Formula 1

F1 2024/Ferrari: progetto 676 impostato su basi solide. Unione di intenti tecnica in corso

Ferrari, campagna agonistica di F1 2023, progetto 675. Nasce la SF-23, vettura che secondo le menti illuminate che gestiscono le sorti del Cavallino Rampante doveva essere in grado di sciorinare velocità iperuraniche, peraltro mai raggiunte, dando del filo da torcere a tutti i suoi avversari. Così non è stato e ancora una volta, dovendosi accontentare di un campionato mediocre in considerazione agli obiettivi prefissati, la tristezza ha messo piede in GES.

La “negatività” di questo primo paragrafo non è altro che il breve resoconto dei fatti. Tuttavia la rossa non era da buttare. Parliamo di un auto parecchio “strana” sotto certi aspetti che durante l’arco della stagione, come si è potuto, ha subito diverse modifiche nel tentativo di aumentare la sua competitività intrinseca. Sebbene in parte i tecnici ci siano riusciti, non è stato sufficiente per gareggiare al top e sfidare la mirabolante Red Bull RB19.

Il team di Maranello ha individuato diverse aree di sviluppo sulle quali puntare. Non sarà di certo semplice realizzare lo step competitivo ipotizzato però, tenendo presente che gli avversari, in primis i campioni in carica ma anche Mercedes e McLaren, promettono scintille nel prossimo futuro. Sino alla prima sgambata che avverrà il prossimo febbraio durante i pre-season test non avremo chiari riferimenti in merito.

Enrico Cardile – Frederic Vasseur – Carlos Sainz e Charles Leclerc – Scuderia Ferrari

Non ci resta che attendere, quindi, consapevoli che gli sforzi profusi per dare vita a una nuova impostazione tecnica sono molteplici. Nel mentre possiamo realizzare un breve recap relativo ai punti forti della SF-23 per capire la direzione intrapresa dai progettistici della Ferrari. Un provvedimento che mira al rafforzamento delle caratteristiche vincenti e allo stesso tempo cercherà di correggere i diversi punti che non hanno funzionato a dovere durante l’ultima stagione.


F1 2024/Ferrari: prerogative tecniche mirate “all’unione di intenti tecnica”

Il grip longitudinale della Ferrari SF-23 ha spesso mostrato valori davvero ottimali. Si tratta della capacità di mettere a terra in maniera proficua tutti i cavalli forniti dalla PU 066/10, peraltro davvero tanti come abbiamo potuto osservare a più riprese. Una trazione coadiuvata dall’ottima meccanica al posteriore, almeno sotto questo aspetto, che senza dubbio ha fornito un’arma vincente all’interno di un contesto tutt’altro che perfetto.

Le basse velocità di percorrenza, dove l’aerodinamica in percentuale influisce in misura minore sul rendimento, hanno mostrato buoni riscontri. Non possiamo definire eccellente questo fondamentale in quanto la messa a punto di compromesso che in più occasioni è stata adottata non ha permesso alla rossa di esprimersi al meglio al proposito. Molto buona anche la capacità di fendere l’aria. Un lavoro sull’efficienza aerodinamica iniziato nel 2022 e di fatto perfezionato nell’arco del mondiale passato.

Competitività nelle curve medio veloci in appoggio: senza dubbio il punto debole per eccellenza a livello di prestazione pura. Un grip trasversale difficile da produrre visto l’instabilità della SF-23 in questo particolare frangente. Alcune modifiche hanno migliorato tale difetto che però ha continuato a pesare non poco in determinati contesti competitivi. Generare tanto carico tramite il fondo della vettura è fondamentale per le wing car. Farlo significa accedere a una prestazione extra senza creare deportanza.

Il fondo della RB19 fa bella mostra dopo il crash di Sergio Perez nel GP Monaco

Secondo le informazioni racimolate dalla nostra redazione, Ferrari ha speso parecchio tempo e denaro su questo punto. Si tratta di un “lavoro invisibile” in quanto parte di esso è stato realizzato al di sotto della vettura. L’amministrazione della struttura vorticosa che alimenta i canali venturi si attesta come principio basilare. Prerogativa che fornisce spinta verticale, aderenza e concorre nella mera amministrazione delle coperture.

L’ultima questione menzionata fa parte dell’altro focus rilevante sul quale l’impegno speso verso il progetto 676 risulta notevole. Il debole front-end della SF-23 ha causato diversi problemi concernenti la gestione dei flussi che di riflesso venivano convogliati verso la zona posteriore dell’auto in maniera “disturbata”. Una situazione che, come possiamo facilmente immaginare, ha pregiudicato il management delle gomme, in quanto l’interazione con l’accoppiata fondo-diffusore non lavorava nella giusta direzione.

L’obiettivo per il 2024 è chiaro: allargare la finestra di set up tramite interventi mirati. Così facendo piloti e tecnici saranno in grado di “giocare” con l’equazione principale di questo corpo normativo: downforce/efficienza. Riuscire a farlo significa poter adattare la propria monoposto alle esigenze di ogni layout, sfruttando al massimo i tratti distintivi della vettura senza snaturare l’impostazione di base dell’auto. Red Bull lo ha potuto fare grazie alle qualità della RB19.

Il riflesso di questo “rompicapo tecnico” fa si che la scelta sulla messa a punto tenga in alta considerazione le coperture, elemento che durante la gara ti permette di performare con la giusta costanza all’interno dei vari stint, su ogni tipologia di mescola. Come sappiamo il reparto della Ferrari che si occupa della dinamica del veicolo è stato aggiornato. Un provvedimento richiesto. Vitale per mettere in pratica gli aneliti tanto bramati.

Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) a bordo della SF-23 – Fp2 – Gp Abu Dhabi 2023

In ultima istanza due parole alla visione di insieme della storica scuderia italiana. In Via Abetone Inferiore 4 non sono degli sciocchi. Al contrario gli individui preposti alla rimonta tecnica hanno grande valore. Proprio per questo sanno che una monoposto di F1 non è altro che un “agglomerato di fatiche”, se così la possiamo definire, atte al raggiungimento dell’equilibrio tecnico.

Senza questo fattore nulla funziona e il presunto potenziale del mezzo meccanico resta inespresso. Il gruppo di lavoro della Ferrari lo sa e per questa ragione ha destinato le sue capacità cognitive per rafforzare ogni singolo elemento del team. La pista bahreinita è in attesa di essere calcata, per fornire al mondo intero i primi riferimenti sulla bontà del progetto 676. Un’opera a tutto tondo che ha coinvolto centinaia di persone tutte quante responsabili, anche se in diversa misura.


Autore e immagini: Alessandro Arcari – @berrageiz 

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Pubblicato da
Zander Arcari