Doveva essere il gran premio del riscatto. Quale migliore occasione di quella offerta dalla pista di casa per Sergio Perez? Le cose si erano messe anche benino in qualifica visto che il pilota della Red Bull non aveva accusato distacchi bulgari dal caposquadra. Ma come spesso accade in certe sceneggiature il colpo di scena si verifica sul più bello.
Il messicano ha visto concludersi molto presto la sua gara marcando uno zero nella casella dei punti e vedendo Lewis Hamilton riavvicinarsi a venti lunghezze con tre gare e una sprint race da disputare. Se il britannico non avesse perso il podio per l’irregolarità riscontrate ad Austin nell’usura del pattino staremmo ora parlando di un gap davvero esiguo.
Perez ha fatto tutto da sé. In partenza è stato, per sua stessa ammissione, troppo ottimista nel cercare di sorpassare Leclerc. Checo ha visto un pertugio che in quel momento gli è sembrato un’autostrada verso la gloria. Da qui una manovra ottimistica che ha determinato l’inevitabile botto con un incolpevole Charles e il successivo ritiro.
“Ero davanti a lui in frenata – aveva spiegato Checo – quindi pensavo che non sarebbe rimasto in mezzo, visto che non aveva nessuna possibilità di andare altrove. Ho attaccato ma è andata male. Ho avuto tanti danni alla macchina e avevamo perso già tre giri, perciò abbiamo deciso di ritirarci. Sono molto triste per il risultato e per i tifosi che mi hanno sempre sostenuto, ma sono fiero di me stesso e del team perché ho dato tutto sin dalla partenza”.
Un errore, l’ennesimo di una serie purtroppo troppo lunga, che ha permesso a Hamilton di dimezzare lo strappo e a Verstappen di allungare la distanza. L’olandese ha doppiato Perez nei punti ottenuti. I 491 racimolati dall’olandese, da soli, basterebbero alla Red Bull per essere in testa alla graduatoria Costruttori con oltre 100 lunghezze sulla prima inseguitrice: la Mercedes.
E questo dà la cifra di quanto sia stata grande l’annata del tre volte iridato e quanto disastrosa quella del messicano. Una situazione anomala che mette ulteriormente in discussione Sergio in un team che non può giustificare in terno un pilota che continua a commettere errori fatali. Mentre si consumava l’ennesima topica di Perez c’era un pilota dell’ecosistema Red Bull che faceva faville. Daniel Ricciardo è stato autore di un sorprendente quarto posto in qualifica chiudendo settimo, una posizione che poteva essere migliore se non fosse stato sfortunato col timing con cui è stata esposta la bandiera rossa.
Qualcuno, dietro questo incastro temporale, ha voluto vedere una sorta di segnale. Al di là delle tutele contrattuali che potrebbero essere bypassate pagando clausole rescissorie attivate unilateralmente, c’è chi ritiene che il futuro dell’ex Racing Point sia sempre più incerto. Con un mondiale 2024 che potrebbe vedere una Red Bull non essere più così dominante, nel team non vorrebbero rischiare di avere un secondo pilota così lontano dalle prestazioni del capofila. La simultanea crescita di Ricciardo potrebbe rappresentare la spallata definitiva al muro già pericolante che protegge il driver di Guadalajara.
In effetti il ragionamento fila liscio come l’olio. Peccato che dall’alto arrivino smentite che sembrano essere molto convincenti. Già nelle ore successive al Gran premio del Messico Chris Horner e, sorpresa delle sorprese, Helmut Marko, avevano usato parole di compressione per un gesto non considerato avventato. Sembravano uscite di circostanza ma le ulteriori dichiarazioni del team principal inglese sembrano andare incontro ad una distensione che porterebbe ad allontanare le voci su un futuro traballante per il messicano.
“Checo non deve arrivare secondo per avere ancora il suo sedile. Le cose non sono così automatiche, bisogna considerare le circostanze. Perez ha un accordo con Red Bull per il prossimo anno, la nostra intenzione è che sia in macchina nel 2024. Gli daremo tutto il supporto possibile affinché arrivi secondo, ma non c’è alcun prerequisito per cui se non arriva secondo è fuori”. Più chiaro di così.
Horner derubrica a sfortuna l’episodio dell’Hermanos Rodriguez che ricorda molto da vicino l’analogo errore commesso da Hamilton nella partenza del Gran Premio del Qatar. “Sergio ha tre gare per arrivare al secondo posto, ci sono 20 punti tra lui e Lewis. Ha subìto qualche episodio sfortunato, ha dovuto affrontare qualche problema. Ma siamo ancora convinti che possa farcela da qui alla fine dell’anno“.
Il manager inglese ritiene che Perez sia un pilota tenace e che possegga gli strumenti per venir fuori da un momento molto buio della sua carriera. “Mentalmente è sempre stato in grado di riprendersi e rialzarsi. Quando cade trasforma l’errore in motivazione”. Invero, a voler essere puntualizzanti, queste caratteristiche si sono viste molto raramente quest’anno. Horner – e questa non è una novità – ha un approccio meno duro nei riguardi del pilota. Il suo obiettivo è quello di provare a non farlo deprimere ulteriormente tentando di stimolare una reazione.
Il secondo posto aiuterebbe di certo più il conducente che la squadra che ormai ha centrato tutti gli obiettivi stabiliti durante l’inverno scorso. Il weekend sprint del Brasile può servire per rimpolpare il distacco su Hamilton che, almeno a parole, afferma di non essere interessato alla piazza d’onore.
“Avremo un weekend Sprint in Brasile e un circuito cittadino a Las Vegas: sugli stradali Checo è sempre andato forte. Così come ad Abu Dhabi dove è sempre stato competitivo. Avrà il pieno supporto della squadra per cercare di realizzare qualcosa che non abbiamo mai fatto prima” (doppietta della classifica piloti, ndr)”, ha concluso Christian Horner. Pietra tombale sulla questione sedile Red Bull 2024? Per ora sì.
In attesa dell’ennesima dichiarazione che va in direzione diversa in un balletto mediatico che sta caratterizzando questo campionato. Sì, potete tranquillamente dire che state pensando anche voi alla prossima frecciata di chi si renderà protagonista Helmut Marko che, detto fuori dai denti, sul sedile della seconda Red Bull vorrebbe piazzare un pilota dello junior team e non vedere ancora il buon Sergio di cui Horner è sponsor principale. Ma quello del “duello” tra Chris e Helmut è un altro capitolo di cui s’è ampiamento disquisito nel recente passato.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing