“I piloti di F1 sono degli eroi, anche perché ce ne sono solamente venti al mondo. Le condizioni affrontate in Qatar sono state estreme ed era parecchio tempo che non si assisteva a qualcosa del genere. Analizzeremo il tutto ma il concetto emerso a Losail, dove si combatte sino alla fine per raggiungere il proprio obiettivo è stato esaltante. Ha messo in evidenza le qualità dei piloti capaci di dare il massimo anche in condizioni proibitive”.
Il pezzo odierno su di una vecchia e assai pericolosa tematica prende corpo attraverso le dichiarazioni di Domenicali. Il presidente e amministratore delegato del Formula One Group ha cercato di trarre il meglio dallo spettacolo andato in onda domenica 8 ottobre 2023, Gran Premio del Qatar. Le sue parole andavano a mitizzare il lavoro dei piloti per sportare l’attenzione dai problemi patiti relativi al calore. La narrazione epica messa in scena dal “buon” Stefano era corretta?
Dando una rapida occhiata ad altre categorie la risposta è no, specie se consideriamo che in quanto a tecnologia ed emolumenti a disposizione la F1 non ha eguali. Ecco perché copiare soluzioni altrui non era poi così sciocco, anzi. Per esempio i sedili refrigeranti oppure, semplicemente, disporre la vettura di un isolamento superiore per le zone dell’auto che tendono a surriscaldarsi di più come centraline elettrice o linee idrauliche. Volendo soluzioni già ampiamente testate già esistono, insomma.
Perché la F1 è arrivata a soffrire problemi del genere? Il quesito potrebbe sembrare sciocco ma non è così. Per quanto concerne il tema argomentato nell’introduzione dell’articolo, in realtà si era già pensato a determinate soluzioni. Di fatto il gruppo di lavoro della Federazione Internazionale aveva studiato alcune soluzioni tra cui, la più effettiva, una sorta di “buco” per raffreddare l’abitacolo. Lo ha fatto sapere il direttore tecnico Nicholas Tombazis.
L’ex ferrarista ha svelato il retroscena sulla questione. In pratica la FIA ha inviato la proposta ai diversi team di F1 in maniera dettagliata. Una possibilità fattuale che appunto potesse essere in grado di evitare contesti potenzialmente parecchio pericolosi. Tuttavia, dopo un esame accurato svolto dalle scuderie, l’ipotesi è stata seccamente bocciata per una monticazione precisa: i tecnici temevano che i fori refrigeranti in questione potessero essere utilizzati per trarre vantaggi aerodinamici.
Una “paranoia” che secondo l’ingegnere di origine greca fu alquanto eccessiva. A distanza di tempo però, dopo aver messo a rischio incolumità e salute dei piloti, pare che l’opinione generale sia cambiata. Alla fine dei conti si tratta di regolamentare misure e posizionamento di queste aperture ubicate al di sotto del telaio. “Normati”, i fori suddetti non possono essere utilizzati per scopi aerodinamici. Questo sostiene Tombazis.
Il provvedimento però non si fermerà a questo. L’idea è quella di fornire ai piloti una tuta che contenga dei dispositivi refrigeranti, da utilizzare quando la soglia di temperatura è potenzialmente troppo alta e, contestualmente, le forze G patite dai piloti saranno superiori ad un valore prestabilito. Il tutto si otterrà permettendo che il peso minimo delle monoposto aumenti di un paio di chilogrammi, così da garantire che il corpo normativo venga rispettato malgrado le soluzioni implementate. In ultima istanza una “considerazione umana” sui fatti.
Partendo dal presupposto che ogni tecnico cercherà sempre di eludere le norme per puro beneficio, la Federazione Internazionale non doveva accettare un “no” come risposta alle sue idee. Questo perché la salute dei piloti dev’essere sempre messa in cima alla lista. Parlare a posteriori definendo “paranoica” l’attitudine dei team e non proporre altre soluzioni non è parso una atteggiamento brillante. Tombazis ha spiegato alla stampa che bastava regolamentare il tutto e nessuno poteva trarre vantaggio. Beh… bastava fare lo stesso con le scuderie e il gioco era fatto…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Formula Uno