La stagione di F1 2023 si avvia verso l’epilogo. Dal triple header USA-Messico-Brasile è emersa la solita Red Bull che ha dimostrato che Singapore è stata solo una tappa in cui si è persa la direzione del setup e che non v’era alcun legame con la direttiva tecnica 018 che la FIA aveva deliberato per porre un freno alla flessione delle superfici alari, un elemento che qualcuno aveva ritenuto aver condizionato le performance della RB19.
Al momento non vi sono elementi per immaginare che tra Las Vegas e Abu Dhabi qualcuno possa sovvertire un destino che dovrebbe parlare ancora olandese. Ferrari e Mercedes, alle prese con un duello al risparmio per il secondo posto, non hanno la consistenza per mettere pressione agli uomini di Milton Keynes.
Aston Martin è tornata a marcare un podio (col solito Alonso) ma è lontana parente di quella vettura che, a inizio anno, aveva lasciato immaginare di poter, di tanto in tanto, vedersela con la vettura austriaca . McLaren ha confermato lo slancio positivo ma non è ancora in grado di affiancare la RB19.
Insomma, nulla di nuovo e che possa indicare che nelle ultime due gare si riesca a scalfire l’imperio dei campioni in carica. Ormai tutti gli sforzi sono concentrati all’anno 2024, penultima stagione in cui vigerà questo contesto normativo che sarà spazzato via da un nuovo tifone normativo che riscriverà i canoni tecnici della F1. Il 2023 ha dimostrato che alle spalle della Red Bull ha regnato l’incertezza con quattro squadre a contendersi il ruolo di prima antagonista.
I vertici della Formula Uno, ormai da tempo, ci raccontano che il quadro regolamentare introdotto nel 2022 avrebbe determinato una convergenza tecnica (in effetti la osserviamo su tutte le macchine che vanno incontro alla filosofia concettuale definita dalla soverchiante Red Bull) e prestazionale in virtù della quale non si sarebbe dovuto più osservare il dominio del singolo. Le cose sono andate in maniera molto diversa e non è detto che l’anno prossimo il vantaggio accumulato da Milton Keynes possa volatilizzarsi.
A ottobre sono terminati gli effetti della penalità inflitta alla realtà austriaca per la non puntuale applicazione del sistema del budget cap, altro elemento che nelle idee primordiali di Liberty Media doveva servire a livellare la categoria. Il ritorno ai parametri ATR normali rappresenta una boccata d’ossigeno per chi, in ogni caso, ha saputo districarsi alla grande anche col 7% in meno di corse in galleria del vento e di gettoni CFD.
Per questo motivo e per la capacità di leggere ed interpretare meglio di ogni altri il quadro normativo vigente, c’è chi pensa che Adrian Newey e i suoi se la godranno dall’alto anche l’anno prossimo. D’altro canto è difficile immaginare che chi ha portato a casa 18 vittorie su 19 possa, di colpo, iniziare ad inseguire con un contesto legale solido ed immutato. Forse quella 2024 non sarà un’altra stagione in cui i record si affastelleranno alla velocità della luce, ma il vantaggio dovrebbe rimanere ben presente.
Così la pensa una vecchia conoscenza della Formula Uno, quel Cyril Abiteboul che, ai tempi in cui dirigeva la Renault, era in contatto col mondo Red Bull a cui forniva i propulsori. Quindi è ben consapevole di quale sia il loro modo di operare. Le osservazioni dell’attuale Team Principal della Hyundai Shell Mobis WRT sono interessanti poiché spiegano perché Milton Keynes ha saputo riscrivere i record ottenuti dalla Mercedes.
Il manager ha affermato che, mentre Mercedes, all’apice del suo dominio, si imponeva grazie a una power unit nettamente più forte delle altre, la Red Bull vince non poiché può contare su un propulsore fuori categoria, ma perché è capace di primeggiare in ogni settore costitutivo di un team di F1. Un approccio figlio di una mentalità di cui Max Verstappen è rappresentante.
“Verstappen è quasi insolente nei confronti degli avversari, è il miglior pilota del momento – ha spiegato Abiteboul a Franceinfo – So che in vista del 2024 ci si vorrebbe sentir dire che le scuderie avversarie hanno ormai colmato il gap che le separa dalla Red Bull, ma non credo che ci sia qualcuno in grado di fermarli″.
Quella dell’ex Renault è un’opinione personale passibile di essere confutata dallo svilupparsi degli eventi. Ma sussistono elementi solidi che lasciano immaginare che ci sono ottime probabilità che la profezia possa avverarsi. Così come i principali rivali, anzi più di loro, Red Bull sta lavorando al progetto 2024 potendolo fare in scioltezza, senza pressioni, partendo dalla miglior base del lotto e soprattutto potendolo fare con un larghissimo anticipo temporale dato dalla supremazia mostrata in pista.
In effetti la RB19 è la vettura che è stata sviluppata meno delle altre. E questo è accaduto non solo per la penalità e per un meccanismo ATR che non premia i più bravi della classe, ma per una precisa volontà di risparmiare tempo e risorse fiscali da dirottare sulla stagione che partirà tra quattro mesi. Questo più di ogni altro spaventa i concorrenti e soprattutto i vertici del Circus che non vorrebbero un altro anno trascorso a vedere il singolo trionfare in barba a regole vendute come livellanti e che invece hanno favorito un monopolio senza precedenti certificato dai numeri.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team