Tra l’errore commesso in Qatar in partenza che gli è costato il ritiro e il secondo posto perso ad Austin per un’irregolarità riscontata nel pattino usurato oltre le tolleranze consentite, Lewis Hamilton avrebbe di che mangiarsi le mani. Molti i punti persi che avrebbero potuto permettere al britannico di essere ancora più vicino a Sergio Perez, uno che delle occasioni sportive mancate potrebbe scrivere un’enciclopedia.
A tre gare e una sprint dal termine sono venti le lunghezze che separano i due piloti. L’operazione aggancio è difficile ma non impossibile. La matematica e il buon senso premierebbero il messicano, ma visto il comportamento in stagione non si può non dare una speranza a Hamilton che sta sciorinando prestazioni di rilievo con una vettura che tende ad esaltarsi in gara.
Volendo fare un giochino senza lanciarsi in analisi tecniche, il britannico potrebbe esaltarsi ad Interlagos, una sorta di gara di casa, mentre il messicano potrebbe dare il meglio di sé nei GP di Las Vegas e Abu Dhabi, circuiti cittadini sui quali Checo, a inizio anno, ha fatto vedere ottime cose prima di smarrirsi e osservare Max Verstappen diventare un puntino sempre più piccolo e sfocato all’orizzonte. L’olandese ha più del doppio dei punti di Perez, una cosa quasi intollerabile a parità di mezzo. E non a caso in Red Bull sono in corso attente valutazioni circa la line-up piloti 2023.
La verità è che la topica messicana di Sergio ha rimesso in pista Hamilton per la seconda piazza. E lo ha fatto sia sul fronte algebrico ma soprattutto dal punto di vista psicologico. L’inerzia sembra essersi spostata sul versante Mercedes mentre nel box n°11 aleggia un po’ di depressione per risultati che stentano ad arrivare. Eppure Perez, stavolta, non aveva beccato disavanzi siderali dal collega di casacca. Ecco perché la bocca è ancora più amara e l’umore sempre più nero.
Hamilton, dunque, ha la grande occasione per essere il primo degli altri. Un qualcosa che darebbe lustro parziale alla seconda annata di sofferenza per la Mercedes. Ma non è questo il vero obiettivo del trentottenne di Stevenage che antepone agli interessi personali quelli della scuderia per la quale presta servizio dal 2013.
“Dopo aver perso punti a Austin, non pensavo che il secondo posto sarebbe rimasto un obiettivo alla portata. Però, dopo la gara messicana, posso dire daremo del nostro meglio. Sinceramente, che arrivi secondo o terzo, non è un risultato che fa una grande differenza per me. È più importante ottenere il secondo posto nel mondiale Costruttori ed è su quello che sono concentrato. Dovessimo arrivare secondi anche nella classifica piloti sarebbe un di più“.
Questo il pensiero di Hamilton reso manifesto al termine del Gp del Messico nel quale Perez si è macchiato, secondo Lewis, dello stesso errore commesso dal britannico in Qatar. Lewis sa che in questa sfida Checo ha il vantaggio della macchina: “Hanno una monoposto da titolo iridato; lui è stato solo sfortunato, penso, in certe situazioni. E’ vero che ho perso molti punti nelle ultime due gare ma in questa è toccato a lui. È una situazione in continuo cambiamento“.
Chissà se Lewis Hamilton conosce il motto di Enzo Ferrari che sosteneva che il secondo è il primo dei perdenti. Forse è per questo motivo che preferisce non associare nuovamente il suo nome alla casella del vicecampione del mondo. Provocazione e parte, è chiaro che Lewis veda più concreto il raggiungimento dell’obiettivo del team e non di quello personale. E per questo spinge affinché si realizzi.
Dopo un avvio di stagione in cui il sette volte iridato non ha celato il disappunto col team per l’aver proseguito sul concept zero sidepod che tanti problemi ha accusato nelle ultime due annate, il clima è tornato sereno tanto da arrivare al rinnovo contrattuale. Il pilota non ha smesso di credere all’ottavo titolo e sa che per provare a conseguirlo non ha altra soluzione che contribuire al ritorno in vetta della Mercedes.
Per la prossima stagione, lo hanno ammesso gli esperti del settore tecnico, è previsto un cambio filosofico radicale che dovrebbe portare la W15 nella direzione tecnica già descritta dalla Red Bull. Anche così si legge l’addio di Mike Elliott. Se questo possa bastare per agganciare i rivali di Milton Keynes è dubbio che sarà sciolto solo con lo scorrere del tempo.
Di certo c’è che Hamilton non sta lasciando nulla al caso e, oltre a fornire feedback di guida, sta intensificando le visite a Brackley per capire come sta nascendo e come si sta sviluppando il progetto tecnico 2024 che è tornato nelle salde e capaci mani di James Allison, l’uomo chiamato a spezzare l’egemonia di tecnica di Adrian Newey. Per interrompere il dominio di Verstappen servirà il miglior Hamilton che sente ancora pulsare la ferità apertasi nel 2021.
Una versione nuova di un conducente che ora sa gestire meglio l’astinenza da vittorie. Cosa certificata da uno che lo conosce bene, Jenson Button: “È bello vedere Lewis così ottimista. Dopo il Gran Premio [del Messico] è sceso dall’auto, è saltato dai suoi meccanici. Lewis anni fa era deluso se arrivava secondo ma adesso riesce a vedere dei progressi, soprattutto dopo la squalifica dello scorso fine settimana. Per lui è una grande sfida”. Basterà per battere Max?
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team, Oracle Red Bull Racing