Formula 1

Ferrari ha imparato a identificare i problemi tecnici: base del progetto 676

L’era simulativa della F1 ha trovato Ferrari impreparata. D’altronde avere a disposizione varie piste e poter girare liberamente era un vantaggio enorme. Concedeva la possibilità a tecnici e piloti di testare sul campo ogni piccola componente pensata e poi costruita. Il processo di validazione per rendere oggettiva un’idea soggettiva non aveva limiti di tempo, quindi. Purtroppo Montezemolo decise di rinunciare a questo beneficio, sicuro che l’allora strapotere non dipendesse in gran parte da questo fattore.

E invece a distanza di tempo tutto il contrario ha fatto presenza. Basti ricordare le annate in cui la rossa disponeva di uno dei talenti più grandi che la massima categoria del motorsport abbia mai visto e che tutt’ora corre. Parliamo di Fernando Alonso che durante il campionato 2012 riuscii a lottare per il titolo sino all’ultima corsa, malgrado la F2012, progetto 663, una volta montati gli aggiornamenti andava spesso addirittura più piano.

Per fortuna le cose sono cambiate e durante l’ultimo lustro il Cavallino Rampante ha saputo aggiornare tunnel del vento e simulatore. Ma la chitarra virtuosa da migliaia di dollari non fa il bravo chitarrista nelle mani di nessuno. Certo può aiutare ma nulla più. Questo per dire che oltre possedere ottimi strumenti è fondamentale saperli utilizzare in modo proficuo, tenendo presente che in F1 ogni minino dettaglio, anche in questo caso, sa sempre fare una gran differenza.

Un accigliato Frederic Vasseur al muretto durante le qualifiche del gran premio d’Ungheria

Con il nuovo corpo normativo entrato in vigore nella campagna agonistica 2022, il team di Maranello ha iniziato a mostrare progressivamente una correlazione che possiamo di certo definire buona. Il lavoro dei calcolatori all’interno della GES ha quasi sempre rispecchiato la pista, insomma. Un’inversione di tendenza necessaria che andrà mantenuta e migliorata nel futuro. La prossima occasione per farlo si chiama progetto 676.


Ferrari: la capacità di comprendere la SF-23 punto cruciale del progetto 676

Nella F1 targata Liberty Media è nato il “week end sprint“. Un archibugio mediatico per innalzare lo spettacolo all’ennesima potenza. Parliamo di una serie di fine settimana, saranno ancora 6 anche il prossimo anno, dove si è deciso di dare maggior risalto alla competizione abolendo le “noiose prove libere che piacciono solo agli ingegneri”: questo il pensiero di Stefano Domenicali, ex ferrarista ora a capo del Formula One Group controllato dalla proprietà a stelle e strisce.

In tale contesto agonistico la sola ora a diposizione per la messa a punto della vettura va sfruttata al massimo. Vien da se che presentarsi in pista con un assetto di base corretto è cruciale per intraprendere il cammino corretto nell’arco del week end. Sotto questo profilo Ferrari ha mostrato di sapere il fatto suo, proponendo un’impostazione studiata al simulatore quasi sempre centrata.

Non ne fa mistero Enrico Cardile. Il direttore tecnico della rossa sottolinea come la correlazione in questi casi è stata spesso ottima. Un punto di forza sulla preparazione alla gara ottenuto tramite un duro lavoro di analisi e studio che ha concesso a tecnici e ingegneri gli strumenti adatti per realizzare un buon lavoro. Arrivare in pista molto vicini alla “finestra di set up ideale”, di fatti, significa poter godere di un vantaggio non da poco.

il simulatore della storica Scuderia Ferrari

Il tutto deriva dalla capacità di interagire con le macchine. Il quarantottenne nativo di Arezzo racconta come la Ferrari abbia raggiunto un livello di “confidence” con il quale si approccia ai vari strumenti come CFD, simulatore e galleria del vento. Porre le giuste domande significa ricevere in maniera appropriata le risposte ai propri quesiti. A tal proposito parte del merito è dovuto agli “attrezzi cognitivi” raggiunti, in grado di capire come “tradurre in numero” la vettura prima di avvalersi dei calcolatori.

Tuttavia gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. In questi casi, quando la comprensione tarda ad arrivare, essere capaci di sfruttare nella maniera quanto più corretta possibile i propri strumenti significa fare centro. Attraverso il processo in questione si cancellano gli scenari annebbiati e il problema, una volta svanita la nebbia, si palesa in tutta la sua importanza. D’altronde per risolvere un grattacapo anzitutto bisogna saperlo indentificare.

Ferrari ha finalmente raggiunto una maturità procedurale importante sotto questo profilo. Un’impostazione utilizzata durante l’ultima annata per studiare, comprendere e migliorare la SF-23. Approccio dal quale sta nascendo il progetto 676. Una monoposto senza dubbio “diversa” che “perde” i limiti espressi dalla rossa durante l’ultimo mondiale e, contestualmente, almeno secondo quanto sostengono gli stessi protagonisti, decisamente più competitività. Resta da capire quanto…


Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz

Immagini: Scuderia Ferrari

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Pubblicato da
Zander Arcari