La F1, osservata dall’esterno, è un meccanismo che appare molto meno complesso di quello che in realtà è. Per far funzionare il Circus è necessaria una mole di lavoro che non può essere ripresa dalle telecamere né raccontata in maniera puntuale. La realtà è fatta di professionisti che si muovono come laboriose formiche già giorni prima che l’evento parta con le sessione del venerdì, maestranze che dormono poco, pochissimo, e che sono chiamate a svolgere le più disparate mansioni.
Quando una gara termina e i riflettori dei media si spengono, il paddock diventa un brulicare di persone che montano, spostano, impacchettano, spediscono cassoni e materiale assortito che viene preso in consegna da altri specialisti che trasportano le merci che poi verranno montate su un altro palcoscenico. La Formula 1 è proprio questo: una rappresentazione teatrale della quale vediamo solo lo spettacolo finale senza curarci di cosa sia servito per renderlo possibile. E di quanti sforzi siano necessari per far risultare tutto così perfetto.
Quel che non si sa è che molte delle operazioni di logistica brevemente descritte poc’anzi vengono svolte da chi lavora alle vetture. I meccanici non si limitano ad assemblare la macchina e a prodursi in pit stop fulminei, sono parte attiva della costruzione e dello smontaggio del loro stesso ambiente di lavoro. Si tratta di operazioni massacranti, lo possiamo affermare con cognizione di causa avendo spesso osservato, da sale stampa avvolte dall’oscurità esterna, questi professionisti lavorare alacremente molte ore dopo che l’evento si è chiuso. Condizione che nei back-to-back o peggio ancora nei triple header diventa insostenibile.
Il mondiale che scatterà agli inizi di marzo si fonderà su un calendario a 24 tappe. Si tratta della lista di eventi più pingue di sempre. Cosa che andrà a moltiplicare il lavoro degli uomini dei team che, dopo la definizione del budget cap, non possono permettersi di certo di portare troppe risorse che altrimenti non avrebbero la necessaria copertura finanziaria.
La F1 sta provando a rispondere a queste nuove necessità con la razionalizzazione geografica delle gare. Un tema caro alla proprietà americana che deve rispondere a due istanze: ecosostenibilità della categoria per realizzare il programma Net Zero 2030 e tutela finanziaria dei team che non possono spendere più dell’imposto. Ma una terza tematica sta emergendo con forza ed è quella che riporta allo sfruttamento delle risorse umane che sta diventando troppo intensivo.
Sergio Perez ha evidenziato questa deriva per la quale chiede provvedimenti piuttosto celeri: “Credo che l’ultima parte della stagione sia stata molto intensa a causa dei viaggi. La quantità di gare è decisamente al limite non solo per i piloti, ma anche per tutti i meccanici. Il programma deve essere più efficiente e deve cercare di prendersi cura di tutti i protagonisti di questo mondo”, ha sottolineato il messicano.
“La mia principale preoccupazione è relativa ad alcuni dei miei meccanici. Dobbiamo assicurarci di non fare molte gare per il gusto di farle. E’ una questione che solleveremo per cercare di capire cosa si può fare. Probabilmente è tardi per il prossimo anno, ma per la stagione successiva cercheremo di massimizzare il tutto. Ricordo di aver visto persone molto esauste nell’ultima gara, quindi penso che sia qualcosa che dobbiamo prendere molto sul serio”.
E’ chiaro che qualcosa bisogna fare e pare che la F1 stia pensando finalmente di affrontare la questione. Ne ha dato conto James Allison, direttore tecnico della Mercedes, che ha riferito come un membro del team, considerando anche i test invernali passa più della metà dell’anno a viaggiare svolgendo un lavoro che, dietro la patina luminosa dei gran premi, è veramente massacrante.
Con il budget cap, ha sottolineato l’ingegnere di Louth, non è permesso di raddoppiare il personale e alternarlo durante i weekend di gara. “Per cercare di dare un po’ di sollievo a una stagione altrimenti molto difficile da gestire, la F1 ha appena iniziato a discutere internamente sull’opportunità di avere delle regole”. Queste le rivelazioni fatte al podcast Performance People.
“In una stagione di 24 gare vorrebbe dire che, ad eccezione dei piloti [e forse di qualche dirigente responsabile], nessuno dei membri del team sarebbe autorizzato a disputare tutte e 24 le gare”, ha concluso il pluripremiato ingegnere inglese.
Non c’è ancora un limite sul numero di eventi a cui doversi fermare. Allison parla di 20 come ipotetico taglio. Il che permetterebbe di fare delle rotazioni interne relativamente limitate ma compatibili col cost cap. Cosa che offrirebbe un minimo di respiro a chi ha consumato più energie. Un sistema, quello allo studio, che premierebbe chi riuscirà a gestire le cose in modo efficiente.
La situazione è fluida, in divenire, e il fatto che protagonisti di spicco del motorsport stiano sollevando la questione ratifica che l’intervento si rende necessario. La F1 sta cambiando rapidamente allargando il campionato e riducendo le risorse per affrontarlo. Servono inedite tutele per i componenti di uno sport che è molto diverso da ciò che era pochi anni fa.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team