Era il 20 aprile quando in Mercedes si era verificato un evento che per molti rappresentava un normale riassetto tecnico ma che invece celava altre verità che nel tempo sono emerse fino a raggiungere l’epilogo di ieri. Dopo 11 anni di onorata carriera presso il sodalizio anglotedesco, “Mike Elliott ha salutato i colleghi di Brackley, scegliendo di lasciare il team e iniziare il prossimo capitolo della sua carriera”.
C’è del sentimentalismo in questa parte di comunicato riportata fedelmente. Ma è chiaro che, andando a fondo delle cose, si tratta di dimissioni in piena regola. E quando qualcuno le rassegna è perché dietro c’è dell’altro che può chiamarsi insoddisfazione o semplicemente mancanza di stimoli per una riallocazione operativa che non è mai andata troppo a genio al tecnico occhialuto.
Riavvolgiamo il nastro agli albori della primavera 2023. Il team che aveva dominato la Formula Uno dal 2014 fino al 2021, quando ha diviso l’imperio con la Red Bull, aveva deciso di dare una “rinfrescata” all’organigramma dopo che due vetture basate sul concept zero sidepod non si erano rivelate efficaci per giocarsela in pianta stabile per la vittoria.
Il padre concettuale delle “monoposto slim” Mike Elliot, non è stato allontanato in quella riallocazione di pedine strategiche. Le sue mansioni sono state riviste in un processo nel quale, evidentemente, gli sono state attribuite le colpe del lungo periodo negativo, in termini di risultati, che la scuderia ha dovuto fronteggiare.
Nell’equipe anglotedesca c’è stato dunque uno scambio di casacche che oggi possiamo leggere come la base legittimante delle dimissioni: Mike Elliott era diventato Chief Technical Officer (CTO), mentre James Allison ritornava ad occupare la posizione di direttore tecnico. In questo schema, dunque, il secondo avrebbe dovuto riportare al primo.
Sulla carta, messa così, quella di Elliott era una promozione. Forse, ma la manovra dà tutta la sensazione del più classico dei “promuovere per rimuovere”. O quanto meno era sembrato un modo per demansionare chi si considerava responsabile di un errore reiterato che ha allontanato la Mercedes dal gotha della F1.
Se prima Allison era attivo solo tre giorni a settimana nel suo ruolo, visto che doveva dividere il suo apporto lavorativo col progetto vela Ineos, da fine aprile l’operatività è stata totale. Diverso il discorso per Elliott che non si è praticamente più mosso da Brackley se non per le normali operazioni previste nell’esercizio delle sue funzioni.
Il nuovo ruolo occupato da Elliott, mai definito nel merito, fu spiegato per sommi capi da Toto Wolff. L’ingegnere britannico avrebbe dovuto avere il compito di orientare la squadra, sul fronte tecnico, verso le esigenze future che prevedevano il coinvolgimento anche dell’intelligenza artificiale. Questo con l’obiettivo di impostare le fondamenta per una struttura che doveva avere successo negli anni successivi.
Ci avete capito qualcosa? Messa così la cosa dice tutto e contestualmente nulla. I compiti di Elliot non sono ben delineati, risultano ampi e fumosi. Cosa che dà la sensazione che si sia trattato di uno spostamento per definirne il ruolo reale soltanto in un futuro più lontano.
Il cammino dell’ingegnere, insomma, ricordava un po’ quello che aveva effettuato Aldo Costa che era stato messo a lavorare sulle vetture “next gen” prima che la FIA definisse nel merito le regole. Il preludio all’abbandono che, puntuale, ha preso forma nella giornata di ieri, martedì 31 ottobre 2023.
Il comunicato, che riportiamo di seguito nelle parti salienti, sa di mossa di circostanza ma non spiega motivi e dinamiche che hanno portato al divorzio. Perché di questo parliamo al di là del buonismo aziendale che permea la nota. “Mike ha contribuito in modo sostanziale al successo del team in gara e in campionato dal 2012 al 2023. E’ stato uno dei pilastri dei successi del team negli ultimi dieci anni – ha spiegato Toto Wolff – ed è con sentimenti davvero contrastanti che oggi gli diciamo addio. Mike è un cervello tecnico ferocemente intelligente e un grande giocatore di squadra”.
