Sfogliando un vocabolario qualsiasi alla voce “Fallimento” troverete più o meno questa definizione: “Esito negativo, disastroso, grave insuccesso”. Praticamente la fotografia del Gran Premio del Brasile della Mercedes. Senza troppo indugio è necessario dare conto del significato del titolo di questo scritto.
Sono in effetti tre gli elementi che descrivono il tonfo rumorosissimo di cui si è resa protagonista la W14, una vettura che in terra paulista doveva puntare a posizioni ben più nobili ma che ha mostrato la sua versione peggiore dell’intero campionato del mondo 2023. I tecnici, inutile nascondersi, non ci hanno capito nulla. Andrew Shovlin, non più tardi di venerdì sera, affermava che il lavoro fatto in Fp1 era stato mirato alle gare. Evidentemente hanno operato molto molto male. Ma veniamo ai punti dolenti.
1. 62.859 secondi. Questo il gap che Lewis Hamilton ha accusato da Max Verstappen al termine dei 71 giri di gara. Qualcosa che somiglia molto da vicino ad un secondo a tornata. Un numero imbarazzante e che va in controtendenza con quanto la W14 aveva mostrato negli ultimi tempi. Non che fosse stata in grado di solleticare la RB19, ma di certo non aveva accusato disavanzi così ampi. La cosa è resa ancor più seria dalla lunghezza del tracciato di Interlagos che consta in poco più di 4000 metri. Le ridotte distanze osservate in qualifica si sono dilatate proprio in gara, il momento che solitamente premia le caratteristiche della nera monoposto.
2. Clienti vincenti. Oltre ad averle prese dalla solita Red Bull e dalla Ferrari che non ha saputo infierire in uno slancio di generosità non richiesto, la vettura anglotedesca è stata battuta nettamente dalla McLaren (e non è una novità da metà stagione in poi) e da una rediviva Aston Martin. Cosa hanno in comune queste due auto? Il motore, la trasmissione e gli elementi sospensivi posteriori della W14. I clienti, che sborsano laute cifre, che ottimizzano il pacchetto concepito per la vettura madre e lo battono senza appello.
Ecco perché fa sorridere che qualcuno continui a credere alla favoletta dell’addio consensuale di Mike Elliott che, nei fatti, è stato silurato per aver creato due vetture pessime e soprattutto che non avevano margini di sviluppo, cosa che invece hanno saputo fare a Silverstone e a Woking, con risultati evidenti. Ed imbarazzanti per i vertici di Stoccarda che qualche testa, pur stando nell’ombra e con l’avallo di Wolff e Ratcliffe, l’hanno chiesta. E ottenuta.
3. Arretramento fatale. L’anno scorso, di questi tempi, la Mercedes usciva dal Gp del Brasile con una straordinaria doppietta che fu l’apice di un lavoro intenso che ridiede dignità al progetto W13. Qualcuno dirà che la vittoria fu favorita dalla giornata no della Red Bull. Vero, ma nessun altro team fu in grado di approfittarne. Ieri si è osservata una debacle in pieno stile che cozza con i lustrini di dodici mesi fa.
Da quel trionfo forse nascono i mali del 2023 perché si è ritenuto che quel concept avesse un futuro radioso. Nulla di tutto ciò visto che a Monaco la W14 ha cambiato faccia, pelle e filosofia introducendo un ibrido che a volte ha funzionato e altre ha fatto fatica. Cosa accaduta soprattutto in presenza delle sprint race, quando il tempo per settare correttamente il mezzo è limitato. Ciò a conferma che la macchina resta un oggetto misterioso sebbene siamo al termine dell’annata sportiva.
Il Gp del Brasile si è chiuso con un mestissimo ottavo posto per Hamilton e il ritiro di Russell. Di positivo c’è solo aver perso due punti rispetto ad una Ferrari che, pur essendosi dimostrata quarta forza in griglia, poteva agguantare più punti se Leclerc non fosse stato messo fuori causa nel giro di schieramento da una SF-23 afflitta da problemi idraulici.
