessati.
Place de la Concorde, che negli ultimi tempi è sembrata essere quasi soggiogata dalla forza tracimante della FOM, ha rimesso se stessa al centro della categoria. E lo ha fatto proprio nel momento di massima visibilità. Un atto di forza necessario per evitare spiacevoli conseguenze perché l’incolumità dei piloti, osservando la dinamica del problema, è stata fortemente minata.
In attesa che tutto riprenda in maniera normale (restart alle due di notte locali, 11 italiane e sessione da 90 minuti, ndr) non è errato affermare che da questo teatro dell’orrido, non soggiungono altre definizioni, non ci esca bene Liberty Media che ha spinto per questo evento con una forza mai vista prima. Né ne escono puliti i promoter e gli organizzatori che non sono stati in grado di garantire le minime condizioni di sicurezza sebbene ci fossero esempi lampanti nella storia da poter interrogare.
La sensazione – lo affermiamo con forza da tempo – è che si è spinto troppo sul contorno e poco sulle questioni vitali per uno sport come la Formula Uno. E la cosa è confermata dal comunicato emesso dagli organizzatori a margine dell’annullamento della sessione. Un testo nel quale sembra essere prioritaria l’informazione sui servizi di food and beverage aperti e funzionanti. Mentre la casa brucia, insomma, si sta comodamente seduti sul sofà.
La corsa ai ripari ancora in svolgimento ed effettuata sotto gli occhi di tutti ha di fatto amplificato una figuraccia che valica i confini del Nevada per arrivare in ogni angolo del globo vista la copertura capillare dell’evento. Un megafono mediatico che Liberty Media voleva sfruttare in ben altro modo. Le cose non erano cominciate proprio nella maniera giusta per il colosso dell’intrattenimento americano visto che Max Verstappen, uno con la lingua più veloce del suo piede destro, aveva pubblicamente criticato la presentazione del weekend definendola una pagliacciata.
Espressioni forti giunte dopo altre fucilate su una Formula Uno la cui parabola tracciata non aggrada l’olandese. E non sentiamo di dargli torto. Stamattina, all’alba italiana, è crollato abbastanza miseramente il modello glamour, show e business di Liberty Media Corporation che dovrebbe, una volta e per tutte, bilanciare l’aspetto estetico con la sostanza. Che questo increscioso episodio sia da monito perché, di questo passo, la massima serie del motorsport rischia di perdere fatalmente credibilità.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1
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Ragazzi siamo sicuri che la responsabilità sia da attribuire a Liberty e non alla FIA? Chi ha dato la conformità alla pista?
L'osservazione è correttissima ora che mi ci fai riflettere. In ogni caso la FIA non ha possibilità di verificare la tenuta di certe parti finché le auto non girano. E se la F1 va sempre di più verso il virtuale è per una precisa strategia di LM.
Beh sul non poter testare finchè le auto non girano posso essere d'accordo fino a un certo punto, non è la prima volta che si corre con dei tombini (e non è la prima volta che saltano) quindi è lecito aspettarsi che la FIA sappia cosa funziona e cosa no. Sono stati fermi 4 ore a cementare buchi perché chissà quanti ce n'erano che non andavano bene, vuol dire che non ci hanno proprio pensato. Ma, come coi cordoli piramidali, qualcuno ha dato l'ok.
Non mi stupirei se Domenicali questa volta prendesse le distanze dalla FIA per non addossarsi la paternità di questa figuraccia, che appunto secondo me è da imputare più ai francesi. Sul fatto che a LM non freghi nulla dello sport non ci sono dubbi, ma proprio per questo la FIA deve controllarli a strettissimo giro