“Ha dato un forte contributo non solo alla vittoria delle auto da corsa, ma anche alla costruzione della cultura del nostro team. Ma dall’altra parte, è chiaro che è pronto per nuove avventure al di là della Mercedes, quindi so che questo è il passo giusto da fare anche per lui. Lascia il team oggi con i nostri ringraziamenti per lo sforzo, l’impegno e la competenza che ha portato al team negli ultimi 11 anni. Gli facciamo i nostri migliori auguri per il futuro“.
Dal passaggio in grassetto si evince che il ruolo indefinito che la Mercedes gli aveva preparato gli stava stretto ed è alla base di una decisione che era stata di fatto presa a fine aprile. Serviva solo tempo per metabolizzare e renderla nota.
“È stato uno dei grandi privilegi della mia carriera far parte del team Mercedes“, ha spiegato Elliott. “Durante il mio periodo, l’ho visto crescere da un gruppo di persone che si univano per vincere le gare, poi un primo campionato, fino ad arrivare al record di otto titoli costruttori consecutivi. Sono orgoglioso di aver dato il mio contributo a questo viaggio“.
“Anche se le ultime due stagioni non ci hanno visto vincere le gare nel modo in cui aspiriamo, ci hanno messo alla prova in molti altri modi e ci hanno costretto a mettere in discussione i nostri presupposti fondamentali su come fornire prestazioni. Durante gli ultimi sei mesi mi sono divertito a sviluppare la strategia tecnica che speriamo possa fornire le basi del prossimo ciclo di successi del team”.
“Ho deciso che ora è il momento giusto per fare il mio prossimo passo oltre la Mercedes, prima per fermarmi e fare il punto della situazione, dopo 23 anni di lavoro a pieno ritmo in questo sport, e poi per trovare la mia prossima sfida. Vorrei ringraziare i miei compagni di squadra per le fantastiche 12 stagioni trascorse insieme e augurare loro ogni successo per gli anni a venire“.
Difficile immaginare che in soli sei mesi Elliott abbia fattivamente definito la strategia tecnica futura della scuderia. Sarà brutale scriverlo in questi termini, ma l’idea che lasciare il ruolo di direttore tecnico per diventare CTO sia una promozione non convince. E questo elemento ha di fatto piantato i semi del malessere che il tecnico ha covato per mesi.
Mercedes, sotto sotto, gli attribuiva la responsabilità di due vetture fallimentari. Elliott ha fatto bene nel team finché non ha preso in mano le redini progettuali. La promozione dà la sensazione che gli sia stata data l’opportunità di salvare la faccia e di ri-responsabilizzarlo con un incarico pesante piuttosto che imporgli di lasciare la squadra. La cosa non ha funzionato e di certo hanno pesato gli elogi continui fatti al suo successore, James Allison, per i progressi compiuti dalla W14.
Insomma, a Mike Elliott è forse mancato il supporto necessario e da qui la scelta di battere altri sentieri per ridare slancio alla carriera che oggi, oggettivamente, è in una fase di appannamento. L’ingegnere, entra ora in un passaggio di valutazioni circa il suo futuro. Un riflessione che sarà definita da un periodo di gardening che Mercedes imporrà di certo perché, in un modo e nell’altro, Elliott porterà con sé segreti operativi di medio termine che possono far gola a qualsiasi rivale.
L’addio potrà essere stato anche condiviso e impostato al reciproco rispetto, ma Toto Wolff non è uno sprovveduto e si sarà certamente cautelato. Mercedes, lo narra la sua storia, ha sicuramente un Piano B che si è attivato ben prima del comunicato formali di ieri. Nomi per il nuovo CTO non ne circolano ma, considerando il pregresso, è più probabile che si ricorra alla promozione di una risorsa interna piuttosto che andare altrove a strappare tecnici di primo livello.
La Stella a Tre Punte ha sempre saputo essere una palestra di competenze cresciute sotto la protezione di specialisti di assoluto valore come è stato Aldo Costa e James Allison che non furono scippati alla Ferrari visto che abbracciarono la causa dopo aver chiuso col team italiano senza che alle spalle ci fosse la pressione di Brackley.
L’ennesima rivoluzione nell’organigramma tecnico arriva col timing giusto visto che Elliott non stava lavorando al progetto 2024 che era totalmente nella testa di Allison e dello staff che guida. Wolff e i suoi collaboratori hanno tutto il tempo per individuare un’altra figura che possa contribuire a rendere il ruolo di Chief Technical Officer più concreto e non una serie di immagini sfocate come erano quelle che avvolgevano la figura di Mike Elliott.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team