Formula 1

F1, Sprint Race: un male necessario a riempire le tasche

In principio erano tre, poi sono raddoppiate. Erano i giorni in cui la Sprint Race assegnava la pole position, poi Liberty Media ci ha messo una toppa riconferendo nobiltà all’esercizio del push lap, uno dei momenti più adrenalinici di ogni weekend di gara di F1. Nel tempo è cambiato pure il sistema dei punteggi che oggi è più premiante. Gara veloce: un format tanto giovane quanto tormentato visti i rimaneggiamenti che si sono resi necessari per ottimizzarlo. 

Finita qua? Nemmeno per sogno! Alle porte si profila un’altra ristrutturazione di un edificio giovane, debole nelle fondamenta, poco solido nelle strutture portanti ma evidentemente rifinito con materiali di pregio. Insomma, un’opera architettonica bella da vedersi ma che rischia di volar via con una folata di vento appena più forte di una brezza marina pomeridiana. 

Che il meccanismo, che col GP del Brasile si è esaurito per quanto riguarda il campionato 2023, piaccia poco anche ai protagonisti è fatto arcinoto. Max Verstappen, il pilota più in vista di questa fase storica, si è più volte espresso in maniera chiara contro il weekend della sprint race che i vertici della categoria hanno trasformato in un meccanismo ancora più adrenalinico che annulla quasi del tutto le prove libere. Una tendenza che non piace al campione del mondo in carica. 

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) festeggia la vittoria del Gran Premio del Brasile edizione 2023

F1 – Sprint Race: un amore mai sbocciato

Ogni volta che le disputo l’obiettivo è sempre non subire danni e assicurarsi di rimanere nei primi tre. L’unico lato emozionante è avere una partenza in più. Ma, alla fine, solo chi si trova dietro può risalire perché, usando un solo treno di gomme che dura per un intero stint, non succede molto“. Queste le osservazioni di conducente di Hasselt che ha piantato altre martellate verbali:

Abbiamo avuto tante gare emozionanti, quindi non c’è bisogno di aggiungere un evento che dura un terzo della distanza. E poi tutti sono molto prudenti, perché se stai lottando per il terzo posto e hai un problema e finisci ultimo, sai che il tuo weekend sarà difficile. Probabilmente non correrai dei rischi, quindi non è una gara vera e propria“. 

Una bocciatura che dopo la vittoria della “garetta” paulista ha ulteriormente sottolineato: “Vorrei un normale weekend di gara, per favore. Non mi interessa nessun cambiamento, non mi piace la sprint“. Parere che molti colleghi condividono nel merito pur non apparendo così duri.

Dopo il fine settimana del Gran Premio di Austin le critiche al meccanismo del Parco Chiuso sono deflagrate. L’accusa, onestamente centratissima, è che il sistema non sia compatibile con il formato a gara veloce perché limita al solo turno del venerdì mattina la definizione dell’assetto. Tornando ai fatti texani, due vetture, la Ferrari n°16 e la Mercedes n°44, non erano risultate conformi all’Articolo 3.5.9 comma E del regolamento tecnico. 

La squalifica per Leclerc e Hamilton era quindi scattata automatica e inappellabile. Entrambi i team coinvolti, dopo le osservazioni di Jo Bauer, delegato tecnico della FIA, hanno inviato un rappresentante per parlare con i commissari provando a spiegare che l’elevata usura dei pattini antiscivolo era stata probabilmente il risultato della combinazione scaturente da una pista accidentata e dal programma di gara sprint che ha ridotto al minimo il tempo per impostare e controllare la vettura prima della gara.

Giustificazioni comprensibili ma che non possono generare deroghe non previste dalle norme. I commissari, avendo certificato che l’onere a carico del concorrente è quello di garantire che l’auto sia sempre conforme ai regolamenti, non hanno potuto far altro che escludere le due auto dall’ordine d’arrivo.

Il pattino installato sul fondo delle vetture di F1

In altre circostanze nessuno avrebbe effettuato rimostranze, ma il fatto che Austin coincidesse con un weekend sprint ha di fatto scatenato le reazioni di sanzionati e non. Quel che è nato è un movimento trasversale che invoca a gran voce alcuni cambiamenti nel sistema della Sprint Race in modo da evitare che alcune squadre possano incappare in situazioni analoghe a quelle texane.

Tutto ciò è scaturito dalla mancanza di tempo nel definire setup corretti. Hamilton, lanciando belle bordate, aveva sostenuto che alla fine della gara non erano solo la sua macchina e quelle di Leclerc ad essere fuori regola. Verstappen, che non era coinvolto nei fatti, aveva esplicitamente difeso le squadre penalizzate ponendo l’accento sulla mancanza di possibilità di rivedere gli assetti correggendo quelli errati. 

Leclerc, fattore importante, aveva sottolineato come la sua SF-23, dopo i controlli a valle delle Fp1, presentasse una tavola perfettamente nei parametri. Se fosse stato possibile eseguire un’altra verifica alla fine delle terze libere, probabilmente, il problema sarebbe emerso e vi sarebbe stato posto rimedio.  

A questa ridda di voci e di lamentele la F1 non può essere indifferente. E infatti pare che qualcosa possa muoversi. Si dovrebbe arrivare, forse già dal prossimo anno, ad un cambio della regola del Parco Chiuso che si sdoppierà: ce ne sarà uno per la sprint e uno per la gara. Quel cambio di passo tanto auspicato che dovrebbe finalmente evitare ciò che si è visto al COTA.


F1: la sprint race “ingoiata” col naso turato

Toto Wolff, un altro esponente di spicco della Formula 1 che non si strapperebbe le vesti se Liberty Media decidesse di bannare le gare sprint, ha ammesso che si va verso l’ennesimo cambio di struttura anche per rispondere alle esigenze dei team e dei piloti. La Sprint come male necessario che deve quindi essere più indolore possibile

Il dirigente viennese, ai microfoni di Mara Sangiorgio di Sky Sport F1, aveva spiegato che i capi della scuderie sono propensi ad anticipare la qualifica shootout alla giornata di venerdì: “Sì, è vero – ha esplicitamente ammesso il n°1 della Mercedes Ci sono discussioni in corso al riguardo, ma la decisione finale spetta a Stefano Domenicali. Io non sono entusiasta di questi fine settimana in generale, ma se è un bene per i fan allora lo faremo”. 

Toto Wolff, team principal di Mercedes AMG F1 Team

Liberty Media non si tirerà indietro visto che ciò che ha messo in campo non basta più. Serve qualcosa di ancora più spettacolare e, guarda un po’, munifico. Il risultato si sta perseguendo con estrema fretta. E di certo non per soddisfare le esigenze di avere un doppio Parco Chiuso (uno per la sprint e uno per la gara) ma soprattutto per rendere il meccanismo ancora più accattivante e quindi vendibile. Quello della Sprint Race è un paradigma che non riesce a trovar pace come si può osservare dai ritocchi senza fine messi in campo.

L’unica certezza attuale è che la proprietà americana della F1 farà di tutto, nel tempo, per solidificarne la struttura farla diventare il meccanismo di riferimento. Liberty Media insegue il fatturato e sa che con un evento del genere gli spazi pubblicitari si vendono meglio. Così come i diritti TV poiché lo share medio pare aumentare nei week end con questo tipo di manifestazione che spopola tra le nuove generazioni. Ai piloti, a Toto Wolff e ai tifosi nostalgici non resta che rassegnarsi perché la strada è tracciata. E indietro non si torna.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team, RedBull.com

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Diego Catalano