Il tono delle dichiarazioni è impostato all’amarezza e all’ammissione di non averci capito molto. “È difficile dire perché abbiamo faticato così tanto questo fine settimana – ha affermato Hamilton che vede allontanarsi la possibilità di chiudere in seconda piazza nella classifica piloti – Ci sono momenti con questa macchina in cui funziona e altri in cui non va. È molto inconsistente per tutto il giro e dobbiamo capir perché. Eravamo lenti sui rettilinei ma scivolavamo in curva. È stata una giornata da dimenticare, ma speriamo che ci siano anche molti insegnamenti da imparare”.
“Abbiamo sbagliato qualcosa questo fine settimana – ha fatto da controcanto George Russell – Non siamo ancora sicuri di cosa fosse, ma il ritmo non c’è stato. Chiaramente non si passa da un’auto degna del podio a una che prende un secondo, quindi è stato molto strano. Le gomme scivolavano e penso che le prestazioni che abbiamo mostrato siano state il massimo che avevamo. Alla fine, abbiamo sofferto per le alte temperature dell’olio nella Power Unit e questo ci ha costretto al ritiro”.
Toto Wolff, Team Principal e CEO della scuderia, pone l’accento sulla lunaticità della vettura: “Quest’auto è salita sul podio la scorsa settimana in Messico. Quindi qualsiasi cosa abbiamo fatto qui non ha funzionato. Di solito non siamo al massimo nei weekend sprint, ma questo non spiega quanto sia successo. L’auto è chiaramente sul filo del rasoio per tutto il tempo e dobbiamo assicurarci di svilupparla per il prossimo anno. Dobbiamo anche spingere al massimo per le ultime due gare della stagione e recuperare”.
Andrew Shovlin, colui il quale aveva profetizzato una W14 solida in gara, non ha potuto far altro che certificare il weekend storto in cui i tecnici non hanno mai trovato il bandolo della matassa: “Eravamo molto limitati su ciò che potevamo cambiare sulla macchina tra la sprint e il Gran Premio. In effetti potevamo lavorare solo sull’angolazione dell’ala anteriore e su tutte le impostazioni elettroniche che il pilota può effettuare dall’abitacolo. Per questo motivo sapevamo che sarebbe stato difficile fare un grande passo avanti in termini di prestazioni”.
“I piloti hanno dovuto gestire le gomme e fare i conti con la mancanza di velocità massima. Chiaramente, abbiamo sbagliato nella configurazione. Abbiamo avuto il passo per lottare per il podio nelle ultime gare e oggi siamo riusciti a malapena a lottare per i punti. Lavoreremo sodo per capire e correggere ciò che abbiamo sbagliato questo fine settimana”. E di lavoro ce n’è da fare per non soccombere nelle ultime due gare facendosi passare dalla Ferrari che resta lì in agguato anche se non ha saputo dare la mazzata finale.
Quel che sorprende, a valle di 71 giri di sofferenza, è come la Mercedes possa essere seconda in classifica costruttori. E questo, forse, dà la cifra di cosa è stato il 2023 in cui Red Bull ha demolito le avversarie lasciando solo le briciole e una vittoria ottenuta da Sainz per una giornata no degli anglo-austriaci. Ancora più strabiliante, se vogliamo, è il fatto che Hamilton riesca ad essere terzo e che abbia anche insidiato a lungo Perez per la piazza d’onore nella graduatoria iridata.
Evidentemente gli avversari hanno peccato di continuità (Aston Martin e in parte Ferrari) o si sono destati troppo tardi (McLaren). Quel che preoccupa dopo il weekend paulista è che una delle vetture meglio piazzate nella gestione delle gomme abbia trattato così male le Pirelli. Nel clan di Brackley ritengono che non si tratti di un fatto endemico – e la storia della stagione lo conferma – ma che si sia trattato di un caso sporadico dipeso da un assetto totalmente cannato.
I prossimi due weekend, quelli che archivieranno il campionato, vedranno ritornare il format tradizionale. Il che, per Mercedes, non può che essere una buona notizia poiché con tre turni di libere a disposizione sarà più semplice capire la bizzosa W14.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team