Ferrari ha già testato il Wet Weather Package e continuerà a farlo nel prossimo futuro. Ne abbiamo parlato a più riprese della faccenda. Un provvedimento che la Federazione Internazionale sta studiando da diversi mesi. I concetti ci sono, ma per quanto facciano presenza sulla carta in pista non offrono i riscontri adeguati. I tecnici della FIA diretti da Nicholas Tombazis si stanno scervellando da tempo memore oramai, ma i vari fiaschi ottenuti durante le prove hanno rimandato più volte l’inserimento di questa “prerogativa” sulle wing car di nuova generazione.
La volontà del gruppo di lavoro diretta dall’ex ferrarista, mira all’utilizzo più fattuale delle monoposto quando le condizioni climatiche sono avverse e non permettono il normale svolgimento di una sessione. Una sfida senza dubbio tutt’altro che facile, tenendo in stretta considerazione i dettami tecnici che regolano l’attuale corpo normativo. I problemi riscontrati per diminuire le giganti colonne d’acqua evacuate dagli penumatici sono oramai noti. L’obiettivo era quello di costruire una raccolta dati “reale” per studiare i fenomeni e trovare una soluzione.
Tuttavia una volta analizzati i riscontri raccolti durante i diversi test andati in scena, la validazione della tanto agognata appendice aerodinamica non è arrivata. Parliamo di un processo ritardato per causa della quantità di gocce d’acqua all’interno del campo di flusso prodotto dalle vetture. Il principio è assai complesso e di conseguenza la sua amministrazione. Per di più, secondo quanto appreso dalla redazione di Formula Uno Analisi Tecnica, la volontà di ridurre la scia turbolenta tramite il nuovo corpo normativo ha addirittura peggiorato la gestione dello spray.
Tombazis è il capo delle vetture da un paio di annate. Responsabile tecnico del regolamento. Colui che lo scrive, in pratica. Ultimante l’ex ferrarista è stato intervistato a più riprese su diversi fronti. Uno di questi la spinosa questione Wet Weather Package. L’ingegnere di origini greche ha fatto il punto della situazione qualche giorno fa. Ha spiegato, Nicholas, che in questo momento si sta cercando di capire se gli spruzzi d’acqua siano generati dalla mera progettazione delle gomme o se, al contrario, le ragioni sono diverse e quindi risolvibili attraverso alcune modifiche alle vetture.
La sicurezza è sempre messa al primo posto in questo senso. Per tale ragione, benchè l’operazione sia tutt’altro che semplice, si tratterà di trovare una risposta definitiva ai quesiti irrisolti. Raccontandolo sostiene che scorgere e afferrare l’equilibrio corretto con il solo utilizzo della CFD non è possibile. Per questo le vetture di Formula Uno scenderanno ancora una volta in pista. Una delle soluzioni al vaglio che ancora una volta potrebbe essere considerata riguarda l’uso dei passaruota, specie se le gomme offerte da Pirelli si riveleranno ancora problematiche sotto questo aspetto.
Se così fosse l’idea è quella di tenere in conto una chiara opzione: rimandare al 2026 la soluzione senza “incolpare” il costruttore italiano, ovviamente. Se viceversa ci si renderà conto che i grattacapi nascono principalmente dalla configurazione delle vetture all’interno del corpo normativo, come per esempio telaio o diffusore, in automatico scatteranno ulteriori simulazioni sommate ai prove in pista. Si parla del prossimo aprire dove il team chiamato in causa risponde al nome di Ferrari. Uno studio delle cause finalizzato alla risoluzione dei problemi.
Come sempre in questi casi, resta da capire se alle tante parole spese al riguardo seguiranno i fatti. D’altra parte, senza sminuire minimamente il lavoro della Federazione Internazionale, i tecnici che lavorano all’interno delle scuderie sono senza dubbio più preparati. lo dimostrano ogni anno mettendo in difficoltà la FIA. Proprio per questo non sarebbe affatto una cattiva idea chiedere il loro aiuto, magari mettendo assieme una collaborazione più cospicua che possa rendere meno complicata la questione.
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: Scuderia Ferrari – FIA